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“Ritiro dopo le Olimpiadi invernali di Pechino 2022? Non voglio pensarci, altrimenti mi concentro solo su quello. Faccio finta di dover continuare altri 20 anni, perché è una scelta importante e poi la vita cambia completamente”. Così Dorothea Wierer, intervenuta al festival dello Sport di Trento. La campionessa di biathlon, sulla possibilità di arrivare fino a disputare le Olimpiadi “di casa” di Milano e Cortina 2026, aggiunge: “Difficile dire se l’avanzare dell’età ti aiuta. Non lo so se sto calando, magari ti senti benissimo ma gli altri vanno più forte. Già io stessa a 25 anni mi chiedevo: ‘Come fanno le trentenni a correre così?'”. Sulle aspettative a livello ambientale per Pechino: “Mi aspetto la stessa cosa di Pyeongchang, dove non sentivi lo spirito olimpico, anche se resta il ricordo della medaglia. A Sochi invece era stato molto bello, sia come ambientazione che come calore del pubblico”.
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Wierer ha poi sottolineato a più riprese la crescita del movimento, in Italia. A tal proposito, ripercorre anche i suoi inizi di carriera: “L’anno di Sochi ho iniziato ad allenarmi molto bene. Prima ero un po’ tra le nuvole. È diventata la mia professione quando sono entrata nella Fiamme Gialle. Da lì poi ho capito che avrei potuto diventare qualcuno. Quando ero giovane il biathlon non era considerato e sembrava impossibile vincere qualcosa, vedendo anche le altre Nazioni, che avevano tanti atleti che vincevano tanto. Dopo le prime medaglie, abbiamo capito che forse avremmo avuto qualche chance anche noi. La medaglia di Sochi ha dato una grande mano al movimento”.
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