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Convegno ‘La Governance dello sport’, Malagò: “Lo sport deve dare l’esempio”

Convegno "La Governance dello Sport" - Foto Sportface

Si è svolto questa mattina al Salone d’Onore del Coni il convegno “La Governance dello sport” con la presenza, tra gli altri, del presidente del Comitato olimpico nazionale italiano Giovanni Malagò, il presidente dell’Anac Raffaele Cantone, il presidente del Collegio di Garanzia dello Sport Franco Frattini, il presidente dell’Asoif Francesco Ricci Bitti e il Procuratore generale dello sport Enrico Cataldi. “Lo sport deve dare il buon esempio. Non perché sia un settore più importante rispetto ad altri, ma perché noi siamo un modello – ha esordito Malagò – I nostri atleti, i nostri tecnici, i nostri dirigenti: se noi sbagliamo, facciamo un danno enorme. Per questo dobbiamo vivere dalla mattina alla sera con un vademecum, delle regole da rispettare”. Il numero uno dello sport italiano ha poi aggiunto: “Occorre evitare qualsiasi tipo di conflitto di interesse, drasticamente e a tutti i livelli. Vale per chiunque lavora da noi e con noi. La nostra competenza è in linea con i dettami dell’Anac e dei valori morali di chi si occupa di sport”.

A seguire è il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone a prendere la parola: Il Coni deve prevenire la corruzione e gestire il sistema delle regole attraverso la governance. Può e deve fare lo sforzo per rendere obbligatori i sistemi di compliance per le società sportive, ad esempio stimolando l’adozione delle norme di ‘self cleaning’ della legge 231 del 2001”. Cantone ha poi suddiviso la corruzione in due campi: i fatti che avvengono in gara come doping e match fixing (“on the field”) e tutti gli interessi economici che prescindono dalla competizione sportiva e possono diventare viziosi, come i meccanismi elettivi, le sponsorizzazioni e i rapporti con i terzi (“off the field”). “Cosa bisogna fare per evitare la corruzione nello sport? Dobbiamo trovare strumenti di autoregolamentazione – ha osservato il presidente dell’Anac – Dobbiamo rendere effettivi i codici etici, indispensabili anche a prescindere dalle norme giuridiche. Come ente pubblico, il Coni deve mettere in campo il piano di prevenzione alla corruzione, particolarmente utile perché consente di utilizzare elementi di sterilizzazione del rischio senza ricorrere alla repressione, ma operando dall’interno grazie alla conoscenza dei settori e dei possibili rischi”.

Lo sport non è malato, ma per prevenire la corruzione è fondamentale la self-regulation – ha dichiarato il presidente dell’Associazioni delle Federazioni degli sport olimpici estivi Francesco Ricci Bitti – Servono principi condivisi e servono anche delle azioni correttive: in questo modo si possono avere una buona integrità e una buona etica”. Il presidente del Collegio di Garanzia del Coni Franco Frattini e il Procuratore generale dello sport Enrico Cataldi hanno messo l’accento sui valori di lealtà e probità. “Termini dal sapore antico, valori che attengono alla rettitudine e all’integrità morale”, ha rimarcato Cataldi. “Lealtà e probità sono due principi della carta olimpica – ha evidenziato Frattini – Ma sono anche i due valori che devono essere alla base di una seria politica di prevenzione e contrasto ai fenomeni illegali nello sport”.

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