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Lazio, le differenze tra il Luis Alberto 2017/2018 e quello attuale

Luis Alberto - Foto Antonio Fraioli

Minuto 91. Sassuolo vs Lazio sembra destinata ad un freddo pareggio che sembra bloccare la corsa biancoceleste, quando Luis Alberto, dopo un diabolico quanto raffinato via vai con Caicedo, la risolve con l’assistenza per il gol vittoria dell’ecuadoregno. È il nono ultimo passaggio della sua stagione in Serie A, il decimo se si considera anche l’Europa League.

Un assist che va a confermare un periodo di forma sensazionale di uno dei giocatori chiave della Lazio. Infatti, il numero 10 biancoceleste, nonostante dal punto di vista realizzativo non sia stato incisivo come nella stagione 2017-2018 (doppia cifra sia di gol che di assist), il suo contributo ritrovato per la causa laziale, dopo i malanni fisici della passata stagione, sta portando a dei frutti significativi non soltanto per la manovra offensiva della Lazio, ma anche per quanto riguarda i risultati conseguiti in questa stagione.

Ma quali differenze sono percepibili tra il Luis Alberto del 2017-2018 e il Luis Alberto del 2019-2020? Quale dei due è il più efficiente? Innanzitutto, la prima differenza significativa è indubbiamente quella relativa al ruolo. Infatti, il primo giocava in posizione di trequartista, alle spalle di Immobile nel 3-5-1-1, avendo così maggiori possibilità di percepire la porta, con soluzioni creative che si risaltavano soprattutto negli ultimi metri. Quel Luis Alberto, nelle prime 13 partite di quella stagione, aveva già segnato 3 gol e 5 assist in 13 partite. Il Luis Alberto degli ultimi due anni, invece, si è dovuto adattare alla convivenza con Correa, che l’ha spinto ad arretrare il suo raggio d’azione. Ciò gli ha fatto perdere la vena realizzativa (un solo gol segnato), ma ha anche incrementato la sua creatività negli ultimi passaggi. Infatti, fin’ora ha viaggiato a medie-assist che in Europa solo un certo Kevin De Bruyne, uno dei massimi centrocampisti mondiali, ha eguagliato in questa stagione.

Una sostanziale differenza appare evidente nelle statistiche relative alla precisione dei passaggi. Infatti, il primo Luis Alberto (2017-2018) aveva registrato una precisione dei passaggi dell’80 %, con un 87 % di efficienza dei passaggi effettuati nella metà campo laziale e un 71 % in quelli nella metà campo avversaria, con un 65 % di accuratezza nelle palle lunghe. Era dunque un giocatore più avvezzo all’errore individuale nelle giocate offensive, più istintivo, in grado di sfornare ben 3,2 passaggi chiave di media a partita. Una media impressionante che andava ad evidenziare i mezzi di un giocatore talentuoso, creativo e raffinatissimo, che vedeva maggiormente la porta, in una stagione che l’ha visto come autentico ed indiscusso pilastro della Lazio, che sfiorò la qualificazione in Champions League con ben 89 gol segnati. Un bottino impressionante al quale il Mago ispanico ha contribuito con 11 gol e 14 assist segnati in 34 partite, numeri che l’hanno consacrato come miglior assist-man stagionale della Serie A.

Questo nuovo Luis Alberto, invece, come già era stato accennato, interpreta il ruolo di mezz’ala, per lasciar maggior spazio ai duetti offensivi di Correa (o Caicedo) e Immobile, permettendo quindi alla Lazio di svariare maggiormente dal punto di vista delle soluzioni d’attacco, un reparto in grado di arrivare a 30 gol segnati nelle prime 13 partite di campionato. Di conseguenza, una media gol a partita molto simili a quelle della stagione 2017-2018. Ormai maturato dal punto di vista calcistico, il Mago ispanico si è prodigato con grande dedizione in un nuovo ruolo già dalla stagione precedente (nella quale, però, aveva un rendimento condizionato dalla condizione fisica non propriamente eccelsa), perdendo molto smalto dal punto di vista realizzativo, ma affinando non soltanto la precisione dei suoi paesaggi, ma anche l’intelligenza strategica delle sue soluzioni creative. Infatti, il Luis Alberto attuale è già a 9 assist in 13 partite (quasi il doppio rispetto al Luis Alberto del 2017-2018 fino alla tredicesima giornata), con un costante dato riguardo i 3,2 passaggi chiave effettuati di media a partita. Ma ad essere migliorata è soprattutto la precisione dei passaggi (86 %), oltre che in quelli nella metà campo laziale (92 %), nella metà campo avversaria (78 %) e nelle palle lunghe (76 %). Un Luis Alberto che di fatto opera da regista arretrato, nel reparto di centrocampo, rifinendo la manovra oltre che a crearla, prediligendo molto spesso i lanci lunghi in profondità a premiare le incursioni di Correa e Immobile, che non possono che beneficiarne con il loro Mago ispanico ad assisterli. Nonostante questo nuovo stile di assistenza, non vengono però a mancare le sue intuizioni geniali negli ultimi metri, tornando all’occorrenza al suo ruolo standard.

Dunque, quali sono le differenze delle soluzioni di Luis Alberto fra la stagione 2017-2018 e quella attualmente in corso? Innanzitutto, come già era stato precisato inizialmente, nella prima stagione citata aveva un maggior attitudine realizzativa, giocando più avanzato, aveva giocate spesso illuminanti (vedasi il lancio per Lulic contro il Bologna alla decima giornata di campionato), oltre al fatto che prediligeva maggiormente i cross, una soluzione che spesso favoriva le abilità aeree di De Vrij, con una percentuale di buona riuscita del 29 %. Attualmente, invece, si evidenzia una maggior insistenza nei lanci lunghi, con percentuali considerevolmente migliorate (dal 65 % al 76 %)z miglioramento percepibile anche in quelli nella metà campo avversaria (da 71 % al 78 %), con conseguente affinamento del pacchetto di soluzioni possibili che può tirare fuori in varie circostanze. È un nuovo Luis Alberto, più spietato nella creatività per il compagno, con soluzioni che svariano tra lanci lunghi e millimetrici, passaggi in profondità rapidi e dannatamente efficaci per favorire le incursioni delle punte. Inoltre, il Mago ispanico appare spesso irrisorio e burlone anche nei confronti dei malcapitati avversari, come nel passaggio no look per Correa nel match a San Siro contro il Milan, a dimostrazione di un giocatore dannatamente consapevole dei propri mezzi, divenuto un autentico cecchino per il servizio ai compagni di squadra, in ogni modo. E anche quando la squadra sembra ormai destinata a perdere un’occasione per vincere, con una dirompenza unica si inventa la soluzione vincente, esattamente come è successo la scorsa domenica contro il Sassuolo. L’assist per lui è ormai una priorità.

È difficile stabilire quale sia il miglior Luis Alberto, in quanto il primo predilige il gol, appare più istintivo e grezzo in un contesto offensivo molto prolifico come la Lazio degli 89 gol in campionato; il secondo, invece, ha dell’assist la sua principale prerogativa, con un bagaglio di soluzioni più maturo, più consapevole e per certi versi anche più creativo. Inoltre, i compiti svolti dai “due” Luis Alberto sono differenti: il primo è un trequartista che ha la possibilità di percepire maggiormente la porta e di dialogare a stretto contatto con le punte; il secondo, invece, è una mezz’ala splendida che ha affinato considerevolmente la sua tecnica, mettendosi al servizio di Correa e Immobile, rinunciando ai gol per la rifinitura del gioco e per l’assistenza delle punte.

Indipendentemente dal ruolo svolto nelle due circostanze, appare evidente ed inequivocabile l’impatto che il Mago ispanico classe ’92 ha nella prolificità offensiva: infatti, la media gol segnati a partita ha avuto un momentaneo calo nella stagione 2018-2019, proprio nella stagione in cui Luis Alberto ha avuto problemi di condizione fisica. Nella stagione 2018-2019 venne registrata una media di solo 1,47 gol segnati a partita (56 gol in 38 partite di campionato), una differenza abissale a confronto dei dati della stagione 2017-2018 (2,34 di media, con 89 gol segnati) e quella corrente (2,30 con 30 gol segnati in 13 partite). Questo può essere spiegato dal fatto che il sistema di gioco di Simone Inzaghi prediliga soprattutto l’attacco della profondità, caratteristica per la quale eccelle proprio Ciro Immobile. E proprio Luis Alberto si dimostra il principale faro di questo schema offensiva, che premia le incursioni del centravanti. Il mancato rendimento dello spagnolo, di conseguenza, ha danneggiato Immobile dal punto di vista realizzativo nella passata stagione. Basti pensare al fatto che il centravanti napoletano ha segnato già adesso 15 gol in 13 partite in questa stagione, gli stessi gol che era riuscito a segnare nel corso dell’intera stagione di Serie A 2018-2019 in 36 partite, con quasi il triplo dei match disputati!

Una domanda sorge spontanea: a quanti assist può arrivare Luis Alberto? Difficile stabilirlo, anche perché quando si tentano determinate valutazioni in prospettiva comparata, si rischia di esagerare con le cifre dei gol o degli assist che possono essere sfornati da un giocatore nel corso della stagione. Basti pensare a Piatek, che durante il suo avvio florido con il Genoa aveva creato l’aspettativa che potesse superare il record di gol di Gonzalo Higuain nella stagione 2015-2016. Si può tuttavia tentare di avanzare qualche ipotesi, considerando che il Mago ispanico, alla tredicesima giornata della stagione attuale, conta 9 assist, mentre a quel punto della stagione 2017-2018 (quella dei 14 assist) era arrivato a 5. Appare quindi verosimile supporre che abbia altissime possibilità di superare il suo record personale e di poter probabilmente insidiare il record delle storia odierna del massimo campionato italiano, quello stabilito da Ronaldinho nella stagione 2009-2010, nella quale il fuoriclasse brasiliano tirò fuori dal cilindro ben 18 assist! Sarà dunque il tempo a stabilire fino a che punto arriverà il buon Luis Alberto. Una cosa appare evidente, mai nella sua carriera era apparso così spietato negli ultimi passaggi.

In conclusione, questo nuovo Luis Alberto avrà pure perso la sua attitudine al gol con il cambio di ruolo da trequartista a mezz’ala, ma ha considerevolmente affinato non soltanto le sue già immense abilità negli assist, ma con una grande e riscoperta maturità calcistica si è confermato un autentico pilastro della manovra offensiva della Lazio.

Il Mago di San José del Valle è tornato, con nuove vesti, più spietato che mai, più geniale che mai, al servizio della causa biancoceleste.

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