Biathlon

Biathlon, Oslo 2016: le pagelle del Mondiale

Dominik Windisch - Foto Fisi/Pentaphoto

Le pagelle del Mondiale di biathlon Oslo 2016 firmate da Michele Galoppini e Giulio Gasparin.

Francia: 9.5
Pur vincendo medagliere e classifica a punti, la Francia non prende il punteggio della perfezione. Perché? ci vien da chiedersi. Perché abbiamo scelto di non dare due 10 e la Norvegia si è dimostrata più squadra. A dire il vero sporca questo Mondiale solo la staffetta maschile dei transalpini, che ha messo in evidenza la mancanza di una squadra a livello del grandissimo campione che hanno in ultima frazione. Proprio Martin Fourcade se ne è lamentato in diretta televisiva e chissà come l’hanno presa i poveretti. Di contro le donne sono state perfette, sia in individuale, con la Dorin Habert a medaglia in tutte le gare del mondiale, Bescond stupenda seconda nell’individuale e la sola Breisaz in difficoltà in staffetta.

Norvegia: 10
Dietro nel medagliere ed appena dietro nella classifica a punti alla Francia, ma come risultato di squadra è stato anche più portentoso. Prima di tutto per la tenuta mentale davanti a costanti 20.000 persone che si aspettavano una medaglia, poi per le vittorie in entrambe le staffette, per la strepitosa tenuta mentale della squadra femminile e di Tiril Eckhoff, capace per le uniche due volte in carriera di un 5/5 in piedi per le due medaglie d’oro che ha conquistato, per quella leggenda chiamata Bjoerndalen e per il finale strepitoso di Johannes Boe, dopo tre quarti posti nel Mondiale.

Germania: 8
Sembra poco, ma il medagliere della Germania è caratterizzato da una pesante assenza di medaglie individuali al maschile: nessun tedesco è riuscito a ritagliarsi un posto sul podio, se non in entrambe le staffette (mista e maschile) a cui hanno partecipato, mostrando la consueta potenza di squadra, pur senza acuti al maschile (Schempp colpevole principale, atteso ma non palesato protagonista). Al femminile, tanti buoni piazzamenti, da Hildebrand o Preuss ad esempio, ma medaglie ‘solo’ da Laura Dahlmeier, capace da sola di vincere l’oro del medagliere ed altre 3 medaglie (quattro medaglie per quattro gare individuali più quella della staffetta).

Repubblica Ceca: 6.5 
Pesa tantissimo l’assenza di medaglie in questa competizione, soprattutto perché per Gabriela Soukalova quest’anno è stata una grande beffa, essendo arrivata a questo impegno da leader indiscussa di Coppa del Mondo. Tanti ottimi piazzamenti per la Soukalova, ma anche da parte di Veronika Vitkova e di Michal Krčmář, in grande crescita. Al solito, però, manca la profondità della squadra maschile e poi la solita Chervatova ha affossato ogni velleità nella staffetta con addirittura tre giri di penalità.

Italia: 7
Qualcosa è mancato, non possiamo negarlo, ma dopotutto è stato un Mondiale positivo, con 8 piazzamenti tra i primi dieci. Le attese erano tante, forse erano troppe, ma una sola medaglia lascia un po’ di amaro in bocca. La migliore della squadra è anche quella sulle quali cadevano le maggiori aspettative: Dorothea Wierer. Doro ha vinto l’argento nell’inseguimento, dopo il confortante quinto posto nella sprint, ma da quel momento la situazione è clamorosamente peggiorata: solo ottava nell’individuale, addirittura 20a nella mass-start e causa di un giro di penalità in una staffetta che però non poteva più dare nulla. La staffetta femminile è quella che portato le maggiori delusioni: l’Italia ha fatto di questa gara uno dei caposaldi della propria stagione, ma sembrava che tutto volesse andare storto a Oslo. Oltre a Wierer, Alexia Runggaldier e Lisa Vittozzi sono note molto liete. Lisa ha ottenuto un 13°, un 17° ed un 20° posto, risultati decisamente positivi per la giovanissima sappadina, mostrando netti miglioramenti anche sugli sci, mentre Alexia, da riserva, ha ottenuto uno splendido 10° posto nell’individuale ed è stata nettamente la migliore in staffetta. Al maschile, bene solo Dominik Windisch, nella prima e nell’ultima gara (un quinto ed un quarto posto per lui), e Thomas Bormolini, che ha dimostrato con soprattutto un ottima gara ad inseguimento di poter valere sempre la zona punti. Lukas Hofer non pervenuto. Giustificata, ovviamente, Karin Oberhofer, arrivata al Mondiale dopo il grave lutto familiare e pure sfortunata per la mancata qualifica di un soffio in mass-start.

Ucraina: 6.5
Nazione a trazione femminile, però l’unica medaglia è arrivata al maschile da un Semenov sorprendente al primo podio in carriera in Coppa del Mondo in una gara sprint. Per il resto al maschile si è visto poco, mentre al femminile nuovamente tanti ottimi piazzamenti con le solite Pidhrushna e Dhzima, ma anche con la sempre più in crescita Varvynets. Come per l’Italia però, pesa negativamente il risultato non stupendo della staffetta femminile, dove si giocavano la coppa di specialità.

Russia: 3
Per la prima volta da quando esiste il Mondiale di biathlon, la Russia termina senza alcuna medaglia. Ecatombe cominciata nella staffetta mista, inaugurato dalla Shumilova, sempre più disastro ambulante nelle staffette russe. Due errori nella sprint hanno spento tutte le velleità di medaglia di Anton Shipulin (e di conseguenza anche nell’inseguimento, dove non si è nemmeno qualificato) e non meglio è andata nell’individuale. Unica top10 nella mass-start, ma decisamente troppo poco per un nome come Shipulin. Molto meglio è andata a Garanichev, che comunque non si è mai avvicinato al podio. Al femminile poi basta un dato: mai una russa di è piazzata tra le prime 10, nemmeno in staffetta. Disastro su tutta la linea.

Austria: 7
Due medaglie e tanti piazzamenti, ma soprattutto un momento in cui si vede una transizione da squadra a trazione maschile a femminile. Landertinger ed Eder sono sempre una sentenza al tiro ed il quarto posto in staffetta dimostra la bontà della squadra maschile, ma è tra le donne che i segnali positivi per il futuro sono arrivati più evidenti: una Lisa Hauser che sembra pronta al salto di qualità, ma anche un paio di ragazzine interessanti, tanto da aver tenuto a galla la staffetta femminile a lungo.

Slovenia: 5
Quattro piazzamenti in top10 per la piccola nazione ai confini con l’Italia. Se si esclude un nono posto nella staffetta al femminile, a rappresentanza di un movimento per ora decisamente carente che pone in Teja Gregorin in primis ed Andreja Mali a seguire qualche le uniche piccole speranze, la Slovenia è tutta nelle mani di Jakov Fak, protagonista di un gran Mondiale, in cui ha ottenuto un 5°, un 6° ed un 7° posto. Non male affatto per un singolo atleta, che però ad inizio stagione si pensava poter puntare a ben altri risultati, molto più importanti. Vero che da solo sta trascinando la sua nazione…

Finlandia: 4
Da sempre la Finlandia è Kaisa Makarainen, ma quest’anno non è stata la forza incontrastabile sugli sci e purtroppo i problemi al tiro sono rimasti più o meno gli stessi. Una sola medaglia, di bronzo nella mass, non può essere del tutto soddisfacente per lei, che ha detto più volte di sentirsi un po’ schiacciata dalla pressione di essere l’unica sportiva a tenere in piedi l’intera nazione. Con Laukanen fuori per problemi di over-training, sicuramente lei è stata l’unica a provare a tenere la bandiera biancoazzurra in alto e questo è un grosso problema per quello che è un movimento che non decolla.

Canada: 8
Il piccolo Canada (per importanza nel biathlon, non certo per estensione territoriale) ha scritto un capitolo di storia in questo Mondiale. Il clamoroso terzo posto ottenuto nella staffetta maschile rappresenta il primo podio in assoluto ottenuto in una staffetta da una nazione non europea, nonché primo podio in assoluto per la nazione canadese. Complimenti a Christian Gow, Nathan Smith, Scott Gow e Brendan Green.

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