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Doping, Magnini si sfoga: “Non sono delinquente ma mi hanno trattato come tale”

Filippo Magnini - Foto Sportface.it

Non sono un pedofilo né un delinquente, ma mi hanno trattato come tale“. Filippo Magnini si sfoga e racconta la verità dopo la sentenza del Tribunale Nazionale Antidoping 2 che ha confermato la squalifica per 4 anni dalle competizioni. La giustizia sportiva ha ritenuto il nuotatore pesarese responsabile di aver tentato di utilizzare sostanze dopanti. Con la squalifica in primo grado decisa il 6 novembre 2018, il collegio di secondo grado ha infatti confermato lo stop quadriennale con il procedimento iniziato nel maggio 2017. “Da allora fatico a dormire. Sono stati i due anni più brutti della mia vita. Soffro io e soffre la mia famiglia – ha sottolineato Magnini in conferenza – Da troppo tempo ormai mi sento un appestato, tengo gli occhi bassi, quando mi chiedono di posare per una fotografia penso che non abbiano saputo cosa mi è successo. So di non avere fatto nulla di male, non merito tutto questo e sono qui per dimostrarlo“.

Magnini inoltre accusa la procura sportiva di aver fatto pressioni sui testimoni: “Hanno suggerito loro di accusarmi, utilizzando a questo scopo anche un documento falso“. E dopo aver esternato questa sua perplessità, il nuotatore azzurro ha mostrato le confezioni di integratori che avrebbe assunto durante quel periodo in cui la procura sostiene che abbia cercato di assumere potenziatori proibiti della somatotropina, ormone GH, con l’aiuto del medico Guido Porcellini (poi squalificato per 30 anni). Interessante, inoltre, il passaggio su Federica Pellegrini: “Il suo ruolo è poco chiaro – ha dichiarato Magnini – Dal momento che la procura non ha nemmeno ritenuto di raccogliere ufficialmente la sua versione e non sappiamo se lo abbia fatto informalmente“. Poi sul procedimento: “La procura ordinaria di Pesaro in sede penale ha aperto un procedimento, senza ravvisare da parte mia alcuna violazione i pubblici ministeri hanno ascoltato quello che dicevo e mi hanno pedinato per otto mesi, concludendo che non avevo fatto niente di niente. Non si capisce come la giustizia sportiva, partendo dagli stessi dati, possa essere arrivata a conclusioni tanto diverse“.

Ma per il nuotatore azzurro c’è ancora la speranza di ribaltare il verdetto di appello con un eventuale ricorso al Tas di Losanna: “Non smetto di lottare, mi sto informando sulla possibilità di andare davanti al Tas, andremo fino in fondo. Forse proprio il mio ruolo contro il doping ha dato fastidio a qualcuno – ha dichiarato Magnini – i giudici sportivi mi hanno allontanato dal nuoto, che è il mio mondo, in base a supposizioni, senza tenere conto dei fatti. Nuotatori di tutto il mondo mi hanno espresso solidarietà. Chi non lo ha fatto è Federnuoto, e questo mi fa male“.

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