[the_ad id=”10725″]
La pioggia caduta sul Terzo tempo dello Stadio Olimpico di Roma ha bagnato l’esordio dell’Italia e del Galles in questo Sei Nazioni 2017. Ieri, domenica 5 febbraio, è calato il sipario sulla prima giornata del torneo, tra pinte di birra gallese, parrucche a forma di petali di fiore e maschere fatte di lana di pecora. Pochi i tifosi azzurri che, intorno alle 19, si aggiravano ancora nei pressi dello stadio: il 7-33 subito dal Galles (e la pioggia, ovviamente) hanno suggerito una rapida ritirata verso casa. E dunque, nella solitudine dell’autobus della domenica sera romana, c’era lo spazio ideale per sviluppare un paio di considerazioni sparse sul primo round di questo Sei Nazioni 2017.
ITALIA A MEZZO SERVIZIO – Ci sono sprazzi del gioco di Conor O’Shea che si intravedono nel 7-33 dell’Olimpico contro il Galles. Sprazzi, appunto, perché ancora una volta il problema dell’Italia è stata la continuità. La squadra ordinata del primo tempo, quella che ha difeso con coraggio nei primi venti minuti e che ha saputo dominare il resto della prima frazione, ha lasciato spazio a un XV poco disciplinato nella ripresa. Certo, il Galles è cresciuto e ha saputo approfittare di ogni situazione a suo favore, ma l’Italia – questa Italia – non può permettersi di subire 30 punti in poco più di 30 minuti. Chi ha giocato bene nel primo tempo è calato nella ripresa (Canna, Bisegni, Gori, Lovotti); chi non era in palla già dall’inizio (Padovani su tutti) ha peggiorato la situazione nella seconda parte del match. L’unico a predicare nel deserto è stato un capitan Parisse in forma eccezionale. Ecco, il suo sottomano che ha ispirato l’azione della meta azzurra è quel gesto sportivo che ispira fiducia e che fa pensare a quanto potenziale c’è in questa Italia.
ERRORI ARBITRALI E DOVE TROVARLI – Premesso che il nostro ct è irlandese, che non è abituato a recriminare sull’arbitraggio e che ha avuto troppo poco tempo per imparare l’arte del lamento tipica di certi sportivi azzurri, se ha ritenuto di sottolineare la prestazione scadente del direttore di gara Doyle, è perché effettivamente qualcosa è andato storto. Visto il nome dell’arbitro inglese, si può dire che non ci voleva Sherlock Holmes per capire che 15 calci fischiati contro e solo 5 a favore non aiutano. Se poi da tre di quei calci (nel giro di una manciata di minuti) è partita la rimonta gallese, allora O’Shea fa bene ad alzare la voce. Ma anche questo fa parte del gioco: la nuova Italia dovrà lavorare anche sull’immagine da dare agli arbitri, per evitare di essere penalizzata.
CAMPANELLO D’ALLARME – Ieri, a suo modo, è stata una giornata storica per il rugby azzurro, con la prima volta di un presidente della Repubblica italiano che assiste a una partita del Sei Nazioni. Si tratta senz’altro di una iniezione di fiducia da parte delle alte sfere istituzionali nei confronti di questo sport. Tuttavia, ieri si sono visti tanti seggiolini vuoti all’Olimpico: per carità, 41.000 spettatori sono sempre un bel contare, ma bisogna precisare che c’erano tante macchie rosse (e quindi tanti tifosi gallesi) in diversi settori dello stadio. L’evento di ieri è andato comunque bene (con l’eccezione della morte di un volontario all’esterno dell’impianto a causa di un malore), ma quei posti vuoti non vanno sottovalutati: che l’assenza di risultati nell’ultimo periodo – vittoria contro il Sud Africa esclusa – abbia fatto disamorare un po’ di affezionati?
BONUS MALUS – I nuovi criteri di assegnazione dei punti in classifica forse elimineranno la bagarre dell’ultima giornata, ma non hanno avuto ripercussioni sullo spettacolo. Almeno fino ad ora. Chi immaginava squadre lanciate all’attacco per strappare il bonus mete o disperati tentativi di ridurre il passivo per aggrapparsi al punticino della consolazione è rimasto deluso. Certo, non si cambia il proprio sistema di gioco per assecondare qualche capriccio del regolamento, ma così facendo qualcuno a marzo potrebbe avere brutte sorprese e ritrovarsi in un’insolita posizione in classifica.
SCOZIA, CHE SORPRESA – Il primo week-end del Sei Nazioni ci regala tre squadre a 4 punti e un’inattesa sorpresa. La Scozia ha sfruttato il fattore Murrayfield e ha mostrato i muscoli all’Irlanda ammazza-grandi del 2016. Due brutte notizie per l’Italia: la prima è che all’Olimpico i verdi arriveranno affamati più che mai e desiderosi di rifarsi; la seconda è che la Scozia – da sempre, sulla carta, l’avversario più abbordabile per gli azzurri – in casa è un osso durissimo. L’altra sfida del sabato tra Inghilterra e Francia, invece, ha seguito un copione più regolare. I sudditi di sua maestà hanno allungato la loro incredibile striscia di successi consecutivi e hanno fatto capire chi comanda in Europa; i transalpini sono in crescita costante, ma manca loro quel quid decisivo per vincere. Se continueranno così, saranno la più grande incompiuta di questo Sei Nazioni.