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Napoli, Marek Hamsik dice addio: lo slovacco ha segnato un’epoca

Marek Hamsik
Marek Hamsik - Foto Antonio Fraioli

Marek Hamsik. Una delle ultime bandiere del calcio italiano è andata via. Dopo mesi di incertezze, prime pagine sui giornali, il 7 volte miglior calciatore slovacco dell’anno ha deciso: il suo futuro sarà in Cina. Destinazione: Dalian Yfang, in Super League cinese, dove guadagnerà 9 milioni l’anno. Una scelta che ha spiazzato tutti, con una seconda parte di stagione ancora da giocare e magari provare ad alzare un altro trofeo da capitano, magari in Europa. Ed invece, l’annuncio diventato sempre più rimbombante: prima Carlo Ancelotti in conferenza stampa, poi Paolo Cannavaro, con maglia dello slovacco e tweet allegato, che potrà rincontrare nella nazione del Dragone. Contro la Sampdoria l’ultima partita, al San Paolo, inaspettata fino al momento degli applausi, dei saluti e della standing ovation: ecco l’addo di colui che ha reso di nuovo grande il Napoli a suon di record.

IL NUOVO GERRARD- Giunto a Napoli nel luglio del 2007, Marek Hamsik è un giocatore appena 20enne, che giunge in quel di Castelvolturno con le ciabatte, insieme all’altro funambolo argentino, Ezequiel, El Pocho, Lavezzi, in arrivo dal San Lorenzo, squadra di Papa Francesco, dopo una breve, infelice, parentesi al Genoa. Lo slovacco proviene dal Brescia, con il quale ha giocato due anni in B, esordendo a 18 anni contro il Chievo in A nel 2004, per poi maturare in cadetteria segnando il primo gol italiano al Milan in Coppa Italia e poi segnando nella stagione dei partenopei in Serie B ben 10 reti, di cui 7 su rigore. Infatti, le abilità del classe ’87 sono in particolare due: gli inserimenti e il tiro, preciso dal dischetto. Quindi, il primo acquisto costoso del presidente Aurelio De Laurentiis: 5,5 milioni di euro per il nuovo numero 17, su cui si costruirà il gioco dei partenopei di Edy Reja. Sin dalle prime battute, il ragazzino dalla cresta viene paragonato a Pavel Nedved per gli inserimenti, come dirà la stessa bandiera bianconera che in seguito proverà a portarlo a Torino, e a Steven Gerrard, per la meravigliosa qualità balistica.
La prima stagione è subito un trionfo: Hamsik esordisce in Coppa Italia contro il Cesena, segnando subito, quindi, a metà settembre ammattisce la Sampdoria e poi ne fa due alla Lazio. A fine stagione, senza rigori, e in una squadra mediocre, sigla 9 reti: è il capocannoniere del club. Hamsik, che già in Slovacchia ammattiva le difese, va già in doppia cifra nel meraviglioso 2009. L’Italia lo scopre piano piano e dopo la doppietta del primo successo dopo 21 anni a Torino contro la Juventus, lo slovacco diventa il primo straniero a vincere il premio di miglior giovane oltre a miglior calciatore in Slovacchia. 

MAREKIARO DA RECORD – Per chi non è stato mai a Napoli, non si può capire la bellezza del golfo partenopeo, che si può ammirare da Marechiaro, vicino Posillipo. La somiglianza con il nome di Hamsik gli dà questo soprannome, anche per il suo ruolo: la luce, il faro, della squadra è lui, proprio come Marechiaro per Partenope.
Napoli se ne innamora quando a fine stagione raggiunge i dodici gol grazie all’invenzione di Mazzarri di metterlo dietro la punta: verso fine anno, diventa il partenopeo più giovane nell’indossare la fascia di capitano. I gol di Hamsik crescono così come i record e la sua squadra, che ottiene una dimensione europea: il classe ’87 ottiene il privilegio di eguagliare Maradona con 3 anni di fila da capocannoniere ma soprattutto di segnare in tre competizioni UEFA. 
Infatti, nel 2011, esordisce in Champions League, anno meraviglioso in cui il Napoli si piazza agli ottavi, sfiorando i quarti di finale ma fermato dai futuri campioni del Chelsea di Didier Drogba. In Europa Hamsik trova una certa dimensione ma il dispendio di energie è importante e in campionato arriva un quinto posto. In compenso, ecco il primo trofeo dopo 25 anni: l’arrivo di Edinson Cavani porta in dote la Coppa Italia con la Juventus, nella cui finale sigla due reti. Hamsik migliora sempre di più e le offerte non mancano ma il suo attaccamento alla maglia e la città e importante e infatti quando Paolo Cannavaro arriva, la fascia di capitano sul suo braccio. La media realizzativa si abbassa ma gli assist aumentano, come nel 2013 con ben 17 assist e l’ultimo anno in doppia cifra prima dell’arrivo di Maurizio Sarri. Infatti, la rivoluzione di Rafa Benitez non giova appieno allo slovacco né al nuovo acquisto Gonzalo Higuain. Nonostante ciò, dopo la finale di Supercoppa persa nel 2012 tra le polemiche di Pechino, arrivano ben due rivincite: a Roma, nel triste pomeriggio della morte di Ciro Esposito, il Napoli batte la Fiorentina in un incontro del destino tra due squadre che in 10 anni sono risorte dopo i rispettivi fallimenti, quindi a gennaio 2014, Higuain trascina i suoi alla rivincita sulla Juventus in Supercoppa. È l’ultimo successo di Hamsik. L’ultimo del Napoli con Marekiaro. 

2017: L’ANNO MIGLIORE E L’ADDIO – Con Benitez arriva la semifinale in Europa League ma dopo due anni travagliati, ADL attua la rivoluzione sarriana: da Empoli torna nella sua città natia Maurizio Sarri, originario del quartiere di Bagnoli. Sembra tutto apparecchiato per una vittoria in salsa partenopea. Nell’anno dei 36 gol di Gonzalo Higuain, Hamsik non incanta, ma l’anno dopo, il gioco è collaudato e nel decennio slovacco, Hamsik si esalta. Raggiunta quota 100 gol a settembre nel 2016, quindi, sfiorando lo Scudetto, a fine stagione conclude con la prima tripletta da professionista e il secondo posto dietro a Diego Armando Maradona grazie a 12 reti in campionato
La decima stagione azzurra probabilmente è la migliore, quella della maturità calcistica, quella in cui ha dimostrato tutto il suo amore per la maglia. Ancor più di quanto fatto l’anno scorso, dove nemmeno 91 punti sono bastati a battere uno scoglio come la Juventus ma a cui ha saputo dare filo da torcere, così come alle altre big. Quindi, la stagione in corso, quella dell’addio: ad ottobre supera Capitan Bruscolotti con 512 presenze contro il Psg mentre contro la Sampdoria, dopo mesi di buio e infortuni, torna ad incantare, nello suo stadio che ha gridato per l’ultima volta il suo nome, in una chiusura del cerchio cominciata a maggio quando segnò il 116° gol in maglia azzurra.

OLIMPO CONQUISTATO: LEGGENDA COME D10S – Durante la sfida contro i blucerchiati, la sensazione di un ultimo match si avvertiva. Dalla sua performance, incredibile dopo mesi, dall’emozione in campo, da un gioco che spumeggiante che mancava da troppo. Tutto lo stadio si è alzato e ha abbracciato il capitano per l’ultima volta. Forse un giorno tornerà in presidenza. Ma su quel campo non ci giocherà più. Dopo aver incantato per 12 anni con la maglia del Napoli, reso di nuovo grande, la sua missione è conclusa, lasciando l’eredità all’enfant prodige Lorenzo Insigne. Marekiaro da Banska Bystrica ha incantato fino all’ultimo, entrando per sempre nell’Olimpo partenopeo, con 520 presenze e 123 gol, accanto a quel Mito chiamato Diego Armando Maradona.

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