Editoriali

Brava Juventus, ora gli altri diciannove club facciano la stessa cosa

La dirigenza della Juventus con il presidente Andrea Agnelli - Foto Sportface

Ripresa degli allenamenti, campionato da completare, date e scadenze. Negli ultimi giorni non si è parlato d’altro e le polemiche in tempo di coronavirus non hanno abbandonato il nostro mondo del calcio. La pandemia è ancora ben lontana dal far passare lo spavento e così al momento sembra irrealistico pensare di tornare in campo a stretto giro di posta: lo ha detto per ultimo il ministro Spadafora, ma lo pensano un po’ tutti.

SCONTRO INTESTINO – Persino Lotito, protagonista con Agnelli in settimana di una sorta di remake della scena del Professorone in Tre uomini e una gamba, sa che è impossibile, eppure spinge in direzione contraria. Tanti gli interessi in ballo, probabilmente una Lazio così competitiva per lo scudetto difficilmente si vedrà nei prossimi anni: dalla sua parte si erano schierati anche De Laurentiis (il Napoli non può restare fuori dalle coppe) e Giulini (Cagliari seppur in crisi ancora in lotta per l’Europa League). Ma non si può nascondere che anche gli altri, quelli contrari a riprendere (le posizioni più nette di Cellino col suo Brescia, ma anche l’Atalanta che ha visto la richiesta degli ultras di perdere eventualmente a tavolino ma non di scendere in campo durante e dopo il martirio che sta vivendo la città di Bergamo. A capeggiare questo gruppo coeso per riprendere a giocare se e solo quando la situazione legata al coronavirus lo consentirà in tutta sicurezza c’è la Juventus, che ha lanciato un segnale deciso poche ore fa.

LA JUVENTUS TRACCIA LA STRADA – La società bianconera si è mossa per prima, proprio come quando inaugurò la stagione degli stadi di proprietà ormai nove anni fa, e ha annunciato in una nota ufficiale di aver raggiunto l’accordo generale con lo staff tecnico, dunque giocatori, allenatori e collaboratori, per il taglio degli stipendi in un momento così complicato per il calcio italiano. Una mossa che spazza via ogni dubbio sulle intenzioni di Agnelli: la stagione è ormai compromessa, va salvaguardata quella successiva, peraltro nell’anno degli Europei. I bianconeri sono in testa al campionato, ma sarà la Figc a decidere come muoversi: giorno dopo giorno sembra sempre più difficile riuscire a completare il campionato in maniera regolare restando all’interno della scadenza ultima, fissata in deroga per la prima metà di luglio. Serve un miracolo, ma la Lega non è ancora attrezzata e c’è spaccatura e tensione.

SACRIFICI A VICENDA – La Juventus ha tracciato la strada, la seguano tutte le altre: dalla Lazio al Brescia, è il momento di non fossilizzarsi su questa stagione maledetta. Il taglio degli stipendi è un segnale concreto per evitare il default del sistema calcio italiano, ma anche una mossa strategica per dimostrare di aver capito, mettendo da parte per un attimo gli interessi, che non se ne uscirà presto da questa situazione. Niente allenamenti, niente partite finché il paese non sarà in emergenza e quindi niente introiti è il sacrificio dei club, i calciatori rispondano con la riduzione degli stipendi: la Juventus ha dimostrato che non ci vuole poi molto.

SportFace