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Kobe Bryant ha scritto l’ultima pagina della sua leggenda. Ha fatto quello che tutti si aspettavano, ha dato tutto quello che gli era rimasto, ha semplicemente lasciato un segno indelebile nella storia del basket. Ieri, come oggi, l’ha vinta con le sue mani. L’ultima, allo Staples Center, si gioca contro gli Utah Jazz. I mormoni, tagliati fuori dai playoff a causa della vittoria degli Houston Rockets, fanno la loro partita e a fine primo tempo si ritrovano avanti di 15. Un Kobe partito male, che sbaglia 4 tiri ad inizio partita, chiude alla sirena lunga con 22 punti (7/20 dal campo), ma poi reagisce. Negli ultimi 12′ prende fuoco, segna 23 punti, mette la tripla del sorpasso a 31” dalla fine e, con 15” da giocare, va in lunetta e mette a segno il punto numero 60 della sua partita. 22/50 dal campo, vittoria dei Los Angeles Lakers, la storia è scritta. Il lungo saluto dell’Arena ad uno dei giocatori più vincenti, significativi e talentuosi dell’intero sport mondiale che lascia tra le lacrime e gli applausi. Si chiude un’era, ma se ne apre un’altra.
Perché alla stessa ora, ma ad Oakland, si scrive un’altra storia. Quel ragazzo col #30 sulle spalle, Stephen Curry, si inventa una prestazione fuori dal normale, fa 46 punti, domina dall’inizio alla fine e regala ai suoi Golden State Warriors l’accesso eterno nell’Olimpo. Vittoria numero 73 in stagione, vittoria che vuol dire record, vittoria che vuol dire sorpasso sui Chicago Bulls 95/96, vittoria che vuol dire tanto dal punto di vista motivazionale e storico. Steph si concede anche il lusso di sfondare il muro delle 400 triple in stagione, un record che difficilmente potrà essere avvicinato di nuovo. Forse.
Il suicidio dei Miami Heat, la vittoria senza valore dei Boston Celtics, il passo falso degli Atlanta Hawks, il faticoso successo degli Charlotte Hornets. Ad est sono ben quattro le squadre a chiudere con un record di 48 vittorie e 34 sconfitte. Gli uomini di Erik Spoelstra, malgrado i 24 punti di vantaggio e la sconfitta finale, riescono a centrare il terzo posto per il fattore scontri diretti ai danni di Hawks, Celtics e Hornets, rispettivamente quarti, quinti e sesti. Tutto facile per gli Houston Rockets, che strappano l’ultimo posto per i playoff grazie ad una vittoria agevole ai danni dei Sacramento Kings. Sono 38 i punti di uno scatenato James Harden.
I San Antonio Spurs – privi di Aldridge, Leonard, Parker, Ginobili, Duncan e West – recuperano uno svantaggio di 18 punti ai Dallas Mavericks e infliggono alla squadra di Dirk Nowitzki una sconfitta pesante (ma indolore). Appaiati a 42-40 con i Memphis Grizzlies, i Mavs chiudono al sesto posto grazie agli scontri diretti ed evitano proprio il primo turno playoff contro i cugini. Antipasto tra i Detroit Pistons e i Cleveland Cavaliers, che si ritroveranno tra pochi giorni, con la vittoria agli overtime degli uomini di Steve Van Gundy. Facile vittoria infine per gli Indiana Pacers.
I RISULTATI DELLA NOTTE
Golden State Warriors – Memphis Grizzlies 125-104
Los Angeles Lakers – Utah Jazz 101-98
Boston Celtics – Miami Heat 98-88
Charlotte Hornets – Orlando Magic 117-103
Washington Wizards – Atlanta Hawks 109-98
Houston Rockets – Sacramento Kings 116-81
Chicago Bulls – Philadelphia 76ers 115-105
Brooklyn Nets – Toronto Raptors 96-103
Dallas Mavericks – San Antonio Spurs 91-96
Cleveland Cavaliers – Detroit Pistons 110-112 OT
Milwaukee Bucks – Indiana Pacers 92-97
Phoenix Suns – Los Angeles Clippers 112-105
Minnesota Timberwolves – New Orleans Pelicans 144-109
Portland Trail Blazers – Denver Nuggets 107-99
Le 16 qualificate ai playoff NBA
EAST CONFERENCE
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