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Serie A, in archivio la nona giornata: le big frenano, l’Atalanta no

Gian Piero Gasperini, Atalanta - Foto Antonio Fraioli

La retorica del duello per il titolo, almeno nel nostro Paese, si basa su pochi ma ricorrenti punti fondamentali.  Tutti abbiamo sentito dire che “le difese vincono i campionati”, abbiamo parlato di “mentalità vincente”, abbiamo assegnato etichette a giocatori e allenatori in modo più o meno opportuno. Ecco, in mezzo a un ipotetico elenco di queste frasi, prima o poi, si troverebbe quel motto secondo cui la Serie A “si vince con le piccole”. Curioso che, nella nona giornata, le due squadre in lotta per lo Scudetto si siano entrambe fermate contro due squadre sulla carta parecchio inferiori, rivelatesi però avversari complicati da affrontare.

È stata prima la Juventus a lasciare due punti sul campo del Lecce, in una partita difficile da analizzare. Difficile perché non si può certo dire che i bianconeri abbiano sviluppato male, o che non avrebbero meritato qualcosa in più. Ma dall’altro lato non si può neanche negare che sia stata una Juve frivola, bella solo a tratti e soprattutto con poca efficacia, in gol solo su rigore. Come ormai tradizione per le squadre di Sarri, i bianconeri fanno fatica in entrambe le fasi contro avversari che si chiudono nella propria metà campo: in questi contesti, il dominio juventino deve diventare più concreto, oppure partite come quella di sabato pomeriggio potrebbero diventare una fastidiosa abitudine. Non sempre la fortuna è cieca: anzi nel calcio ogni tanto sceglie di aiutare apertamente una squadra piuttosto che l’altra. Ed è in questi casi che la Juventus dovrà imparare a smettere di specchiarsi e magari fare un po’ a pugni con la realtà, come fatto splendidamente negli anni con Allegri in panchina.

E se era legittimo sin da inizio anno aspettarsi una Juve ogni tanto un po’ vanesia, in pochi si sarebbero aspettati che lo stesso destino sarebbe capitato all’Inter, che contro il Parma ha sprecato una preziosa occasione di sorpasso. I nerazzurri hanno spento la lampadina dell’attenzione per cinque minuti e tanto è bastato ai ragazzi di D’Aversa per segnare due gol in contropiede e potersi permettere di fare una partita quasi solo difensiva, proprio ciò in cui il tecnico crociato sperava. Conte l’ha già detto, lo ripetiamo noi: questa squadra deve sempre andare a mille all’ora per rendere al meglio e nel momento in cui gli infortuni privano i milanesi della possibilità di fare turnover è normale che ci siano momenti di appannamento. Occhio però a confondere l’appannamento fisico con quello mentale: la brutta gestione degli ultimi minuti è qualcosa che l’Inter non si può perdonare. Sarebbe bene migliorare questo aspetto nell’immediato, in vista di due trasferte delicate come quelle di Brescia e Bologna nei prossimi turni.

Anche il Napoli si è fermato, in casa della SPAL, mostrando i soliti limiti nei momenti in cui c’è da dimostrare. Chi invece non si ferma è l’Atalanta, il rullo compressore da 28 gol segnati nelle prime 9 giornate che in campionato continua a impressionare ma in Champions fa fatica a decollare. Gli orobici stanno dimostrando di non deprimersi quando le cose non vanno e questo, al momento, è forse l’aspetto che giustifica il vantaggio in classifica rispetto al Napoli, una squadra di grandi potenzialità ma che continua ad essere fragile mentalmente. Forse i ragazzi di Ancelotti sono un po’ delusi dalla prospettiva dell’ennesima stagione senza la reale possibilità di poter lottare per lo Scudetto, o forse è solo un momento della stagione in cui le cose non vanno come dovrebbero. Certo è che i punti sprecati dai partenopei iniziano a diventare un po’ troppi.

Infine in prima linea tra le inseguitrici per la corsa al quarto posto ci sono Roma e Lazio, uscite vincitrici dai due match più attesi della giornata, rispettivamente contro Milan e Fiorentina. I giallorossi, pur falcidiati dalle assenze, hanno dato una semplice ma non banale manifestazione della propria superiorità rispetto alla squadra di Pioli, creando occasioni migliori sia nella quantità sia nella qualità in un match mai pienamente in mano a nessuna delle due fazioni. La Lazio invece ha ritrovato il sorriso al Franchi, strappando sul rotto della cuffia un successo fondamentale grazie al decimo gol dell’attuale capocannoniere del campionato, Immobile. All’improvviso i biancocelesti si trovano a ridosso della zona europea, ma per l’ennesima volta sono chiamati a dimostrarsi brillanti sulla continuità, a partire dall’impegno di mercoledì contro il Torino, nel prossimo turno infrasettimanale. E noi, appunto, ci sentiamo in settimana.

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