[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”1132026″]
Prediche, prediche e ancora prediche. In Italia vi รจ talmente tanto bisogno di giudicare gli altri che si dร fiato alla bocca (o alla penna) senza prima riflettere. Lo si fa per il sol gusto di predicare e sentenziare, ormai da tempo immemore vero e proprio sport nazionale.
Gianluigi Donnarumma รจ stato fischiato, a San Siro, durante la sfida di Nations League tra Italia e Spagna. La motivazione di tale contestazione, antipatica ma assai comprensibile, non รจ di certo riconducibile alla scelta di lasciare il Milan, come ha ritenuto di dover sottolineare chi ha fatto passare tale protesta al pari di un coro razzista o di un inno nazionale sommerso dai fischi. Se fosse stato cosรฌ, campioni come Shevchenko, Kakร e tanti altri passati per Milanello e poi ceduti nel calciomercato, avrebbero ricevuto negli anni il medesimo trattamento. E invece, guarda caso, รจ successo solamente allโex portiere rossonero. Perchรฉ?
Analizzare le motivazioni di tale protesta รจ importante. Gianluigi Donnarumma non viene contestato per aver lasciato il Milan (una scelta professionale ed economica piรน che comprensibile), ma per la maniera in cui lo ha fatto. Il fu โGigioโ, cresciuto e valorizzato negli dallโAC Milan, ha prima rinnovato un contratto a cifre faraoniche (6 milioni netti allโanno, oltre al milione โregalatoโ al fratello Antonio, in rosa come terzo portiere. Di fatto 14 milioni lordi per le casse del Milan per ogni stagione) per poi, tramite il suo agente Mino Raiola, scegliere di andare a scadenza 2021 senza permettere alla societร che lo ha accompagnato nella sua eccezionale crescita (i miglioramenti giunti grazie al lavoro di Nelson Dida rappresentano solamente lโultimo supporto decisivo per il recente salto di qualitร ) di ricevere un singolo euro. Un danno economico enorme, arrivato dopo aver addirittura rifiutato un confronto con Paolo Maldini (!) in quel di Milanello a poche settimane dal termine della scorsa stagione. โParlate con Minoโ, la risposta. Inqualificabile.
La coppia Donnarumma-Raiola rappresenta ciรฒ che sta mandando in crisi lโattuale sistema calcio. Il cartellino, di fatto, non รจ piรน di proprietร di una societร bensรฌ di un procuratore. Portare un giocatore a scadenza permette allโagente di guadagnare personalmente, grazie alle commissioni, conducendo milioni di euro fuori dal mondo del pallone. Una crisi irreversibile che in pochi, oggi, stanno provando a risolvere/combattere; proprio il Milan in questi ultimi due anni si sta facendo baluardo, non senza ricevere aspre critiche, di tale battaglia.
Cosa si aspettava il tifoso del Milan? Non che Donnarumma rimanesse in rossonero, ma che, semplicemente, con un briciolo di riconoscenza, portasse nella casse della societร un corrispettivo adeguato al valore del calciatore.
Non รจ insolito, per fortuna, leggere dichiarazioni di calciatori che, vicini alla scadenza del contratto dicano: โvoglio andare via, ma non voglio creare un danno alla mia societร โ. Lโultimo รจ stato un certo Mbappรจ. Gianluigi Donnarumma, di tutto ciรฒ, non si รจ mai preoccupato. Se ne รจ lavato le mani. Non ha mai nemmeno spiegato il perchรฉ di tale comportamento.
E arriviamo cosรฌ ai fischi di San Siro che, e questa รจ una certezza, sono giunti per la maggior parte da tifosi del Milan ma non solo. Non a caso Donnarumma era stato fischiato, seppur in maniera meno pesante, anche allo Stadio Olimpico durante Euro 2020.
I fischi di San Siro sono stati tanto antipatici (per usare un termine utilizzato, in maniera precisa e puntuale, da Paolo Condรฒ) quanto inevitabili. Un sentimento tradito non puรฒ passare sotto traccia, che sia Milan-Psg (che potrebbe anche non giocarsi per 15 anniโฆ), una partita dellโItalia o il derby del cuore. E quel sentimento tradito รจ venuto fuori prepotentemente (forse ancor di piรน dopo la campagna mediatica anti-fischi dei giorni precedenti), sincero e forte. Antipatico? Si. Controproducente? Forse in minima parte. Vergognoso? No. Mai. Fischiare รจ un diritto del tifoso di calcio che come tale ha diritto di manifestare dissenso. Senza insulti (quelli di uno striscione di alcune settimane fa furono vergognosi e inqualificabili), ovviamente.
Quello che invece รจ vergognoso รจ paragonare tale dissenso con il fischiare un inno nazionale avversario o, addirittura, con i cori razzisti. Anzi, tali prediche (per tornare al concetto iniziale) sminuiscono totalmente quella lotta al razzismo che, nei campi di Serie A, andrebbe combattuta leggermente meglio (eufemismo). Vlahovic docet.
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180″]