Diana Bacosi - Foto Sportface
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Road to Tokyo 2020, Diana Bacosi: “Posso ancora dare tanto, voglio meritare una medaglia”

La prima puntata di ‘Road to Tokyo 2020’, curata dalla redazione di Sportface.it, è dedicata a Diana Bacosi, oro olimpico nello skeet a Rio 2016. Nata a Città della Pieve il 13 luglio del 1983, Diana ha conquistato tre medaglie ai Mondiali (due ori e un argento), nove agli Europei (quattro ori, quattro argenti e un bronzo) ed ha ottenuto per l’Italia la Carta Olimpica in vista dei Giochi di Tokyo. Abbiamo seguito un allenamento al Tiro a Volo Bottaccia e ci siamo fatti raccontare la sua marcia di avvicinamento alla difesa del titolo.

Molti si chiedono quale sia la “giornata tipo” di un’atleta del tuo livello, ce la vuoi raccontare?
Le mie giornate iniziano circa alle 06.15 del mattino. Preparo tutte le cose per me e mio figlio Mattia, lo accompagno a scuola e corro sul campo di allenamento. Verso le 08.30 sono già in pedana in compagnia del mio istruttore Celso Giardini e cominciamo la sessione. Siamo soliti organizzarci e variare le modalità in base al periodo dell’anno e all’avvicinarsi della competizione, anche se in media non si spara mai meno di quattro ore. Nonostante tutto ho modo di dedicare del tempo anche alla vita familiare, in particolare modo la sera”.

Com’è nata la tua passione per il tiro a volo?
“La passione per quanto fantastico sport è un vero e proprio affare di famiglia. Mio padre, così come mio nonno ed il mio bisnonno hanno praticato il tiro al piattello ed il tiro al piccione, in un ambiente simile era impossibile non restare coinvolta. Ho masticato presto la vita all’aria aperta con i cani ed il fucile, ora eccomi qui”.

Quanti e quali i sono i sacrifici da fare per arrivare ad ottenere i tuoi risultati?
“I sacrifici non sono solo miei ma anche dei miei genitori, che quando sono fuori mi aiutano moltissimo con tutte le faccende di casa. Partono dalla Toscana e vengono qui per aiutarmi come possono, facendomi sentire sempre tranquilla. Anche mio marito svolge un ruolo fondamentale nella mia quotidianità; apprezzo tanto il fatto che abbia sacrificato la sua carriera militare per far sì che i miei sogni si avverassero, senza di lui tutto questo non sarebbe mai successo”.

Siamo ormai agli sgoccioli di questa stagione. A breve entreremo nell’anno olimpico, cosa ti aspetti dal 2020?
“Mi aspetto grandi cose perché so che ancora posso dare tantissimo a questo sport. Posso vincere ancora tante medaglie e ci tengo tantissimo a ripetermi ai Giochi Olimpici di Tokyo. Farò il possibile affinché accada”.

Facciamo un passo indietro ai Giochi Olimpici di Rio 2016, dove ti sei aggiudicata la medaglia d’oro battendo in finale la tua amica Chiara Cainero. Cosa hai provato in quel momento?
“Rio è stata un’emozione continua. Ho un bellissimo ricordo sebbene l’avvicinamento non sia stato affatto semplice. Dentro di me sapevo di meritare di essere lì anche se era difficile convivere con l’idea di allontanarmi da casa e dagli affetti. Sono riuscita a restare tranquilla, a reggere la pressione e a salire in pedana con l’obiettivo di dare il massimo. Ho passato tantissime ore al Villaggio Olimpico chiusa in camera, nel tentativo di ricreare l’ambiente sereno che vivo durante gli allenamenti , costruendomi una sorta di bolla anche al momento della gara. Per fortuna è andata alla grande”.

Che “rapporto” hai con il tuo fucile?
“Non è assolutamente un semplice mezzo per un fine, anzi. Dal primo momento che l’ho tenuto tra le mie mani ho deciso di chiamarlo Charlie ed è divenuto una sorta di prolungamento del mio braccio. Quando lo stringo fa parte di me e così sarà per sempre”.

C’è qualche personaggio a cui ti ispiri?
“Assolutamente si. Francesco Totti è una persona fantastica, è un onore ispirarmi a lui. Ho avuto la fortuna di poterlo conoscere di persona e questo non ha fatto che confermare la grande stima che provo da sempre nei suoi confronti”.

Sei già pronta a progettare un nuovo quadriennio olimpico con vista su Parigi 2024?
“Onestamente ancora non ci penso perché è un progetto a lunga distanza. Preferisco lavorare step by step, anche se inevitabilmente un occhio su Parigi già c’è. Questo sport è meraviglioso, aiuta a credere in noi stessi e nelle nostre potenzialità. L’importante è restare umili”.

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