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Continua la tradizione delle medaglie di legno per l’Italia. Nella discesa libera valida per il Mondiale di sci alpino di St. Moritz, Sofia Goggia è 4a a soli 7 centesimi dal podio. La Slovenia inaugura il medagliere grazie alla vittoria della sua atleta più blasonata, Ilka Stuhec, che dopo aver dominato le prove cronometrate si porta a casa la medaglia d’oro in discesa libera ai Mondiali di Sci Alpino di San Moritz con il tempo di 1:32.85, superando di +0.40 l’austriaca Stephanie Venier, già messasi in luce in alcune gare di questa stagione e terza l’inossidabile americana Lindsey Vonn, a +0.45
Finalmente oggi la nebbia lascia in pace organizzatori e spettatori per tutta la lunghezza del tracciato e ci permette di godere di una gara regolare. Cielo velato ma pista soleggiata con visibilità decisamente buona, forse aiutata anche dall’orario più mattiniero (11:15) visto che anche nei giorni precedenti la visibilità andava peggiorando soprattutto dopo mezzogiorno.
Pronti via ed ecco che con pettorale 3 la vicecampionessa del mondo di superG, l’atleta del Liechtenstein Tina Weirather, sembra già voler mettere in chiaro le cose ed arrivare prima con un buonissimo vantaggio sull’americana Jaqueline Wiles. Sciata pulita e fluida come suo solito sembrano presagire un’altra medaglia ma veniamo subito smentiti dalle discese delle quattro atlete successive: prima l’americana Laurenne Ross, con una parte finale da urlo, si porta in prima posizione. Poi la seguiranno a ruota la nostra Sofia Goggia, che conclude prima di trentatré centesimi a sua volta superata dall’austriaca Stephanie Venier di dodici e poi da Ilka Stuhec di quaranta.
Per quanto riguarda l’atleta slovena, questa medaglia è il giusto premio per un anno fantastico, impensabile a inizio stagione: l’addio di Tina Maze sembrava voler stendere un velo di mediocrità sulla squadra slovena, apparentemente priva di grandi talenti. Invece dal nulla è sbucata questa simpatica atleta, che a soli 26 anni è riuscita a centrare 5 vittorie in stagione, senza essere mai salita sul podio prima. Un gesto tecnico fluido, atto a non incidere mai sugli spigoli facendo velocità in qualunque momento della discesa. Era lei l’atleta da battere, era lei la più forte e la più in forma e lei ha fatto il suo dovere, superando senza remore l’erroraccio dell’altro ieri in combinata. C’è poco da dire, la medaglia se l’è meritata.
Molto più sorprendente è invece l’argento di Stephanie Venier: nonostante non fosse mai andata oltre il settimo posto in discesa (nella prima discesa di Lake Louise questa stessa stagione), è riuscita ad essere fluida ed efficace su questi dossi e cambi di pendenza che caratterizzano la Corviglia. Decisamente la sorpresa di giornata. Inoltre, non si può non notare come il Wunderteam, alla fine, finisca sempre per portarsi a casa una medaglia, anche in contumacia della loro punta di diamante: Anna Veith oggi ferma ai box per precauzione (troppi salti e troppe sollecitazioni ad un ginocchio ancora non guarito).
Se la giustizia sciistica è stata ineccepibile nel caso di Ilka Stuhec, ben poco si può dire rispetto a Sofia Goggia. Aveva settantré centesimi di vantaggio al penultimo intermedio quando alla compressione uno sci si è accavallato all’altro. Crediamo che qualunque addetto ai lavori in Coppa del Mondo si sia chiesto come sia stato possibile che sia rimasta in piedi. Una spigolata quattro metri dopo ha fatto il resto e il risultato è stato impietoso: cinquanta centesimi persi. Esattamente quelli che la distanziano dalla vittoria. Una disdetta. D’altro canto, non si può negare che la ragazza ci abbia provato e abbia messo il cuore in pista, a differenza del superG di martedì. Purtroppo Goggia è così: genio e sregolatezza, perfezione ed errore. E’ un’atleta speciale che ha avuto tanta tanta sfortuna in carriera e che continua ad averne. Noi siamo con lei perché è dai tempi di Deborah Compagnoni che non si vedeva un’atleta così completa, così cattiva: una campionessa insomma. Ha ritrovato gli appoggi che le mancavano, deve migliorare e ridurre le uscite è vero, ma già così va bene. Una medaglia di legno (l’ennesima medaglia di legno per l’Italia) per soli sette centesimi purtroppo non è la migliore maniera per darle fiducia, ma sappiamo che l’atleta c’è e che gli sforzi pagheranno ben presto.
Per quanto riguarda le altre azzurre, poco da segnalare: una claudicante Johanna Schnarf chiude nelle retrovie mentre Verena Stuffer conferma i risultati poco brillanti delle prove e conclude diciottesima a +1.80 dalla vincitrice. Discorso a parte per Elena Fanchini, apparsa in lacrime alle telecamere, visibilmente e pesantemente delusa dal suo quattordicesimo posto a +1.54 dalla vetta. Oggi non è riuscita a mettere in pista tutta la cattiveria che aveva detto, sentiva di poter fare una bella gara ma ha solo confermato i risultati medi che ha ottenuto questa stagione. Sicuramente l’infortunio della sorella non ha aiutato a farla scendere con serenità. Ci sono degli automatismi da correggere, siamo sicuri che in vista delle olimpiadi della prossima stagione si potrà fare.
Risulta infine impossibile non fare una riflessione sulla grandiosa prestazione dell’atleta americana. Quella di oggi è per Lindsey è l’ennesima conferma di essere una vincente. Nonostante la delusione dell’ultimo fine settimana di velocità a Cortina, l’atleta è riuscita per la millesima volta a rimettersi dietro i fantasmi del passato e a centrare un’altra medaglia, la quarta ottenuta ai mondiali. Non era nei favori del pronostico, perché tutti questi salti e curve cieche non aiutavano la sua claudicante fiducia. Ma lei è famosa per superare sé stessa e distruggere un altro record. Anche quest’anno, come a Beaver Creek 2015, se ne va dai Mondiali con una medaglia al collo. Eccelsa.