Editoriali

Formula 1: le pagelle della stagione 2016

Max Verstappen - Foto Lala_77, CC-BY-SA-2.0

I voti alla stagione  2016 di F1

Verstappen 10. Non è Senna, ma è il pilota dell’anno, del presente e del futuro. In attesa di scoprire quanto sia costruito a tavolino e quanto ci sia di suo (molto), ha salvato la baracca-baraccone della F1 dando spettacolo, facendo sorpassi impossibili e facendo incazzare i rivali che così finalmente si sono svegliati. Il suo più grande merito sta nell’aver ricordato alla truppa telecomandata e ingessata che i piloti si sporcano i guanti. Dopo gli errori di Kvyat nel GP di Russia lo cooptano dalla Toro Rosso in Red Bull e con la sfrontatezza dei suoi 18 anni suona la sveglia a tutto il sistema. Diventa il più giovane pilota a vincere un GP, quello di Spagna. Devono inventare una norma ad hoc per vietare i suoi pericolosi cambi di traiettoria in frenata. Ma in Brasile, sotto il diluvio, regala una corsa storica: sorpassa piloti, campioni del mondo, mia nonna in carrozzina, nemmeno fosse alla guida di un motoscafo. Unico neo il GP di Montecarlo (andò a sbattere contro le protezioni). E’ il pilota dell’anno.

 

Rosberg 9.5. Costante, sempre sul pezzo e fortunato. Chi vince un Mondiale non lo fa per pura coincidenza, c’è sempre del merito: vuoi di guida, vuoi di rispetto degli ordini del team. E’ partito in quarta: Australia, Bahrain, Cina e Russia, e al rientro dalle vacanze ha infilato Belgio, Italia e Singapore riprendendosi la leadership tra i piloti. Ammirevole come ad Abu Dhabi abbia tenuto i nervi saldi, ma a quel punto il Mondiale poteva perderlo solo lui. E’ il secondo figlio d’arte, dopo Damon Hill, a bissare il titolo che fu del padre. Eppure Nicolino non scalda i cuori.

Hamilton 9. Ubbidiente come Pinocchio, talentuoso e bastardello come Senna e Schumacher. Suscita amore e odio, pro e contro: per alcuni ha perso facendo una brutta figura perché doveva accettare il verdetto con aplomb ed eleganza, per altri è l’emblema di chi lotta fino all’ultimo respiro. Detto che l’uomo e il personaggio non hanno mai dimostrato di amare lo stile chic e minimal e quindi non si poteva pretendere che negli ultimi km si vestisse da Chanel, lui ha pagato una stagione di troppi alti e bassi, tecnici e personali. Una cosa è certa: il secondo è il primo degli sconfitti. He will back stronger than ever.

Mercedes 8.5. Il team principal Toto Wolff ha dichiarato: «Tedesco su macchina tedesca? Non mi importa niente, siamo un marchio globale». A buon intenditore poche parole: la W07 è “Uber alles” indipendentemente dal manico, Rosberg e Hamilton non fa differenza, abbiamo dimostrato che siamo noi costruttori i veri campioni. Nonostante qualche brivido indesiderato, vedi Barcellona o la mina Verstappen, e qualche fragilità di troppo, specie con Hamilton, ha centrato il bersaglio.

Ricciardo 8. Le sue doti sono indiscusse, ma quando hai come compagno Gianburrasca rischi di farti risucchiare in una depressione da sbronza epica. Non ha sfigurato: una vittoria a testa (Malesia contro Spagna) e 3° posto nella classifica finale, quindi davanti a Max. Ora punto e a capo. Per l’anno venturo deve imporsi con il team: le sue strategie spesso risultavano penalizzanti. Non faccia l’errore di esser troppo accondiscendente.

Red Bull 7. E’ risorta dalle sue ceneri mettendo le ali (questa è facile), ha sconfitto la Ferrari, rivale diretta, per il 2° posto. Approfittatrice, menefreghista e temibile contendente al Mondiale l’anno prossimo quando l’aerodinamica avrà un ruolo fondamentale. Energy drink.

Alonso 7.5. La McLaren è quel che è, cioè poca roba. Lo spagnolo la trasforma in una macchina in grado di fargli ottenere il 10° posto in classifica, epico il 5° posto nel GP di Montecarlo. E poi ringhia, lotta, “minaccia” i rivali, sfotte il team. Avrebbe meritato maggior fortuna in carriera, il carattere lo frega. Samurai su Instagram e di fatto.

Raikkonen 7. Sempre in controtendenza: il 2016 è stato un anno orribile per molti, per lui un anno sorprendente. In qualifica spesso ha fatto meglio del collega, in gara ha retto i problemi della Ferrarina e ha sopportato senza lamenti strategie favorevoli a Vettel, si è sposato e ha messo in cantiere il secondo figlio. Il team principal Maurizio Arrivabene stravede più per lui che per Sebastiano: “è un pilota intelligentissimo”. Ha collezionato 4 podi: due 2° posti e due 3° posti. Altro che bollito.

Vettel 6.5. Qual è il vero Seb? Quello dei quattro titoli con la Red Bull o quello casinista della Ferrari 2016? Urge saperlo. Da applausi come abbia difeso la SF16-H al di là dell’evidenza, da schiaffi gli insulti a mezzo Circus causa frustrazioni personali. Ha detto di aver ritenuto alcune critiche “eccessive”, ma sappiamo che mentiva. Arrivabene lo ha accusato di “intromettersi troppo”, ma se prendi un quattro volte campione del mondo, non puoi pretendere che timbri il cartellino. Chiude con 7 podi: tre 2° posti e 4 3° posti. Parola d’ordine: riscatto.

Massa e Button 6. Voto alla stagione, perché quello alla carriera è più alto: 8. Si ritirano entrambi, ci mancheranno entrambi. Massa è stato campione del mondo per 10” (Hamilton2008), Button lo è diventato nel 2009. Al loro posto vedremo una nuova generazione di piloti, più da simulatore e meno istintivi.

Ferrari 4. E’ passata dalla velleità  di battere l’astronave Mercedes a un bagno di umiltà senza precedenti storici, da 2° forza mondiale a 3°. Le 3 vittorie del 2015 non erano merito della gestione Marchionne&Arrivabene, ma dello scaricato Montezemolo. Loro sono i padri del pessimo 2016. Resta un mistero perché a un certo punto Vettel sia stato trattato come un operaio qualunque: delusi dalle sue capacità o screzi interni? Di sicuro gli hanno dato una macchina plafonata, recalcitrante a qualsiasi sviluppo. La buona notizia è che la SF16-H sarà rottamata. Ferrari bocciata. Più che voltare pagina deve chiudere il libro e ricominciare da 3: Vettel, un nuovo team principal e un vero aerodinamico.

F1 2. Dove vuole andare? Lo spettacolo è stato estemporaneo, la velocità delle monoposto inversamente proporzionata al divertimento e ai sorpassi,  l’uniformità di giudizio dei commissari pari alla fedeltà al partito di Razzi e Scilipoti, partenza dietro la Safety Car quando piove è un’aberrazione. Per ultimo ma non per ultimo: i nuovi regolamenti 2017 non sembrano essere la soluzione giusta. Andate in pace.

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