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Tra pistole, cravatte e un 13 scaramantico Giovanni Malagò sogna Roma 2024

Giovanni Malagò - Foto Fisi/Pentaphoto

Un diploma a pieni voti, l’incubo vissuto con il sequestro dello zio, la “fortunata” scalata all’Aniene, poi il Coni e ora il sogno Roma 2024, un impegno che “voglio rispettare perché fin quando non chiudo questo cerchio non mollo”. È la storia di Giovanni Malagò, il presidente del Comitato olimpico nazionale, ripercorsa stasera durante la prima serata del “Parioli incontra”, appuntamento organizzato dallo storico circolo romano. Una storia ricostruita dal numero uno dello sport italiano tra aneddoti e gag partendo dai tempi del liceo, “quando studiavo molto e andavo bene: mi sono diplomato con sessanta sessantesimi. Tanti miei compagni di scuola sono poi ‘arrivati’, raggiungendo obiettivi importanti nel mondo del lavoro, ma soprattutto in quella classe dell’Istituto De Merode c’era una grandissima filosofia dello sport, con la pallacanestro e la Stella Azzurra”.

Non ci sono soltanto bei ricordi, però, nella gioventù di Malagò. C’è il sequestro dello zio, negli anni Settanta, gli anni di piombo, in una giornata qualunque, “davanti casa sua in via Nomentana. I sardi volevano me in realtà ma mio zio, fratello e socio di mio padre, era un abitudinario. Vivemmo un incubo, lo tennero in ostaggio 93 giorni in una grotta vicino Tarquinia. Pagammo 810 milioni di lire per il riscatto, poi io presi il porto d’armi e per sei o sette anni girai armato: me ne vergogno, anche se ho sparato una sola volta in vita mia, al poligono di Tor di Quinto. A distanza di venti anni, tra l’altro, abbiamo recuperato una parte di quei soldi, circa 300 milioni, ma abbiamo deciso di donarli tutti in beneficenza, perché erano soldi maledetti”.

A distanza di circa venti anni, oltre alla beneficenza, Malagò è diventato presidente del Circolo Canottieri Aniene e da lì è partita la sua scalata al mondo dello sport italiano: “Una storia particolare – ha svelato il presidente del Coni – perché un anno e mezzo prima dell’elezione mi dimisi da consigliere del circolo. La ragione? Avevo fatto un accordo a Napoli per mettere il logo dell’Aniene sulle cravatte Marinella, sono tornato a Roma e l’allora presidente del circolo, Fausto Perrone, voleva la paternità dell’intesa. Ha messo lui la firma, ma io mi sono dimesso. Dopo un anno e mezzo il bilancio è stato bocciato e Perrone ha dovuto lasciare l’incarico. Nelle nuove elezioni la sfida tra Hausmann e Longari è finita in un incredibile pareggio, allora io mi sono candidato e ho vinto col 58 per cento dei voti. Questa è la vita”.

E la vita, dopo altri sedici anni, l’ha portato sulla poltrona più importante del Coni, “il mestiere più bello del mondo per chi ama lo sport. Da quando sono solo, sono nella condizione di fare gli straordinari, i supplementari per il mondo dello sport. Volevo una gratificazione, mi sono preso questo impegno. Quando mi sono candidato, sapevo che sarei diventato presidente del Coni. Franco Chimenti ne è testimone. Disse alla Gazzetta: ‘Giovanni prenderà 40 voti’. E quaranta voti ho preso, anche se pensavo di averne 42”.

Da quel 19 febbraio 2013 sono passati poco più di tre anni e Malagò ha affrontato diverse sfide. I Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, esame finale del quadriennio olimpico, sono alle porte, ma la vera, grande sfida per il nuovo Coni è la candidatura olimpica di Roma per i Giochi del 2024, “un impegno che mi sono preso – ripete il presidente dell’Aniene – e voglio portare a termine”. Nonostante tutto, le perplessità di una parte del paese e le proposte politiche “arrivate da entrambi gli schieramenti“, come confessa Malagò. “Ho buoni rapporti con il governo, devo averli perché in fondo sono un funzionario pubblico, anzi mi sono ritrovato funzionario pubblico a 54 anni ed è stato abbastanza scioccante, perché il nostro principale azionista è il Ministero dell’Economia e la Corte dei Conti non ci risparmia nulla nell’analisi dei bilanci. Eppure nel 2015 siamo tra le poche istituzioni pubbliche a non aver subito tagli. Non lo abbiamo reclamizzato ma è così: abbiamo fatto vedere dove abbiamo saputo risparmiare, come abbiamo ottimizzato i ricavi privati e quante risorse stiamo investendo nella scuola. E poi quest’anno abbiamo ottenuto 13.5 milioni di euro dagli accordi di partnership, un bel risultato”.

Forse anche per questo Malagò ha ricevuto tante proposte, forse per questo “mi hanno chiesto di diventare sindaco di Roma da entrambe le parti politiche”. Ma lui ha preso un impegno, “portare l’Olimpiade nella capitale e spero, anzi credo di farcela. Perché io – conclude Malagò – sono scaramantico al contrario e sono felice che la scelta del Comitato olimpico internazionale sia stata anticipata di qualche giorno e cada il 13 settembre 2017, perché a me il numero 13 piace”. Non a caso, il presidente del Coni è nato il giorno 13 del mese di marzo, anno 1959. “Il numero 13 me lo gioco spesso, prima o poi uscirà”. Se esce nel settembre 2017, Malagò ha fatto davvero bingo.

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