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L’acqua scivola a piccoli rivoli dai capelli, prima sul collo poi dalle spalle corre giù fino alle mani. Uno, due, tre. Le punte dei piedi danzano, il trampolino oscilla, l’acqua si apre in una piccola corona di schizzi che incorniciano l’ultimo tuffo. Uno sguardo furtivo al tabellone, anche se il sorriso disteso tradisce la consapevolezza di essere la nuova campionessa europea di tuffi da 1 metro.
Elena Bertocchi è una ragazza di 22 anni dalla risata solare e contagiosa, che vive la sua splendida età portando a passeggio il cane, studiando all’università e ballando Reggaeton il venerdì sera con le amiche. Scorci di una normale vita da ventenne, se non fosse che Elena, per lavoro e per passione, si tuffa dal trampolino da quando aveva 5 anni, continuando a mangiare biscotti al cioccolato prima di ogni gara importante.
Non ha paura di nascondere i suoi problemi con il trampolino da 3 metri, specialità olimpica con cui deve ancora trovare il giusto feeling. Ma è dall’altezza di 1 metro che Elena esprime al meglio le sue doti: nel 2015, alla sua prima finale internazionale agli Europei di Rostock, si è seduta ai piedi di un podio che vedeva trionfare una certa Tania Cagnotto. Era solo questione di tempo per vederla ai vertici della specialità: l’anno successivo a Londra Elena conquista il suo primo argento europeo proprio alle spalle dell’ex tuffatrice bolzanina.
È da poco tornata a casa con al collo le due medaglie d’oro vinte agli Europei di Kiev: quella nella prova individuale dal metro e l’altra in coppia con Maicol Verzotto nel sincro misto da 3 metri. I Mondiali di Budapest sono ormai alle porte ma lei riesce a ritagliare del tempo per noi tra un allenamento e l’altro alla Società Canottieri di Milano, città dove è nata e cresciuta.
Elena, intanto complimenti per la vittoria nel trampolino da 1m e per lo storico oro in coppia con Maicol Verzotto nel sincro misto da 3m agli Europei di Kiev. Penso che sebbene ci si prepari per tutto l’anno, questi risultati siano sempre una sorpresa per voi, no?
“Sì, in effetti non mi aspettavo assolutamente di riuscire a vincere nella gara del sincro misto da 3m, è stata davvero una bella sorpresa. Sapevo che potevamo andare a medaglia tranquillamente, ma addirittura l’oro… non riuscivo a crederci! (Ride) Infatti ci ho messo qualche giorno a realizzare che avevamo vinto per davvero. Sono molto soddisfatta della settimana trascorsa a Kiev, diciamo che alla vigilia speravo in una medaglia nel trampolino da 1 metro, ma non mi sarei mai aspettata di tornare a casa con due ori al collo”.
Dopo la gara dai 3m, che non è andata come speravi, sei riuscita a mantenere la concentrazione necessaria per affrontare il giorno dopo quella dal metro. Come si fa a cancellare una delusione e voltare pagina?
“Sinceramente gli obiettivi che mi ero prefissata prima di partire per Kiev erano: 1) riuscire a prendere una medaglia dal trampolino di 1 metro; 2) entrare in finale dal trampolino di 3 metri. Ci sono rimasta davvero molto male dopo la finale da 3 metri, perché sono stata ingenua io a non averci creduto fino alla fine, ho raggiunto l’obiettivo di entrare in finale e poi… non sono riuscita a rimanere concentrata, la medaglia era ampiamente alla mia portata, ma semplicemente non lo credevo possibile. Mi ero fissata con l’idea che ok ero arrivata in finale ma che la medaglia non fosse cosa per me, mentre invece si è rivelata una finale molto abbordabile. Storia completamente diversa per il trampolino da 1 metro, ero perfettamente consapevole di potercela fare e la mattina della gara appena mi sono svegliata ho pensato: “Ok, oggi non ce n’è per nessuno!” Purtroppo, o per fortuna, io sono fatta così: se vedo l’obiettivo davanti a me lo raggiungo, se al contrario non lo vedo chiaro e nitido, non lo conquisto”.
Tu e Maicol avete vinto un oro storico per l’Italia nel sincro misto da 3m. Che effetto ti fa essere la “prima” nella storia del tuo sport? E come si fa a costruire il giusto feeling con una persona che vive e si allena in una città diversa dalla tua?
“Sono molto, molto onorata di aver vinto la prima medaglia d’oro nel sincro misto e sono davvero contenta di averlo fatto assieme a Maicol. È da settembre che noi due organizziamo allenamenti collegiali insieme, alternandoci un po’ a Roma e un po’ a Bolzano. Fin da subito ci siamo trovati bene insieme e siamo arrivati a Kiev già con una discreta esperienza in campo internazionale, avendo partecipato a due tappe delle World Series, una in Russia a Kazan e l’altra in Canada a Windsor, e in campo nazionale, vincendo un mese fa a Torino le qualificazioni per gli Europei e i Mondiali”.
Da due anni ti esprimi con una regolarità impressionante nel trampolino da 1m, da quando nel 2015 hai sfiorato il podio a Rostock. In questi anni hai avuto Tania Cagnotto come riferimento da porti e poi superare. Ora che sei davanti tu, com’è partire per ultima in finale e avere come riferimento solo te stessa?
“Partire per ultimi in finale vuol dire aver vinto l’eliminatoria la mattina, quindi comunque aver dentro di te la consapevolezza che la medaglia è alla tua portata. A Kiev non mi è pesato psicologicamente partire per ultima, anzi, forse proprio per questo motivo la gara è andata così bene. Vedendo le altre atlete prima di me che si tuffavano molto bene mi veniva voglia di tuffarmi ancora meglio e dimostrare che la migliore ero io”.
A febbraio hai infranto il fatidico muro dei 300 punti nel trampolino da 3m all’Open di Berlino. Avere dei limiti da scavalcare è fondamentale, mentre adesso la difficoltà sta forse nel mantenere costantemente il livello alto, come sei riuscita a fare dal metro. Come stai lavorando per tenerti oltre la soglia dei 300 punti?
“Per adesso sto lavorando soprattutto per trovare in me stessa serenità e tranquillità. Lo dico sinceramente, fino all’anno scorso mi pesava tantissimo tuffarmi dal trampolino di 3 metri, ogni giorno era per me un incubo vissuto tra paura e dolori. Ma adesso io e il mio allenatore Dario Scola stiamo cercando di cambiare le cose, stiamo lavorando insieme sulla qualità dei singoli tuffi, piuttosto che sulla quantità. Poi pian piano quando l’insicurezza se ne sarà andata via, lavoreremo anche sulla quantità. Ma procediamo un passo alla volta”.
Qualche giorno fa si è festeggiato l’Olympic Day, tu a Rio non ci sei potuta andare per via di un infortunio, ma cosa vogliono dire per te le Olimpiadi?
“Cosa posso dire? E’ il mio sogno. Punto”.
Ci racconti una tua giornata tipo di allenamenti?
“Mi alleno tutti i giorni, tranne la domenica. In inverno mi sveglio la mattina presto, faccio colazione, mi preparo e vado in piscina alla Canottieri Milano, dove faccio due ore di allenamento. Poi torno a casa, mangio, esco di nuovo e vado subito ad allenarmi alla piscina Cozzi, dove faccio altre due ore di allenamento. In estate invece mi alleno tutto il giorno alla Canottieri Milano, dove la mattina abbiamo spazio acqua dalle 11:30 fino alle 13 e il pomeriggio dalle 14:30 fino alle 17:00”.
Tra poco ci saranno i Mondiali a Budapest, meno di un mese di distanza per staccare dagli Europei. Manterrai lo stesso programma di allenamenti?
“Sì, sempre undici allenamenti a settimana, mattina e pomeriggio da lunedì a venerdì e sabato solo la mattina”.
Cosa ti piace fare nei momenti in cui non sei in piscina?
“Di giorno, quando non mi alleno, mi piace portare la mia cucciola di Golden Retriever Chloè al parco o al lago, soprattutto quando fa caldo come in questo periodo. Invece il venerdì sera mi piace andare a ballare Reggaeton!” (Lo dice con una certa soddisfazione)
Hai un rituale pre gara o fai qualcosa di particolare il giorno prima di una gara?
“Non lo definirei proprio un rituale ma di solito qualche minuto prima della gara mi mangio gli Oro Ciok Saiwa al cioccolato fondente!”
Qual è il tuo primo ricordo in acqua? So che avevi cominciato con il nuoto, poi un lungimirante istruttore ti ha indirizzata verso i tuffi. Cosa ricordi dei tuoi primi tuffi?
“Mi sono affacciata al mondo dei tuffi quasi per caso all’età di 5 anni. Frequentavo un corso di nuoto e alla fine di ogni allenamento ci facevano saltare dentro un salvagente ed io ero l’unica che riusciva, senza alcuna paura, a saltare ogni volta più in alto. Insomma, già all’età di 5 anni dimostravo capacità nell’ambito dei tuffi… (ride) ma non nel nuoto!! Così il mio allenatore di nuoto mi ha preso per mano e siamo andati verso lo spazio d’acqua dedicato ai tuffi… da quel momento in poi non ho più seguito una lezione di nuoto”.
L’Italia ha una grandissima tradizione di tuffatori, ma non le strutture adeguate per mantenerla e svilupparla. Tu vieni da una grande città, Milano, che stranamente è sprovvista di grandi centri dove allenarsi. Secondo te da cosa dipende questo?
“Non saprei davvero, ogni volta che mi alleno a Milano mi scende quasi una lacrimuccia. Vorrei davvero che qualcuno di importante ai piani alti guardasse giù e ci regalasse una palestra nuova. Se vogliamo davvero dare visibilità agli sport minori, bisogna fare qualcosa, ripartire dalle basi e iniziare a investire maggiori risorse, pensando soprattutto alle generazioni future che si avvicineranno a questo sport. Ad esempio, io non ho uno sponsor che mi sostiene economicamente durante l’anno e mi farebbe piacere trovarne uno per settembre. Ora ho solo lo sponsor tecnico, che mi fornisce gli indumenti, ma mi farebbe comodo avere anche un aiuto in più. Spero che qualcuno prima o poi accolga questo mio appello”.
Sei iscritta a Scienze Motorie, come riesci a conciliare sessioni di esami, allenamenti e gare?
“Sì, io sono iscritta alla facoltà di Scienze Motorie Online, all’università Pegaso. Purtroppo essendo sempre via per gare o allenamenti è difficile conciliare tutte queste cose, infatti quest’anno sono riuscita a dare solo un esame. Però ho voluto iscrivermi all’università per continuare a studiare e ritrovarmi, una volta finito con i tuffi, con una laurea in mano”.
Tu ti sei diplomata al Liceo Scientifico. Quest’anno la seconda prova di maturità chiedeva di calcolare la pendenza necessaria a una pedana per far funzionare una bicicletta con ruote quadrate. A parte la bizzarria del quesito, saresti stata in grado di risolverlo?
(Scoppia a ridere) “Non parlatemi di matematica, grazie!! Faccio un grandissimo in bocca al lupo a tutti i maturandi, ma io sono felice di aver fatto la maturità 4 anni fa, ora non voglio più saperne!!” (continua a ridere…)