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Nonostante molti appassionati si dimostrino scettici alla visione dell’altimetria della prima settimana, il Tour de France continua a proporre tappe decisamente poco banali per emozioni, imprevisti e ritardi al traguardo. Non ha fatto eccezione la sesta frazione, con l’insidioso arrivo sul Mur de Bretagne che era molto atteso per ammirare i primi scatti dei nomi importanti. Ecco così che Daniel Martin, con un numero davvero d’alta scuola, anticipa tutti negli ultimi 1000 metri precedendo il sempre più promettente Pierre LaTour e il “sempreverde” Alejandro Valverde. Una salita breve ma percorsa a ritmi folli, come ha confermato al traguardo un Vincenzo Nibali apparso anche oggi in controllo della situazione e capace di sfruttare i problemi altrui.
Se infatti lo stesso Nibali si “salva” da un ventaglio formatosi ad oltre 100 km dall’arrivo insieme ai vari Quintana, Zakarin, Fuglsang e lo stesso Martin, negli ultimi chilometri imprevisti e forature mietono vittime eccellenti. Prima è proprio il danese Fuglsang a rimanere coinvolto in una caduta a centro gruppo, ma grazie alla sua Astana l’ex gregario di Nibali e Aru rientra nel plotone. Il colpo di scena arriva a poco più di 5 km dal termine, quando Tom Dumoulin fora l’ anteriore e perde oltre 40 secondi nel cambio ruota. L’olandese della Sunweb paga 53″ all’arrivo, a cui si aggiungono 20″ di penalità per una scia prolungata dell’ammiraglia che era apparsa evidente fin da subito in diretta. Paga dazio anche Romain Bardet: il capitano della AG2R perde “solo” 31″ dopo una foratura a 3500 metri dal termine, ma scivola ancora più indietro in classifica.
FROOME IN OMBRA – Ma le sorprese non finiscono qui, perchè sulle ultime rampe del Mur de Bretagne ecco che Chris Froome resta vittima di un classico “buco” che costa al britannico vincitore del Giro 2018 un distacco di 8″ da Martin e di 5″ da Nibali e gli altri big. Distrazione o gambe che non sono girate nel verso giusto nell’intenso finale di tappa? Sicuramente non si tratta di un segnale incoraggiante per il keniano bianco, che però ci ha ben abituato a partenze in ombra per poi scatenarsi nella seconda parte dei grandi giri. Per molti avversari infatti il problema sarà quello di mantenere la condizione attuale nell’arco di tutte e tre le settimane, dalle Alpi ai Pirenei.
TUTTO IN EQUILIBRIO – Se Van Avarmaet mantiene la maglia gialla (occhio però a Thomas che rosicchia 2″ al Bonus Point e adesso è 2° a 3″), la situazione tra i big vede adesso Uran a 45″ dalla vetta della generale, ma anche Valverde, Porte e Landa restano sotto al minuto dal belga leader della generale. Froome paga 1’02” con Yates, un secondo in meno dello sfortunato Dumoulin; Nibali è a 1’08”, mentre Daniel Martin risale a 1’27” e Bardet e Quintana rimangono i più attardati con 1’45” e 2’10” dalla maglia gialla.
ASPETTANDO ROUBAIX – Ventagli permettendo, le prossime due frazioni non dovrebbero portare importanti cambiamenti. Si riparte infatti con la settima tappa, la più lunga di questa edizione: 231 km da Fougeres e Chartres che dovrebbero vedere un altro capitolo della saga Gaviria/Sagan contro il resto del mondo dello sprint. L’attesa è tutta per domenica, quando i 15 settori in pavè della Arras-Roubaix potrebbero davvero dare una svolta importante a questo Tour.