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Nel 1968 il mondo intero fu travolto da unโincessante spinta libertaria: dagli studi di Piaget sulla psicologia infantile si passรฒ a don Milani e alla scuola di Barbiana; Mary Quant fece indossare a Leslie Hornby, diciassettenne parrucchiera di Blackheath, la prima minigonna della storia, i giovani si fecero crescere i capelli, impazzendo per il rock e la trasgressione. Tirรฒ un vento nuovo anche dallโOlanda, alimentato con forza dai tipici mulini, dove il movimento dei Provos (i โprovocatoriโ) diffuse la bicicletta insieme ad ideali eversivi, questa volta non dal punto di vista politico ma da quello del costume. Fuori lโanacronistico egoismo e spazio alla solidarietร , alla libertร di scelta individuale, alla libertร sessuale. Unโidea internazionale, internazionalista, policulturale e interclassista, un cocktail letale di componenti che si tradusse in una feroce critica della cultura borghese. La ricerca di miti e di ideologie funzionali alle problematiche del momento portรฒ con sรฉ lโinteresse per le rivoluzioni, la venerazione di personaggi come Marcuse e Marx, lโappoggio alle forze di liberazione dal colonialismo (che allora procedevano a vele spiegate).
Su tutti il Vietnam, che dopo aver sconfitto la Francia si prendeva il lusso di buttare a mare lโesercito degli USA e di creare allโinterno degli States un movimento di opposizione che saldava gli interessi dei giovani bianchi a quelli dei neri. Un movimento che culminรฒ nella rivolta dei campus e nel rifiuto a partire per il fronte. Ahi, Zio Sam. Nel frattempo, in Messico, prendeva il via lโedizione numero XIX dei Giochi Olimpici dellโera moderna. Come giร accaduto per Tokyo 1964, anche Cittร del Messico venne scelta in un Congresso del Cio svoltosi in Germania, a Baden Baden, nel 1963. La capitale messicana sbaragliรฒ la concorrenza delle piรน accreditate Buenos Aires e Detroit, e dopo alcune riserve avanzate in merito alle proibitive condizioni climatiche (prontamente fugate con lโovvia considerazione per cui โse qui, a 2280 metri sul livello del mare, milioni di persone ci vivono, allora poche migliaia ci possono gareggiareโ), il 12 ottobre si tenne la (sobria) cerimonia di inaugurazione.
La prima Olimpiade ospitata da una cittร latinoamericana ebbe comunque una connotazione politica che superรฒ drammaticamente quella sportiva, sia prima (con la strage di Tlatelolco, in cui persero la vita diverse centinaia di giovani messicani negli scontri a fuoco con lโesercito) che durante le gare, con protagonisti assoluti gli studenti messicani e gli atleti della rappresentativa statunitense, in modo particolare i neri dello sprint. Anche lo sport, al dunque, ebbe il suo Sessantotto.
Ancora una volta i Giochi furono lo specchio del mondo e riuscirono, tramite le storie di campioni e uomini straordinari, a regalare un motivo di speranza. Come quella di Vera Caslavaska, la pluridecorata ginnasta cecoslovacca che arrivava in Messico dopo un periodo molto particolare. Ad aprile aveva firmato la โLettera delle duemila paroleโ, il documento simbolo della sollevazione cecoslovacca contro la tirannia sovietica. Per sfuggire allโarresto dovette rifugiarsi sulle montagne, continuando imperterrita ad allenarsi usando gli alberi come attrezzi. Riuscรฌ, in extremis, ad ottenere un permesso dal governo per partire alla volta del Messico, dove vinse tutto: concorso generale, volteggio, corpo libero e parallele, cui si aggiunsero anche due argenti.
Come era facile immaginare, lโattenzione ricadde in modo particolare sullโatletica leggera. Lโimpresa storica, quella ai limiti del surreale, portรฒ la firma di Bob Beamon, nero statunitense, che con i suoi 8,90 nel salto in lungo si mise lโoro al collo ed entrรฒ dritto nella legenda. Il suo volo sfuggรฌ a molti dei presenti allo stadio, oscurati dallโandirivieni di atleti davanti alla pedana del miracolo. A quanto pare, poi, lโentitร biblica del salto sfuggรฌ anche al diretto interessato, che solo dopo aver tradotto i โmetriโ in โpolliciโ iniziรฒ a danzare come un matto.
Se i salti in piano, come quello di Beamon, e le prove di sprint furono avvantaggiate dallโaria rarefatta (nel salto triplo il romano Giuseppe Gentile, il sovietico Viktor Saneyev ed il brasiliano Nelson Prudencio si strapparono a ripetizione il record del mondo), lโeffetto contrario si ebbe nelle corse โlungheโ, fortemente condizionate dalla povertร di ossigeno. Fecero cosรฌ bottino pieno gli atleti nati e cresciuti in alta montagna, in primo luogo etiopi e kenyoti. I Giochi di Messico 1968 segnarono lโavvento dellโAfrica sulle scene massime dellโatletica leggera. Gli atleti africani vinsero tutte le gare del mezzofondo e del fondo, dai 1500 m alla maratona.
Fu perรฒ una data a restare impressa nella memoria di tutti. Il 16 ottobre 1968, in un pomeriggio caldo e nuvoloso, gli americani Tommie Smith e John Carlos (primo e terzo nella finale maschile dei 200 metri) svegliarono il mondo dai gradini di un podio olimpico, urlando in silenzio il loro basta alle politiche razziali e allโatteggiamento di unโAmerica che concedeva dignitร ai suoi atleti di colore solo in cambio di successi sportivi. Si presentarono alla premiazione senza scarpe, con calze nere, un braccio alzato al cielo e il pugno, sinistro quello di Smith e destro quello di Carlos, serrato in un guanto nero, tenendo la testa bassa durante lโinno, con gli occhi alla medaglia e non alla bandiera. Il pubblicรฒ fischiรฒ, applaudรฌ, pianse, strillรฒ. La reazione del CIO fu immediata. I due atleti furono sospesi dalla squadra americana ed espulsi dal villaggio olimpico. Stessa sorte toccรฒ allโaustraliano Peter Norman, argento in quella gara, che informato della protesta suggerรฌ ai suoi โfratelliโ di dividersi un guanto per uno e si appuntรฒ sul petto la spilla del โProgetto Olimpico per i diritti umaniโ. Dopo di loro, lo sport non sarebbe stato piรน lo stesso.
A Cittร del Messico iniziรฒ una nuova era anche per il salto in alto. Ad aprirla ci pensรฒ un giovane americano, Dick Fosbury, che mise sottosopra la tecnica usata fino a quel momento. Fosbury scavalcรฒ lโasta di schiena, anzichรฉ centralmente come fatto da tutti e la sua invenzione sembrรฒ funzionare alla grande, richiamando lโattenzione di tutti. 2 metri e 24, lโoro, e la consapevolezza di aver aperto un varco verso il futuro.
Anche la boxe lanciรฒ qui un grande massimo, George Foreman, che farร la storia da professionista, sarร piรน volte campione del mondo e desterร scalpore per i suoi combattimenti in tardissima etร .
Dalla piscina emersero le prime bracciate dello spavaldo Mark Spitz, un americano arrivato in Messico fra record e grandi proclami ma che alla fine vinse solo nelle staffette, avendo comunque modo di rifarsi piรน avanti. Il doppio oro nei 100 e 200 m stile libero andรฒ allโaustraliano Wenden.
Si violรฒ, per la prima volta, il tabรน doping. Ad essere pizzicato e per un motivo banalissimo fu lo svedese Liljenwall, specialista nel pentathlon. Un drink di troppo fece scattare un tasso alcolico sopra soglia, la squalifica fu immediata e senza alcuna possibilitร di appello.
La spedizione azzurra dovette accontentarsi di uno dei forzieri piรน miseri della storia olimpica, con solo 3 ori, 4 argenti e 9 bronzi. Le vittorie, perรฒ, furono nobilissime, in specialitร classiche e tipiche della tradizione italiana (canottaggio, ciclismo e tuffi). Nessun oro, invece, nella scherma, dove i nostri, se non vincono, rischiano di deludere. E cosรฌ fu.
Nonostante tutto i Giochi si chiusero con spettatori ed atleti al centro dello stadio Olimpico per ballare e cantare insieme. Un segnale era stato lanciato, ma per coglierne i frutti si sarebbe dovuto attendere ancora un poโ.