Formula 1

F1, Vettel e la crisi in Rosso: Seb torna a Hockenheim con una ferita aperta

Sebastian Vettel, Ferrari F1 - Foto Bruno Silverii
Sebastian Vettel, Ferrari F1 - Gran Premio d'Australia, Foto Bruno Silverii

Siiiii ragazzi! Mi senti, mi senti? Aaah…Dai! Forza Ferrari!”. Sebastian Vettel aveva iniziato così il suo primo anno in Ferrari, la sua avvenuta in rosso in quel di Maranello. Doveva essere l’eroe che riportava in patria il tanto agognato mondiale, ma molto probabilmente non lo sarà. Nel corso degli ultimi tempi è evidente che il rapporto tra la Ferrari e Vettel sia cambiato, come se fosse improvvisamente mancato quel qualcosa che teneva tutto insieme: fiducia, stima? No, la vittoria.

Quando un pilota vince in F1 il team lo ascolta, quando inizia ad arrancare, no. Vettel non vince dal Gran Premio del Belgio 2018, troppo per un campione come lui. La sua avventura in Ferrari è caratterizzata dai continui alti e bassi, che sono legati anche dalla mancanza di lucidità del pilota nei momenti più importanti. Troppi, troppi errori che derivano dalla voglia del pilota di strafare, ma che poi risultano deleteri per il campionato. Il tedesco è sempre stato considerato il generale del team, ma ora la sua importanza all’interno della squadra inizia a vacillare.

La settimana prossima il circus si fermerà a Hockenheim, una tappa che riapre una ferita della Ferrari e Sebastian Vettel, che li riporta a 12 mesi fa. Giro 52: Il pilota tedesco finisce a muro dopo aver perso il controllo della sua SF90 mentre stava piovendo. Lascia la vittoria a Lewis Hamilton, sfumando così la possibilità del sogno mondiale. Forse il quattro volte campione del mondo si sia fermato a quel 22 luglio 2018, perché da quel giorno in pista si è visto un altro Sebastian Vettel, lontano parente del campione del mondo di F1. Ormai lui è dentro ad un circolo vizioso: più errori commette, più la stampa lo critica, più la Ferrari perde la fiducia che ha in lui.

Ora però Vettel non si può più permettere di sbagliare, perché quest’anno dall’altra parte del box c’è un baby fenomeno temuto da tutti: Charles Leclerc. Il monegasco ha iniziato la sua avventura in sordina, ma col passare delle gare si è ripreso e ha iniziato a mostrare di che pasta è fatta: pole in Austria e Bahrain, e vittorie sfumate per poco in diverse occasioni. Con un compagno di box del genere la maggior parte degli addetti ai lavori pensavano che arrivasse una reazione del campione tedesco, invece c’è stata in poche occasioni che poi si sono sempre concluse con errori da parte sua. Dopo Silverstone Leclerc è solo a tre lunghezze da Sebastian Vettel: come si comporterà il team?

Nonostante i vari discorsi di Binotto sulla gerarchia ben definita, la Ferrari si baserà esclusivamente sui risultati in pista: se Leclerc dovesse andare effettivamente più forte del quattro volte campione del mondo, allora si cambieranno le gerarchie. Se ciò si dovesse concretizzare, l’avventura del buon tedesco sarebbe quasi al capolinea. La Ferrari non sarebbe così disperata nel lasciare Vettel, perché stando ai rumors il team italiano starebbe già sondando le piste di Ricciardo e Bottas per la fine del 2020, ossia quando scadrà il contratto del tedesco.

Il divorzio tra Vettel e Ferrari, però, non deriverà esclusivamente dalle colpe del tedesco. La Ferrari è un team che rimasto invariato dai tempi di Michael Schumacher, quando tutte le altre scuderie, chi più, chi meno, hanno fatto una rivoluzione interna. Una squadra che vuole vincere, ma al momento non ha le capacità. In diverse occasioni, infatti, la Ferrari ha perso gran premi o qualifiche per strategie sbagliate, situazioni che non si verificano mai in casa Mercedes o Red Bull. Talmente tanti gli errori nel box Ferrari, che ormai sono all’ordine del giorno gli sfottò dei tifosi avversari sugli errori della Ferrari in gara, perché un weekend perfetto non si fa mai a Maranello. La Ferrari può prendere i migliori piloti in circolazione, ammaliati dal sogno rosso, ma se non viene fatta una rivoluzione a Maranello il mondiale è difficile realizzazione. In fondo, se il problema della Ferrari fosse il pilota, chiunque sia, perché il mondiale non arriva da più di dieci anni?

SportFace