Serie A

Serie A 2020/2021, il pagellone del girone di andata: Atalanta e Milan super, disastro Cagliari

Gian Piero Gasperini - Foto Antonio Fraioli

La Serie A senza pubblico piace poco. Ma come dice Ranieri, “ci siamo abituati”. E lo spettacolo sul campo non è stato minimo con lotta salvezza e Scudetto mai così infiammate. Tante le sorprese: il Milan su tutte, prima in classifica al giro di boa come non accadeva dal 2010-11. Ma anche la conferma di vecchie sorprese: l’Atalanta non lo è più, Hellas Verona e Sassuolo sono sulla buona strada per monopolizzare un posto al sole nelle prime dieci posizioni. Male la Juventus del primo Pirlo ma con picchi più alti rispetto a Sarri. L’Inter delude in Champions ma è macchina da guerra in Serie A. E poi le romane: la squadra di Fonseca viaggia a ritmi imponenti con le ultime dieci ma fatica con le big. La Lazio parte col freno tirato e trova la reazione proprio contro i giallorossi nel derby. Ora spazio ad un 2021 tutto da vivere.

MILAN 10

Che dire. Titolo d’inverno (l’ultimo nel 2010-11), quarantatré punti, diciotto in più rispetto alla scorsa stagione e un livello di prestazioni messo in discussione solamente dall’Atalanta sul gong del girone di andata. Un anno fa il 5-0 subito dai bergamaschi rappresentò la scintilla di orgoglio ma anche tecnica che spinse gli uomini di Pioli a lanciarsi in un post lockdown con pochi precedenti. La disfatta di San Siro contro l’Ilicic show non deve portare all’effetto opposto. Il Milan è la grande sorpresa stagionale, forte di un Pioli che non si è mai arreso neanche quando le voci su Rangnick iniziavano ad essere più di semplici voci. E anche senza Ibrahimovic, il Milan ha retto l’urto. La vittoria contro la Lazio in emergenza è stata probabilmente la presa di coscienza di un fatto che in tanti avevano snobbato: il Milan è forte, il Milan c’è.

ATALANTA 8.5

La frase ‘L’Atalanta perde punti nel girone di andata’ ormai ha raggiunto i livelli di ‘Non esistono più le mezze stagioni’. Sì, è vero. L’Atalanta ha perso qualche punto di troppo (in settimana contro l’Udinese) ma lo ha fatto anche in convivenza con un girone di Champions League spettacolare e col caso Gomez che non ha minimamente scosso la macchina perfetta di Gasperini. Il sottile che separa due narrazioni diverse sull’epurazione di Gomez è sottilissimo. Da un lato l’Atalanta senza il giocatore più rappresentativo è più debole e non ci sono dubbi. Ma l’essere riusciti a ripartire e a battere la capolista con un livello di prestazioni sensazionali senza di lui è un motivo di vanto e di orgoglio. Anche perché Josip Ilicic contro il Milan ha disegnato calcio. E con uno come lui, tutto appare più facile.

INTER 8.5

Male in Champions. Troppo. Ma in campionato l’Inter di Conte è una macchina da guerra capace di raggiungere picchi di prestazione altissimi (vedi match con la Juventus) ma anche gare dall’esito frustrante (vedi Udine). L’Inter è lì, a -2 dal Milan e con i rimpianti per il mancato sorpasso sul gong del girone di andata. Quarantacinque gol fatti (solo Psg e Bayern ne hanno segnati di più nei cinque principali campionati) e ventitré subiti. Ma se il Milan sarà lo stesso del 2020 e la Juventus tornerà ad essere se stessa, servirà comunque qualcosina in più. Conte lo sa bene.

HELLAS VERONA 7.5

A Juric stravolgono la squadra, lui predica pazienza e nel giro di un mese l’Hellas Verona torna a girare esattamente nello stesso modo di come girava con Amrabat, Kumbulla e Rrahmani. Via i gioielli, spazio a quelli nuovi. Zaccagni – che l’anno scorso lasciò la scena ad altri – è il grande protagonista, con lui anche Tameze, Dimarco e Silvestri, la cui candidatura in Nazionale sembra essere sempre più forte. Risultato? La miglior difesa del campionato. La sensazione è che con un centravanti da doppia cifra assicurata, l’Europa sarebbe qualcosa in più di un sogno.

ROMA 7

Se il voto è solo ‘7’ è perché errori di regolamento come quello di Verona o dell’Olimpico contro lo Spezia, non possono essere ammessi. La Roma non ha mai vinto con le big ma lo ha sempre fatto con le ultime dieci. Semplicemente la Roma di Paulo Fonseca, unico allenatore della storia recente giallorossa ad essere messo in discussione per essere più che in linea con gli obiettivi stagionali. Bene i Friedkin a rinforzare la sua posizione dopo la figuraccia in Coppa Italia. Bene lui in conferenza stampa a dare la carica: “Non mi arrendo”. Come non si arrende Lorenzo Pellegrini che col gol al 92′ ha firmato la vittoria in extremis per 4-3 sullo Spezia che vale il 37esimo punto in 19 partite, il terzo posto in solitaria e la panchina solida del portoghese. Oltre a rigenerare calciatori che sembravano smarriti ad alti livelli (Karsdorp su tutti), Fonseca di più non poteva fare.

BENEVENTO 7

Alzi la mano chi se lo aspettava. Nessuno. Forse solo Filippo Inzaghi che non perde occasione nei post partita per rinfacciare la classifica a chi dava la sua squadra “per spacciata”. Ventidue punti e un gioco propositivo che porta qualche gol incassato di troppo ma anche soddisfazioni a non finire. La rosa del Benevento è sicuramente superiore a quella delle colleghe neopromosse ma sforare quota venti punti nel girone di andata è un risultato importante.

LAZIO 7

Nove punti in meno rispetto alla scorsa stagione. Stavolta qualche inciampo di troppo c’è stato più o meno in ogni momento del girone di andata. Con l’eccezione del post derby. La stracittadina di gennaio è stata forse la svolta stagione per un grande girone di ritorno e una rincorsa al quarto posto mai così viva. La Lazio funziona a memoria e con ingranaggi come Luis Alberto, Milinkovic-Savic e Immobile è più facile girare. Fondamentale sarà il ritorno di Lulic. Sia sullo scacchiere di Inzaghi che nello spogliatoio.

SASSUOLO 7

Nono posto. Pari punti alla collega di sorprese Hellas Verona. Se è vero che De Zerbi ha potuto sfruttare una rosa rinforzata rispetto a Juric, è anche vero che nell’ultima fase del girone di andata gli infortuni si sono superati. Il Sassuolo continua a funzionare. E non è poco.

SAMPDORIA 7

Ricordate la brutta Samp dello scorso girone di andata? Ecco, aggiungetele Ranieri, sette punti in più, qualche rinforzo importante e dei giovani pronti a stupire. Della prima categoria fanno parte Candreva e Keita Balde, a caccia del rilancio. Della seconda, ecco Damsgaard, una delle grandi sorprese stagionali. Oltre ad Audero, protagonista della miglior stagione della sua carriera.

SPEZIA 7

Che bella la squadra di Italiano. Giovane, talentuosa e ambiziosa. L’impresa di Coppa Italia contro la Roma è la ciliegina sulla torta di un girone di andata che ha messo Pobega (che bravo), Agoume (bravissimo) e compagni sulla giusta carreggiata per la salvezza.

NAPOLI 6.5

C’è un tabù girone di andata per i partenopei. All’indomani dei 24 punti in 19 partite della scorsa stagione, il Napoli di Gattuso ne trova 10 in più (una partita in meno) ma comunque non in linea con le ambizioni di inizio anno. Ma soprattutto non convincono le argomentazioni di Gattuso che dopo la disfatta di Verona ha parlato di ‘Veleno’. In realtà nel quadro di prova di Insigne e compagni a mancare non è stato il veleno. Ma tutto il resto.

JUVENTUS 6.5

Sia in Champions che in campionato, Pirlo ha toccato picchi di prestazione più alti di Sarri. Quel che è mancata è stata la continuità con addirittura dodici punti in meno rispetto alla scorsa stagione. Troppi. La rincorsa Scudetto non è mai stata così faticosa. O meglio lo è stata nel 2015-16 con la stessa e identica quota punti (36) ma con avversarie di ben altro spessore.

BOLOGNA 6

Pochi acuti e un salto di qualità che ancora non c’è. Il problema dei gol subiti è stato parzialmente risolto, manca la continuità ma forse la quota venti punti nel girone di andata è il livello che ci si può attendere da una squadra giovane, inesperta e senza un goleador come quella di Mihajlovic.

CROTONE 5.5

La rosa meno competitiva della Serie A è ancora viva, pur essendo ultima. Qualche picco alto di prestazione (Benevento) e tanti limiti messi in evidenza. Ma il margine per un girone di ritorno come quello del 2017 è ancora vivo. Di più Stroppa non poteva fare, in attesa del mercato.

GENOA 5.5

Male nella prima parte. Poi riecco Ballardini, grande bandiera della squadra rossoblù, chiamato a mettere insieme i cocci. Rigenerato Mattia Destro, fiducia all’ottimo Shomurodov e quadratura trovata con Radovanovic nei tre di difesa. Ci sono buoni motivi per guardare al futuro con ottimismo.

UDINESE 5

Serve davvero un salto di qualità. La rosa dell’Udinese non merita quelle posizioni. Di sicuro non lo merita De Paul che in diciannove partite ha visto sfumare un numero spropositato di assist. Male Lasagna ma nel complesso l’Udinese deve fare meglio.

PARMA 4.5

Cronaca di un disastro annunciato, con la complicità della transizione societaria che non ha aiutato sulle scelte di mercato. Liverani non ha mai avuto una squadra modellata a suo piacimento. Di fatto la squadra vecchia, in calo e assemblata male era la stessa di D’Aversa. Che poi è tornato. Per ora la cura non ha funzionato ma la rosa non convince. Senza interventi sul mercato, la salvezza sarà più complicata di quanto sperato. Addirittura quindici punti in meno rispetto alla scorsa stagione.

FIORENTINA 4

La Fiorentina si tira probabilmente fuori dalla lotta salvezza con la vittoria sul Crotone che porta il bottino a 21 punti. Tanti giovani in rampa di lancio e un campione Ribery che si è acceso a tratti. Alla fine a dare la scossa più di tutti è stato Vlahovic, impiegato poco in avvio e molto da Prandelli. Il ko per 6-0 col Napoli pesa. Ma la Fiorentina è riuscita a ripartire. Ma ventuno punti sono troppo pochi per la rosa a disposizione.

TORINO 4

Belotti, Sirigu, Izzo. C’è un bel po’ di Nazionale in lotta per la salvezza. Tredici punti in meno rispetto alla scorsa stagione e soprattutto tante ambizioni in meno. Malissimo con Giampaolo ma con la scusante di tanti punti buttati nell’ultima mezz’ora di gioco. La squadra non merita questa classifica. E il problema sembra essere più di testa che di altro. Ora Nicola è chiamato a risollevare morale e valori.

CAGLIARI 4

Il Cagliari ha la rosa più forte delle contendenti per la salvezza e il diciottesimo posto è un insulto alla sua storia nell’anno del Centenario. Quindici punti in meno rispetto alla scorsa stagione. Cragno, Godin, Nandez, Nainggolan, Joao Pedro e Simeone non possono lottare per la salvezza. L’infortunio di Rog è stata probabilmente la svolta in negativo. Ma la giocata da fuoriclasse l’ha piazzata non un calciatore ma un dirigente. Giulini si conferma presidente moderno, d’alto livello con la conferma di Di Francesco. Ancor più coraggiosa di quella che spinse Cellino a confermare un emergente Allegri dopo cinque sconfitte nelle prime cinque partite. Se la scelta sarà egualmente azzeccata, lo dirà il futuro. Quel che è certo è che il Cagliari è in mani solide.

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