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Lazio-Inter finisce in rissa, ma serve un cambio di mentalità. Ritorno amarissimo da ex per Inzaghi

Rissa Lazio-Inter
Rissa Lazio-Inter - Foto Antonio Fraioli

E’ un ritorno amarissimo per Simone Inzaghi all’Olimpico nella prima da avversario dopo 22 anni vissuti alla Lazio tra il ruolo di giocatore, attaccante di buon livello, e allenatore di ottima prospettiva adesso chiamato dall’Inter alla quale non ha potuto dire no. Il 3-1 di stasera, però, è un macigno da accettare in una serata che poteva essere di festa (al di là del risultato, bell’accoglienza per lui da parte dei suoi ex tifosi), ma che per il risultato e per quanto accaduto, diventa uno psicodramma per il piacentino è per tutti il popolo nerazzurro.

Il rischio è quello che questo Lazio-Inter possa diventare iconico come quello del 5 maggio 2002 che consegnò lo scudetto alla Juventus, oppure come quando nel 2010 si consumò la mezza farsa dell’“Oh no” per non far vincere la Roma di Ranieri. Il 16 ottobre 2021 entra nell’immaginario collettivo dalla porta principale come la partita in cui si è tornato finalmente a giocare a calcio, senza piegarsi a dinamiche incredibilmente obsolete e contro la stessa logica del gioco. Certo, le maxi risse del finale sono da censurare e rovinano quanto di bello messo in campo dalle due squadre in quello che era il big match per lanciarsi ai piani alti della classifica, ma scaturiscono da un episodio che, buonismo a parte, non avrebbe dovuto provocare alcuna reazione sopra le righe. Il pubblico al 75% vuole vedere una partita di calcio, vuole vedere del gioco, non il pallone buttato fuori a ogni compagno a terra. Figurarsi se si chiede di farlo quando a terra c’è l’avversario e quando già l’Inter avrebbe potuto provvedere senza affidarsi alla bontà della Lazio. La verità è che ci si è abituati malissimo a un fair play di facciata: prima e dopo assistiamo a simulazioni, proteste, falli duri, rigori inventati, per non tacere delle risse. Perché si dovrebbe continuare a invocare un gesto come quello di gettare fuori il pallone che non è contemplato in nessun regolamento? Ci pensa l’arbitro a interrompere il gioco, e solo per un colpo alla testa: non è successo nulla di tutto ciò, il gol di Felipe Anderson è inattaccabile ed è anche un bello spot per la Serie A che torna ad affollare i propri stadi di tifosi. E’ ora di cambiare mentalità.

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