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Quarantuno anni dopo l’Italia della scherma torna a casa con zero medaglie d’oro. Un risultato che fa rumore e che ovviamente aprirà una serie di riflessioni, come ha anche detto a caldo il presidente del Coni Giovanni Malagò. Tre medaglie d’argento (Luigi Samele nella sciabola, Daniele Garozzo nel fioretto e la squadra di sciabola maschile), due di bronzo (fioretto femminile a squadre e spada femminile a squadre) per un bottino totale di cinque medaglie. Ma se per qualsiasi altro sport, quelli appena citati, sarebbero numeri buoni, addirittura ottimi, per la scherma italiana no. Soprattutto perché le possibilità di andare a medaglia, da Tokyo in poi, sono aumentate; infatti è stata abolita la rotazione che eliminava, a turno, ad un’arma di non essere presente ai Giochi. Stavolta sei gare individuali e sei gare a squadre: l’Italia era presente in tutte e dodici. E non ha fatto bene.
I dati parlano chiaro e sono impietosi: l’ultima Olimpiade nella quale la scherma ha chiuso con zero medaglie d’oro era stata Mosca 1980. Poi 18 primi posti nelle otto edizioni successive dei Giochi (3 Los Angeles, 1 Seoul, 2 Barcellona, 3 Atlanta, 3 Sydney, 3 Atene, 2 Pechino, 1 Rio).“Ora ci vuole una profonda riflessione da parte della federazione, tra tre anni ci sono i Giochi di Parigi: da domani si deve lavorare per ricostruire un ambiente”, ha detto il presidente del Coni Giovanni Malagò.
Sicuramente c’è un discorso che va oltre ai demeriti dell’Italia. Ovvero che anche il pianeta scherma si sta globalizzando, non esistono più solamente quelle 2-3-4 Nazioni forti che si giocavano sempre tra di loro le varie medaglie. Adesso provengono da tutto il mondo: Estonia, Cina, Giappone, Hong Kong solo per fare qualche esempio. E quindi la concorrenza aumenta. Ma dall’altro lato è sembrata una Italia troppo fragile psicologicamente: innumerevoli le rimonte subite in situazione di vantaggio che hanno trasformato una spedizione carica di aspettative in un flop. Parigi 2024 è già sullo sfondo: lo sport italiano ha bisogno della scherma. Quella che trascina il medagliere, non di certo quella vista a Tokyo.
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