Editoriali

Cagliari, qualcosa si è rotto: ma a pagare è Maran e questo non è giusto

Vedo la mentalità giusta, al nostro interno siamo molto uniti, così facendo sono convinto che torneremo presto a fare punti”. Non troppo tempo fa (9 febbraio) Tommaso Giulini si presentava così ai microfoni di Sky dopo la deludente sconfitta del Cagliari a Genova. Gol beffardo di Pandev e primo ko dopo una serie di tre pareggi di fila con Brescia, Inter e Parma. Tre “X” che avevano fatto ben sperare i tifosi del Cagliari, soprattutto dopo l’entusiasmante 1-1 di San Siro, reduci da un terribile momento con i rossoblù sconfitti in cinque gare di fila tra campionato e Coppa Italia.

Giunti al triplice fischio di Cagliari-Roma 3-4, la situazione è davvero infernale. Undici partite in A senza vittorie con quattro pareggi e ben sette sconfitte (ultimo successo risalente al 2 dicembre nel rocambolesco Cagliari-Samp 4-3). Tutto capovolto: dalle stelle alle stalle, dal sogno Europa al rischio zona retrocessione con uno dei peggiori ruolini in questo girone di ritorno. Qualcosa si è rotto ma a farne le spese, ingiustamente, è Rolando Maran. Un tecnico che per la maggior parte del pubblico cagliaritano è sempre stato un corpo estraneo al progetto rossoblù, anche quando le cose andavano bene (insomma, il solito capro espiatorio):

Ma così non va. E partiamo dall’inizio, da Fenerbahce-Cagliari. Il Casteddu vola in Turchia per una delle più classiche amichevoli di inizio campionato contro una delle formazioni maggiormente blasonate nel calcio turco. Partita con scarsi contenuti tecnici che in questa stagione del centenario verrà ricordata per il maledetto infortunio di Cragno. Botta alla spalla contro il palo, sostituzione immediata, operazione a Villa Stuart e quattro mesi di stop. Poi inizia il campionato e il Cagliari ospita il Brescia in una partita decisa da un rigore piuttosto discutibile per tocco di braccio di Cerri (0-1). Ma ancora una volta è la sfortuna a far da padrona con l’infortunio del centravanti bomber rossoblù Pavoletti: rottura del crociato, out fino a marzo. Che prospettive può avere il Cagliari se non quella di raggiungere la quota salvezza almeno alla trentesima giornata?

È il mercato ad illuminare una stagione che sembrava stregata. Il ds Carli strappa Simeone alla Fiorentina e Olsen alla Roma per sostituire Pavoletti e Cragno. Due pedine fondamentali in uno scacchiere che inizia a brillare in un pomeriggio del Tardini di Parma dove i rossoblù centrano il primo successo in campionato per 3-1 con doppietta di capitan Ceppitelli. E col passare dei match Maran ricama una squadra al limite della perfezione dati i contenuti tecnici: modulo 4-3-1-2 con Nainggolan leader e trequartista davanti a un centrocampo di grinta e tanta qualità formato da Nandez, Cigarini e Rog. Massima espressione che la si raggiunge il 10 novembre alla Sardegna Arena contro la Fiorentina: sonoro 5-2 e calcio champagne per 70 minuti. Tutto è perfetto, tutto è inspiegabile: un’intera isola segue il Casteddu come negli anni di Gigi Riva. Tredici risultati utili di fila, prima il sogno Champions poi il quasi “contentino” Europa League prima di un declino che ha del clamoroso.

Qualcosa si è rotto e l’entusiasmo, col passare delle partite, viene cancellato dalla contestazione dei tifosi. Cagliari-Lazio per tanti verrà vista come la svolta in negativo della stagione. E per almeno due mesi, in tutti pre e post partita, Maran tornerà a parlare di quei maledetti sette minuti di recupero dove i biancocelesti riuscirono a ribaltare l’1-0 di Simeone con i gol di Luis Alberto e Caicedo. Sconfitta immeritata che dall’ambiente rossoblù viene vissuta come una sconfitta ingiusta (che è ben diverso) date le numerose proteste contro la direzione di gara. È qui che inizia il terribile declino con quattro partite di fila nelle quali il Cagliari non è più il Cagliari (Udinese 2-1, Juventus 4-0, Milan 0-2 e Inter 4-1 in Coppa Italia). Crisi di risultati e di gioco, attenuata da segnali di crescita nei tre pareggi di fila prima di sprofondare nuovamente nell’anonimato tra Genoa e Napoli fino al 3-4 contro la Roma.

Ma qualcosa non torna perché Maran dalla sua ha sempre avuto la dirigenza, con buona pace di una grossa fetta di tifosi rossoblù che nemmeno al calcio champagne offerto per metà stagione hanno elogiato il proprio tecnico. “In classifica ora siamo tutti lì, adesso siamo noi a dover inseguire, lo faremo con voglia, sacrificio e tutti quegli elementi che il Cagliari ha mostrato anche nelle ultime partite dove non è riuscito a vincere – dichiarò Giulini nel post Genoa-Cagliari 1-0 – Guardare adesso la classifica ha poco senso, ciò che conta è tornare a vincere pensando gara dopo gara, allenamento dopo allenamento“. Il presidente rossoblù al Ferraris scese in zona mista per metterci la faccia, per confermare la fiducia in Maran, per ribadire l’appoggio a un gruppo che per tre mesi ha fatto sognare un’isola intera. E forse mai sapremo la verità. Perché di mezzo c’è un caso, abbastanza contorto con scenari incredibili. A fine gennaio Castro va alla Spal, si sussurra per un sospetto litigio “irreparabile” con Klavan. Poi spunta un audio che racconta di una sospetta rissa tra Pavoletti e Birsa a margine di una cena di squadra con l’attaccante rossoblù che, vicino al recupero, cade e si rompe nuovamente il crociato. Un caso nato da un audio Whatsapp al quale il Cagliari Calcio risponde con una conferenza straordinaria con Pavoletti e Cigarini che prima catalogano queste voci come “cagate” e poi raccontano di un gioco al termine del quale, al rientro nel locale, Pavoletti da solo ha sentito il ginocchio crollare e si è accasciato a terra.

Tutto stona, tutto va male, tra infortuni e squalifiche il Casteddu non ritroverà più il suo 11 titolare con stabilità. Casi e circostanze ancor più grandi delle responsabilità di un singolo allenatore che da due anni lavora nell’isola con risultati pari a quelli registrati dai tempi di Max Allegri. Ma a pagare è proprio Maran, al quale a inizio stagione di certo non gli venne chiesto di portare la squadra in Europa League. Il Cagliari è undicesimo con 8 vittorie, 8 pareggi e 9 sconfitte in 25 gare (una da recuperare contro il Verona) ed è nella posizione che, a bocce ferme, gli spetterebbe. È mancato l’equilibrio nei risultati, questo sì: ma in un ambiente come quello sardo bisognerebbe mantenere i piedi per terra e mantenere l’equilibrio anche nelle valutazioni. In un mese non si può rimangiare la fiducia in un tecnico così come lo stesso Maran, nel giro di tre mesi senza vittorie, non può esser diventato un incompetente. La squadra c’è e tecnicamente può rendere così come ha fatto nella prima parte di stagione ma a mancare, in questo momento, è l’entusiasmo. E la faccia di Joao Pedro contro la Roma, che al 90′ sbaglia un rigore per poi segnare sulla ribattuta il 3-4 con il recupero ancora tutto da giocare, ne è l’emblema: basterebbe un po’ più di fortuna e la partita giusta per interrompere questa depressione. Ma esonerare Maran non è la via d’uscita ideale, specie a stagione in corso quando ormai non si ha più nulla da perdere. Ma comunque vada, chapeau mister: un’isola intera si è emozionata davanti al SUO Cagliari.

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