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Francesco Invernizio: “Il mio sogno è diventare campione italiano”

Francesco Invernizio - Foto profilo ufficiale FB

“Sino a quando il cuore batte io combatto” No, non è la solita frase banale perché a dirla è Francesco Invernizio, Vittoria classe 1991, pugile professionista (pesi leggeri) che per raggiungere i suoi sogni fa una vita diverse dalle altre. Le sue parole d’ordine sono passione e volontà e non sono dette a caso. Francesco si alza presto ogni mattina, va a lavorare nell’impresa edile del padre e poi si può dedicare alla sua più grande passione, quella che gli accelera i battiti del cuore e che gli regala emozioni diverse. La sua storia è d’esempio per molti ragazzi, ma lui odia essere al centro dell’attenzione, non vuole apparire. Ma continua a lottare, come farà questa sera nel match tra pesi leggeri contro Carel Sandon in quel di Nettuno. Francesco per l’occasione si è concesso ai microfoni di Sportface.it.

Quando e come è scattata in te la scintilla della boxe?

E’ nata in me inaspettatamente, io non ero appassionato di sport di combattimento. Anzi ero totalmente privo di passioni, avevo provato a fare calcio, piscina, ma niente mi aveva appassionato. Ero il classico ragazzo che pensava solo a divertirsi, ma all’età di 17 anni sono entrato in una palestra di kick-boxing a Vittoria, mi allenavo due volte a settimane e mi piaceva. Poi ho incontrato il mio attuale allenatore, ha visto in me delle potenzialità che io non ero consapevole di avere e mi ha invitato a Ragusa a praticare pugilato tutti i giorni. Dopo un paio di mesi ho disputato il mio incontro da dilettante, è andato un disastro, ma da quel giorno è nata la mia vera passione. Nel giro di un anno e mezzo sono riuscito a passare professionista.

Con tutti i sacrifici che comporta visto che lavori 9 ore al giorno…

Si, io lavoro nell’impresa edile di mio padre, è un lavoro abbastanza faticoso che mi porta via tante energie. Vado all’allenamento con la metà delle mie forze.

Per tutto quello che abbiamo detto, si può dire che la passione e la forza di volontà sono i tuoi punti di forza?

Si, esatto. Sino ad ora la mia passione è superiore a tutto. Sino a quando il cuore batte io combatto.

Passiamo al match di domenica 28 dove affronti a Nettuno Carel Sandon in una sorta di semifinale dei pesi leggeri.

Non do’ molto peso a questa cosa della semifinale, per me è un match contro Carel Sandon. Penso solo a metterci il cuore e la vita su quel ring cercando di dare il meglio come sempre. So a cosa vado incontro: è un grande pugile, ma per migliorarsi bisogna combattere contro i più bravi.

Questa è una bella vetrina per mettersi in mostra…

Si, è una bella vetrina visto che a Roma ci sono tante persone importanti che ti guardano. Cercherò di sfruttare l’occasione visto che io abito in un posto non molto considerato, come a Torino quando ho incontrato il grande Marco Siciliano. Anche se ho perso sono riuscito a farmi conoscere in maniera positiva. Il mio obiettivo principale, al di là del verdetto, è andare a fare bella figura. Ovviamente vincere sarebbe il massimo, ma l’importante è uscire a testa alta.

Cosa pensi di avere in più degli altri pugili?

Penso di avere un po’ di più volontà perché il lavoro che faccio io accoppiato poi al pugilato non è da tutti. Io mi alzo ogni giorno alle 6 del mattino, finisco di lavorare alle 17 e subito corro in palestra. Posso dire di non avere vita sociale quando mi preparo per gli incontri perché quando esco dalla palestra torno a casa per dormire e per recuperare le forze. Non so se tutti farebbero la stessa vita che faccio io. Ma sin quando c’è la volontà, la passione e l’amore per questo sport vado avanti.

Qual è il tuo più grande sogno?

Io vorrei diventare il campione d’Italia dei pesi leggeri. Almeno voglio arrivare a giocarmi il match da sfidante, sarebbe già fantastico. Quale pugile non avrebbe questo sogno?

L’atleta a cui ti ispiri di più?

Il mio idolo è Arturo Gatti. Passo ore intere a guardare i suoi video e mentre li guardo sogno ad occhi aperti. Aveva un cuore enorme, anche quando perdeva non si abbatteva mai, andava giù e si rialzava sempre. Forse è proprio per questo che mi piace così tanto.

Oltre a dedicarti alla boxe hai altri hobby?

Quando non mi preparo per i match mi dedico al podismo. Vado a correre con un gruppo di podisti di Vittoria, due-tre volte a settimana 10-12 km. Ho fatto anche qualche gara podistica e non mi dispiace, anche perché mi favorisce nel pugilato.

Immagino che tu abbia delle persone fondamentali che ti stanno accanto e che ti supportano, se puoi dirci chi sono e quanto influiscono nella tua vita.

I miei fans sfegatati sono mia sorella Jessica e mio fratello Antonio: loro sono i numeri uno. I miei genitori non amano vedere il proprio figlio all’interno del ring, sono contenti dei risultati, però se smettessi non gli dispiacerebbe la cosa. Poi ci sono i miei amici, verranno anche a Roma a vedere l’incontro. Poi devo ringraziare anche Federico Falzone e Milos Greco Chiavacci che sarebbe l’autore del marchio “Matador”. Entrambi mi stanno aiutando davvero tanto.

Se ti dovessi descrivere con un solo aggettivo, quale useresti?

Sono una persona volenterosa. Non ho niente più degli altri, metto solo tutta la mia passione e la mia volontà nelle cose che faccio. Questo fa la differenza.

Dopo l’incontro con Sandon che programmi hai?

Voglio prendermi due settimane di riposo. Mi dedico alle persone che mi vogliono bene e soprattutto voglio dedicarmi al mio lavoro. E non nego che ho voglia di divertirmi. Poi al di là del verdetto tornerò in palestra con più voglia di prima, bisogna prepararsi per il prossimo obiettivo che al momento è sconosciuto.

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