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“Contro il Verona può essere la resa dei conti”. Sarri lo aveva detto e c’aveva ragione, ma in negativo. Come a Bologna dopo la vittoria nel derby, ecco che i biancocelesti compiono un altro disastro al Bentegodi e dopo la convincente vittoria con l’Inter subiscono un pesantissimo 4-1 dal Verona firmato interamente da Simeone, capace di piazzare un poker che distrugge ancora una volta le ambizioni della Lazio. Ogni settimana questa squadra, che pure mostra dei progressi importanti, fila e disfa il proprio filo di Arianna, alternando a vittorie – perlopiù casalinghe – di prestigio a capitomboli senza spiegazioni di sorta. L’unica, ma non può essere una scusante per Sarri che non ha ancora il polso della situazione, può essere il fatto di giocare meno di tre giorni dopo rispetto alla partita di Europa League: era successo prima del Dall’Ara, succede anche oggi, ma due indizi non fanno una prova e la certezza è solo una, che manca la quadra.
Il Verona è in forma, con Tudor solo la sconfitta rocambolesca col Milan e tanti gol segnati nella sua gestione. Poteva starci una giornata di sofferenza per Immobile (autore dell’unico gol) e compagni, ma non così. La Lazio è sembrata quasi concedersi all’Hellas, giocare come se non ci fosse una classifica alla quale porre rimedio, come se fosse un’inutile partita di fine anno. E i padroni di casa ne hanno approfittato, vincendo con enorme merito e sfruttando il loro momento – che dura per la verità da oltre un mese – positivo. E’ il momento delle riflessioni per i biancocelesti, dentro e fuori dal campo: fuori con tutte le polemiche che si sono susseguite negli ultimi giorni, tra casi di fascismo e razzismo, che non fanno bene alla squadra, dentro con la gestione Sarri. Perché tenere fuori Luis Alberto per inseguire un equilibrio tattico che di fatto non sussiste? Rinunciare alla qualità non fa mai bene e partite del genere lo stanno a testimoniare. Perché insistere con un 4-3-3 che forse non sembra il vestito migliore? Al tecnico toscano le risposte, perché i bonus, francamente, sono già finiti.
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