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Tre candidati per la Federcalcio, forse addirittura quattro: “uno scenario da pelle d’oca”, per dirla con le parole del presidente della Lega Pro Gabriele Gravina. L’apocalisse scatenato dalla mancata qualificazione ai Mondiali non ha scosso le fondamenta del calcio italiano, che continua a litigare e non sa trovare una soluzione comune al disastro. Forse neanche Giovanni Malagò si aspettava tanta confusione quando, due mesi fa, ipotizzò il commissariamento della Federcalcio per rifondare il movimento dalla base. Un’idea respinta a gran voce e senza distinzioni dai diversi attori della Figc, per una volta uniti nel rivendicare la propria autonomia e la capacità di farcela da soli. Fissate in fretta e furia le elezioni per il 29 gennaio, però, tutto è tornato come prima. Anzi peggio di prima.
IL RUOLO DI LOTITO
Domani scadono i termini per la presentazione delle candidature e l’invocata soluzione condivisa sembra un’utopia. Al contrario, alle tre candidature già formalizzate – Cosimo Sibilia sostenuto dalla Lega nazionale dilettanti (34%), Damiamo Tommasi dall’Associazione italiana calciatori (20%) e Gabriele Gravina dalla Lega Pro (17%) – potrebbe addirittura aggiungersi il nome di Claudio Lotito, convinto di avere il sostegno della maggioranza della Serie A. “Ho 12 club con me – ha spiegato il presidente di Lazio e Salernitana – Ma mi candiderò solo se ci saranno le condizioni”. Per sciogliere la riserva Lotito ha poche ore a disposizione: stamattina si è presentato all’Holiday Inn Rome Parco dei Medici, dove si è svolta l’assemblea dei Dilettanti, per parlarne con Sibilia e Tommasi, ma non ha trovato risposte affermative.
SIBILIA PARTE DAVANTI
La situazione è complessa. Sibilia avrebbe probabilmente sostenuto Lotito se il presidente della Lazio avesse ottenuto l’investitura della Lega di A, che invece ha preferito rimandare ogni decisione vista la spaccatura. “Pensavo che venerdì sera la Serie A potesse esprimersi, invece sono rimasto senza parole – ha osservato il numero uno della Lnd – Serve un gioco di squadra e noi siamo pronti a fare la nostra parte, ma servono interlocutori affidabili: io sono orgoglioso dell’indicazione unanime ricevuta dalla mia lega e concorrerò per vincere. Perché in fondo siamo tutti responsabili della mancata qualificazione ai Mondiali, ma io sono il nuovo, perché sono arrivato in questo mondo soltanto un anno fa e ho ottenuto risultati straordinari”. Forte del 34 per cento della Lnd, Sibilia cercherà ora interlocutori ovunque. Lotito potrebbe portargli in dote i suoi voti, almeno il 10 per cento tra Lega di A e Lega di B, ma al presidente dei Dilettanti (da dove veniva anche il dimissionario Carlo Tavecchio) servono altri alleati.
POSSIBILI SCENARI
Sibilia ne ha parlato questa mattina anche con Tommasi, ma al momento l’ex calciatore vuole andare avanti per la propria strada, forte del suo 20 per cento al quale Ulivieri ha promesso di aggiungere il 10 per cento degli allenatori. “Dobbiamo rimettere al centro il progetto tecnico e abbiamo bisogno di un presidente con un percorso sportivo alle spalle – ha ribadito Tommasi – Sarebbe una rivoluzione culturale”. Un progetto ambizioso, ma forse impossibile da realizzare perché le leghe non hanno alcuna intenzione di lasciare la presidenza della Figc in mano alle componenti tecniche. E allora servirà un passo indietro da parte di qualcuno, come ha ricordato l’ex presidente della Figc Giancarlo Abete, oggi consigliere federale in quota Lega Pro. “Non escludo accordi con Sibilia e con Tommasi – ha dichiarato Gravina, che ha invece rigettato l’ipotesi Lotito presidente – Voglio vedere se troviamo quell’ampio consenso necessario per arrivare al processo di riforma del movimento”. Il tempo stringe e lo spettro del commissariamento del Coni torna a spaventare il solito, litigioso calcio italiano.