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Duecentonovantun chilometri, che si fa prima a dire trecento. La Milano-Sanremo ha nella lunghezza estenuante la sua prima arma contro i ciclisti. Sta a loro affrontarli cercando di non accumulare troppa fatica e acido lattico nelle gambe prima del decisivo sprint finale. Il fascino della Classicissima di primavera sta qui, in gran parte. Il resto lo fanno i paesaggi mozzafiato che, dalla capitale industriale d’Italia, si distendono lungo la riviera ligure e l’incertezza del pronostico e delle condizioni meteo, tipiche del pazzo marzo nostrano.
Può esserci il sole o nevicare, lungo le strade della Milano-Sanremo. La partenza dell‘edizione numero 108 è fissata, come al solito, in via della Chiesa rossa, nel capoluogo lombardo, dopo averlo attraversato in una sorta di passerella di presentazione. Poi, in un batter d’occhio si passa davanti alla Certosa di Pavia, alle risaie della provincia, fino ad arrivare al punto più alto della corsa, quel Passo del Turchino che segna quasi il confine ideale tra la prima parte della corsa e l’ultima, tra chi vuole solo partecipare e chi, invece, vuole vincere.
Il Turchino, con pendenze che arrivano fino al 6%, non può – per forza di cose – essere decisivo ai fini della classifica finale, vista la sua distanza dal traguardo. Ma contribuirà senz’altro a indurire la gamba dei corridori, specialmente dei velocisti, chiamati allo straordinario negli ultimi 150 chilometri della corsa.
Sarà nella provincia di Imperia, infatti, che la Milano-Sanremo riconoscerà le fattezze dei suoi protagonisti. Saranno prima Capo Berta, poi la Cipressa e, infine, il Poggio a scrutare negli occhi i ciclisti, sperando di sorprendere nel loro sguardo un segnale di affaticamento, di difficoltà, di passione. Cipressa e Poggio sono state inserite nel percorso rispettivamente nel 1982 e nel 1960 con lo scopo di rendere la vita difficile ai velocisti. Si tratta di due ascese molto brevi (5,6 chilometri la Cipressa, 3,7 il Poggio) con pendenze abbordabili (4% di media, 8% di punta massima), ma che diventano micidiali dopo 280 chilometri di corsa.
La corsa, è indiscutibile, si deciderà qui: dipenderà dall’estro del singolo e dall’organizzazione delle squadre degli sprinter: arrivare con 20″ di vantaggio sul gruppo in fondo alla discesa del Poggio (quando mancheranno 2 chilometri all’arrivo) potrebbe significare avere in pugno il successo e gli onori delle cronache del giorno dopo. In caso contrario, sarà sprint di massa sul traguardo di Via Roma.