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Potrà mai la Formula 1 esser considerata uno “sport di squadra”? Probabilmente no. Si corre per se stessi poi si pensa al team, del resto: è più importante per un pilota vincere il titolo iridato rispetto alla soddisfazione di “aver partecipato” ad un trionfo collettivo in un titolo costruttori. Talvolta, parlando proprio del Mondiale costruttori, vengono trascurate tante cose. Il passato ci ha insegnato che esistono “primi” e “secondi” piloti, ovvero, il protagonista e l’aiutante. Arrivati al 2017, dopo i primi anni duemila vissuti con il dominio Ferrari grazie a Michael Schumacher con il caro compagno Rubens Barrichello, la distinzione fra gli uomini di una stessa scuderia si è livellata, o quasi.
Esistono poi i casi particolari, esistono quei piloti che sanno metter da parte l’orgoglio, le proprie ambizioni ed i propri traguardi, per puro amore dello sport, della propria squadra e dei valori. Kimi Raikkonen ha dimostrato al mondo intero di non esser un vero e proprio “Iceman“. L’uomo di ghiaccio, quello senza espressioni, quello dalle poche dichiarazioni, quello che ogni volta mostra una sorta di broncio (sfogato dal suo solito “bwoah“), sotto la tuta rossa del ‘Cavallino’ ha un cuore grande.
Domenica 30 luglio all’Hungaroring andava di scena l’undicesima tappa del Mondiale 2017 della Formula 1. Sebastian Vettel arrivava in Ungheria da leader del campionato con tanto di pole position soffiata di un solo decimo in qualifica proprio a Kimi. Il finlandese nelle interviste del sabato ha dichiarato di non esser soddisfatto del suo giro anche perché sentiva di avere la reale possibilità di centrare il primo tempo proprio come a Monte Carlo. Partendo dalla seconda casella completando la prima fila tutta ‘Rossa’, Raikkonen ha difeso egregiamente Vettel nella prima curva chiudendo qualsiasi tentativo di sorpasso all’esterno e riuscendo ad evitare il contatto proprio con il compagno dopo un bloccaggio del tedesco. Col passare dei giri Vettel ha iniziato a ravvisare un problema allo sterzo che gli ha pesantemente condizionato la gara. Con questa “distorsione” del volante, Seb non è riuscito a sfoderare tutta la potenza della SF70-H dovendo studiare al millimetro le traiettorie da disegnare per non cadere in banali errori che avrebbero mandato all’aria l’ottimo lavoro della Ferrari nel week end ungherese. Giro dopo giro Vettel perde decimi e Kimi rimane “imbottigliato” dietro a lui rischiando di esser recuperato dalle Mercedes.
Un pilota in una situazione del genere non esiterebbe nemmeno un secondo per richiedere al team ed al compagno di farlo transitare cortesemente per continuare la propria gara ed andare fino in fondo per la vittoria personale. Ma l’obiettivo di Kimi, domenica, non era vincere ma “far vincere”. Con la battaglia sul giro secco persa per pochi decimi in qualifica, Raikkonen ha “depositato le armi”, ha preso lo scudo e si è messo a totale difesa del compagno Seb resistendo perfettamente al ritorno di Lewis Hamilton e Valtteri Bottas.
Vincere in Ferrari è una delle massime aspirazioni di ogni pilota, trionfare a bordo del ‘Cavallino’ che negli anni ha fatto la storia del motorsport. Una vittoria che in ‘Rosso’ a Kimi manca addirittura da Spa-Francorchamps del 2009 tralasciando i due successi in Lotus tra 2012 e 2013. Le critiche scivolano via, l’orgoglio viene messo da parte. L’unica cosa che importa è lavorare a testa bassa per la propria squadra e per cercare di regalare a Seb un’emozione che il finlandese ha già potuto vivere nel 2007.
Cosa importa se la critica ti va contro e ti dice che non sei competitivo? Cosa importa se i tifosi ed i commentatori nel mondo della Formula 1 continuano a fantasticare una nuova coppia in Ferrari escludendo Kimi? Nulla, dopo ciò che ha mostrato in Ungheria. Gli anni difficili tra Felipe Massa, Fernando Alonso ed ora con Seb, una serie di stagioni in cui Raikkonen è stato perennemente catalogato come secondo pilota. Il soldato all’Hungaroring ha dimostrato di sapersi sacrificare per giusta causa venendo acclamato e riconosciuto da tutto il paddock. Una signora decisione, senza bisogno dei fastidiosi “team radio” che sentenziano sugli ordini.
Kimi vuole regalare a Seb quella emozione mentre Vettel, in queste vacanze estive, probabilmente dovrà ricambiare con una bella crociera. Il mondo dello sport è fatto anche di questo, tra protagonisti ed aiutanti, tutti uniti per un unico obiettivo. La Ferrari vuole tornare in alto e cercherà di farlo con questi due piloti che più di ogni altro duo oggi han dimostrato di esser una vera “coppia”.