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INTERVISTA – Paolo Zanatta: “Il 2° posto a Treviso vale una vittoria. Lo dedico a papà”

Paolo Zanatta alla mezza maratona di Treviso 2017

Nell’ultimo tratto di gara, vedendo tutte quelle persone, amici e conoscenti che mi incitavano e scandivano il mio nome, ho provato emozioni fortissime, mi sono battuto più volte la mano sul cuore per ringraziare tutti, per me è stato come vincere”. Tradisce ancora un filo di emozione la voce di Paolo Zanatta, 35enne trevigiano di Volpago di Montello, tesserato per le Fiamme Oro, mentre racconta il secondo posto ottenuto domenica scorsa alla quarta edizione della mezza maratona di Treviso, alle spalle del compagno di squadra Pietro Riva. La gara è infatti arrivata al termine di una settimana emotivamente difficile, segnata dalla perdita del papà: Paolo ha voluto correre ugualmente, con il segno del lutto sulla divisa da gara, anche per onorare la memoria del genitore che lo ha spronato nel corso di tutta la sua carriera.

Paolo, forse è banale dirlo, ma domenica 8 ottobre 2017 rimarrà sempre per te un giorno speciale, vero?
“Sì, certamente, sia dal punto di vista personale che da quello agonistico. Con mio papà avevo parlato più volte della possibilità di correre la mezza maratona di Treviso; tra l’altro il tracciato di gara è stato studiato da Salvatore Bettiol, ex-campione azzurro, che è un mio compaesano, per cui ci tenevo moltissimo a fare bella figura”.

Dal punto di vista tecnico che gara è stata?
“Impegnativa. Il percorso è molto veloce nel tratto iniziale, poi nella seconda parte, quando le gambe iniziano fisiologicamente ad essere più stanche, si passa su un tratto di “restera” (strada sterrata, ndr) fino al rientro nel centro di Treviso, con i sampietrini sull’asfalto e tanti cambi di direzione. Non abbiamo proprio avuto il tempo di annoiarci”.

Ti sei confrontato con Pietro Riva prima della partenza?
“Sì, ci siamo parlati. Pietro mi ha manifestato il suo obiettivo di correre sotto 1h05’. Sapevo che quello per me era probabilmente un tempo troppo impegnativo, per cui ho cercato di gestirmi al meglio. In pratica ho corso in solitudine per gran parte della gara. Pietro e il keniano Kipkoech hanno fatto subito il ritmo: io ho cercato di essere regolare, di tenerli come punti di riferimento nel mio campo visivo. Intorno al 16° km ho capito che Kipkoech stava andando in difficoltà, l’ho raggiunto e superato”.

A quel punto che cosa è successo?
“Mi sono ‘gasato’, stavo bene, le gambe giravano a meraviglia e ho capito che potevo costruire la mia impresa. Ho preso un po’ di vantaggio e conservato il secondo posto fino alla fine. Il crono di 1h06’06’’ rappresenta anche il mio primato personale sulla distanza. Non potevo fare una dedica migliore a mio papà”.

Adesso, dopo questa domenica a tinte forti, come procederà la stagione?
“La condizione è buona, quindi sfrutterò quest’ultima parte di stagione per fare i cross valevoli per le selezioni per i campionati europei di specialità. Voglio gareggiare con la mente libera, convinto di potermi togliere altre soddisfazioni”.

E il prossimo anno?
“Vedremo. Lascerò certamente le Fiamme Oro, come mi è stato comunicato, per raggiunti limiti di età agonistica. Sto valutando le proposte di diverse società sportive: non appena avrò deciso, programmerò la nuova stagione di allenamenti e gare insieme al mio allenatore Matteo Grosso”.

A proposito di allenamenti, quanto si allena un runner di professione?
“Al momento faccio 10 allenamenti a settimana, con 3 giorni di doppia seduta. In totale circa 150km settimanali, che si riducono a 100 in prossimità delle gare, quindi nella fase di scarico. Dal prossimo anno, uscendo dal gruppo sportivo delle Fiamme Oro, concilierò gli allenamenti con il lavoro e dovrò aggiustarmi per incastrare bene gli orari, come peraltro fa la gran parte degli appassionati del nostro sport”.

Correre sta diventando una moda. Cosa ti senti di consigliare ai tanti che si sono avvicinati da poco al running?
“Innanzitutto è fondamentale correre solo dopo una adeguata visita medica per l’idoneità sportiva. In secondo luogo, occorre valutare bene il tipo di calzatura adatta alla propria struttura fisica e alle esigenze di allenamento: ho visto podisti correre con scarpe del tutto inadatte, aumentando così il rischio di infortunio. Inoltre, nei limiti del possibile, bisognerebbe evitare di seguire tabelle di allenamento generiche. Per chi corre spesso, con l’ambizione di migliorare i propri tempi, è opportuno fare riferimento a un allenatore in grado di valutare ciascuna situazione e costruire gradualmente la struttura atletica del podista”.

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