Ciclismo

Tour de France 2020, il pagellone finale: top e flop al termine della Grande Boucle

Tadej Pogacar - Foto Twitter

Si è chiusa oggi l’edizione numero 107 del Tour de France, tre settimane di emozioni e di battaglie che alla fine incoronano per il secondo anno consecutivo una giovane stella nascente. Tadej Pogacar infatti succede ad Egan Bernal nell’albo d’oro della Grande Boucle, arriva un trionfo storico per la Slovenia che completa la doppietta con Primoz Roglic. I due sono insieme sul podio per la seconda volta dopo la Vuelta 2019, ma stavolta è Pogacar a trionfare. Non sono mancate le delusioni, ma anche le belle scoperte e qualche buona notizia per il ciclismo italiano: andiamo quindi a scoprire i principali “top e flop” del Tour de France 2020.

I TOP

Tadej Pogacar, voto 10 e lode

Aveva stupito tutti alla Vuelta 2019, quando da 21enne aveva centrato trionfi in salita e il podio finale. Arrivava al Tour con le pressioni di chi deve confermarsi e dimostrare qualcosa forse per la prima volta: centra il bottino grosso con una cronometro finale da urlo e porta a casa maglia gialla, maglia bianca e maglia a pois. Il tutto senza avere una delle migliori squadre del gruppo. Predestinato.

Marc Hirschi e il Team Sunweb, voto 9

Il Tour 2020 è da ricordare anche per l’esplosione del talento svizzero, che dopo i trionfi nelle categorie giovanili dimostra di essere già prontissimo. Coetaneo di Pogacar, vince una tappa e ne sfiora almeno altre due apparendo un corridore completo di cui si devono ancora conoscere i limiti. Il tutto con una Sunweb che porta a casa altre due vittorie di tappa firmate da Kragh Andersen. Un ruolino di marcia davvero da applausi e con un talento in casa dal potenziale tutto da scoprire.

Sam Bennett, voto 8

In un Tour anomalo, dove le volate sono tutto tranne che l’ordine del giorno, l’irlandese ha il merito di vincere, soffrire e alla fine portare a casa la maglia verde battendo la concorrenza sempre molto insidiosa di Peter Sagan (voto 6: combatte e ci prova sempre, ma la gamba non è quella dei giorni migliori).

Primoz Roglic, voto 8

Sarebbe stato un 10 fino alla cronometro del penultimo giorno, ma l’amarezza per lo sloveno è davvero tanta. Rimane un secondo posto di assoluto spessore, risultato che però sarebbe potuto essere diverso considerando che aveva a disposizione la corazzata Jumbo-Visma (voto 9, menzione speciale a Wout Van Aert).

Richie Porte, voto 8

Arriva finalmente il lieto fine per l’australiano, che dopo tanti anni di delusioni e anche sfortune centra il podio finale del Tour de France. Un bel premio ad una carriera che sarebbe potuta essere diversa, ma che a 35 anni offriva forse un’ultima grande chance. Stavolta sfruttata, bravo Richie.

Damiano Caruso, voto 8

Per distacco il migliore degli italiani in corsa. Non ce ne vogliano i vari Bettiol e Trentin (voto 7, prova in tutti i modi a lottare per la maglia verde ma in volata tanti sprinter gli arrivano davanti), ma lo scalatore della Bahrain-McLaren riesce a lavorare splendidamente per Mikel Landa (voto 7) chiudendo anche al decimo posto della generale. Un risultato tanto meritato quanto di spessore assoluto.

I FLOP

Egan Bernal, voto 3

Una valutazione solo sul Tour de France del colombiano, ormai ex campione in carica ma sicuramente atteso al pronto riscatto. La condizione non c’è, la squadra neppure (almeno in confronto alla Jumbo-Visma) e il risultato è inevitabile. Il ritiro e il rendimento deludente sono probabilmente anche figli di qualche problema fisico, quel che è certo è che tutti aspettavano un duello Roglic-Bernal che praticamente non c’è mai stato.

Elia Viviani, voto 4

L’azzurro è sicuramente il velocista più deludente tra quelli presenti in Francia. Non lascia mai il segno, mancando occasione dopo occasione. Un sesto posto nella prima tappa e un quarto nella decima non possono certo essere abbastanza per uno sprinter del calibro di Viviani.

Nairo Quintana, voto 5

Il colombiano, al primo Tour con la nuova maglia dell’Arkea, parte bene ma poi complice una caduta va alla deriva sulle Alpi. Sembrano affievolirsi sempre più le possibilità di rivederlo ai livelli dei due secondi targati 2013 e 2015, senza dimenticare le vittorie di Giro e Vuelta.

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