Serie A

Hellas Verona, Tudor: “Ho trovato un gruppo forte. Per salvarci dobbiamo pedalare”

FOTO Илья Хохлов Football.ua via CC 3.0

Inizia la nuova avventura di Igor Tudor da allenatore in Serie A. Il tecnico croato infatti è appena stato presentato in conferenza stampa come sostituto di Eusebio Di Francesco sulla panchina dell’Hellas Verona. Ecco le sue prime parole da allenatore dei clivensi:

Prende la parola il d.s. D’Amico: “Credo sia giusta una piccola premessa: quando si fanno queste scelte c’è grande dispiacere, a livello umano, per un professionista come Di Francesco, che ritengo un buon allenatore e un’ottima persona. Il nostro lavoro è iniziato il dieci luglio, e credo sia venuta meno una prospettiva. Non abbiamo ritenuto che le modalità fossero ancora quelle idonee per una società come la nostra. Noi non ci sottraiamo alle nostre responsabilità, e quindi siamo intervenuti velocemente. Ribadisco la stima umana e professionale verso Di Francesco, ma dal mio punto di vista abbiamo bisogno di ritrovare il nostro spirito, quello che i nostri calciatori hanno mostrato in campo negli ultimi due anni, affrontare tutte le squadre con coraggio, ambizione, voglia di mettersi in gioco e ottenere qualcosa che era grande per noi. Per questo abbiamo affidato la guida tecnica a mister Igor Tudor”.

Juric disse che voi siete fratelli. Cosa c’è in questa definizione?
“Voglio ringraziare il direttore, prima di tutto, e il presidente, di questa opportunità. Sono veramente contento. Io e Ivan siamo amici, ci conosciamo da quando eravamo piccoli, abbiamo fatto insieme il settore giovanile dell’Hajduk. Parliamo spesso di calcio. Poi ognuno ha la sua visione. Penso sia uno dei più forti, credo di essere abbastanza obiettivo, anche se è mio amico: è tra i primi tre-quattro in Serie A, e spero di fare qualcosina di quello che ha fatto lui. Con il tempo si vedrà sempre di più la mia idea di calcio: in questo momento bisogna fare punti. Vorrei dare tutto alla mia squadra: bel gioco, corsa, aggressività. Tante volte si danno delle etichette, ma non è così: non è vero che un allenatore si basa soltanto sulla corsa, o su altro”.

Con quale modulo partirà?
“Il modulo va in secondo piano, ciò che conta è il modo di giocare, lo stile. Conta l’identità che dai alla squadra: l’intensità, i movimenti senza palla, le linee di passaggio. Quella è la cosa più importante”.

Come ha trovato il gruppo?
“Abbiamo fatto due allenamenti belli, mancano tre giorni alla partita. Sono venuto qui fiducioso, credo ci siano giocatori forti, con una buona mentalità. In queste tre partite non meritavano tre sconfitte, ma in questo caso subentrano i dettagli: una corsa in più, un sacrificio. Ho trovato una squadra disponibile, con giocatori forti, e penso faremo bene”.

Come ha ritrovato i giocatori che ha già allenato?
“Più forti, sono tutti e tre giocatori forti, che hanno fatte cose buone negli anni precedenti. Sono tre giocatori importanti, e sono contento di averli in rosa”.

Ha bisogno di essere al centro del progetto?
“Io devo allenare e far giocare bene la squadra. Mi trovo in un club che mi piace come organizzazione, con le persone giuste al posto giusto, tocca a me fare bene. L’allenatore è sempre al centro del progetto, è una persona importante per un club”.

Cosa pensa manchi a questa squadra?
“Io voglio guardare avanti. Ho trovato ragazzi disposti a lavorare, a sacrificarsi: penso che faremo molto bene”.

Quanto tempo ci vorrà per salvarsi?
“Abbiamo appena iniziato. C’è da pedalare, è ancora lunga. Mi piacerebbe avere un po’ di tempo tra le partite per lavorare”.

Il paragone con Juric può essere ingombrante?
“Basta che non li facciate. Fa parte del mio lavoro, etichettare e paragonare è parte del vostro. Fare paragoni non serve a niente, solo a fare show. Bisogna andare là, pedalare e fare bene”.

Si va in battaglia?
“Tutta la vita è una battaglia. Mi è stato chiesto di fare bene il mio lavoro, mi hanno scelto perché qualche mia idea piace”.

C’era già stata la possibilità di venire a Verona?
“È tutta un’invenzione (ride, ndr). Tutto gossip”.

Juric l’ha sentito?
“No, non negli ultimi due giorni”.

Si è fatto un’idea di cosa può essere giusto per questa squadra?
“Sì, ho idee molto chiare. Se giochi a quattro hai un centrocampista che si abbassa sempre e passi a tre. Si può giocare a zona, a uomo: ci sono tante varianti. Ma alla fine sono i giocatori che fanno la differenza”.

Come ha trovato la squadra fisicamente?
“Il nostro lavoro ha tante belle cose, ma ne ha una brutta: dipendi da tanti fattori, ma paghi solo te. Abbiamo lavorato sulle cose importanti”.

Come valuta l’ultima esperienza?
“Tutte le esperienze sono belle. Con Pirlo mi sono trovato molto bene, penso che avrà una grande carriera. È stata un’esperienza bella, diversa, che mi ha arricchito tanto”.

Cosa le ha detto il presidente?
“Abbiamo parlato, mi ha chiesto di fare bene. Ho trovato una società ben organizzata, in maniera semplice, e io sono contento”.

Come ha vissuto la serata di lunedì?
“Non importa. All’intervallo ho visto che la squadra stava mollando, e ho preso la macchina per venire qua (ride, ndr)”.

Kalinic ha tutto per fare la differenza…
“È forte, lo conosco, ho giocato anche con lui. Ha fatto bene alla fine dello scorso campionato, penso che possa fare bene. Ci sono tante partite, davanti c’è gente importante. E poi ci sono cinque cambi, e per un allenatore è una cosa positiva: avrà il suo spazio, e sono sicuro che lo sfrutterà alla grande”.

Ci presenta il suo staff?
Interviene D’Amico: “Lo staff dimostra che non c’era nulla prima. Anche se è vero che in estate abbiamo incontrato Igor. Ci sarà Bocchetti come vice, Cataldi come preparatore dei portieri, Didona con match analyst. Lo staff sarà ‘societario’: ci siamo presi qualche settimana per valutare con il mister se e come ampliare lo staff tecnico”.

Cosa può dare Tudor al Verona, e cosa può dare Verona a Tudor?
“Tanto: sono domande da un milione di dollari. Spero di dare la mia qualità, per me Verona è una grande opportunità, essere allenatore di Serie A è un privilegio. Allenare insieme a Mourinho e Spalletti è un privilegio. Io penso di poter dimostrare le mie qualità, poi sarà il campo a dare le risposte”.

Si è dato un ordine di priorità?
“Sì, anche perché abbiamo due o tre giorni tra una partita e l’altra. È una situazione particolare, l’ho accettata: bisogna andare sulle cose giuste, concrete. E vedremo domenica”.

Può sintetizzarsi la sua idea di gioco?
“Alleno da dieci anni, me lo chiedono sempre. Io voglio tutto, come ogni allenatore: voglio giocare bene a calcio, correre, essere aggressivo. Questa è l’idea che ogni allenatore ha. Magari qualcuno no, vuole restare dietro, giocare in contropiede e buttare palla avanti: io no, mi è sempre piaciuto avere tutto. Poi dipende dai giocatori. Ci sono certe cose che vanno di moda, uno sviluppo di calcio al quale questa generazione dà importanza, e che magari prima non c’era. Il calcio va avanti, è sempre in evoluzione: come ha detto Mourinho, dieci anni fa le piccole aspettavano dietro, oggi non più. E nemmeno la gente vuole vedere una squadra che stia bassa e aspetta. Quindi noi dobbiamo andare in quella direzione”.

Questa squadra, negli ultimi anni, ha tirato poco in porta. Lei insiste su questo aspetto?
“C’è gente che ha un gran bel tiro. Ma negli ultimi anni si è tirato, anche perché se non tiri non fai gol. Il tiro fa parte del gioco: bisogna fare un bel gioco per creare i presupposti. Il tiro è una conseguenza di tutto questo. Dipende anche da quanti giocatori coinvolgi nella fase d’attacco”.

Lavora molto anche sui calci piazzati?
“Tutti gli allenatori lo fanno: non si trascura più niente. I calci piazzati incidono statisticamente parecchio in una partita”.

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