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A lezioni di vita da Mihajlovic e il Bologna

Sinisa Mihajlovic - fotomenis.it

Bologna, sei unica. La malattia di Mihajlovic sta insegnando ai suoi ragazzi che in campo non sono undici singoli ma un organico unico, fatto di uomini pronti a sacrificarsi l’uno per l’altro e per il proprio allenatore che anche in uno dei momenti più difficili della sua vita, è vicino alla squadra. All’intervallo di Brescia-Bologna, con i felsinei sotto 3-1, Mihajlovic li ha chiamati, arrabbiatissimo, e li ha spinti a una rimonta clamorosa: 3-4, frutto del rosso a Dessena che ha lasciato i lombardi in dieci e frutto di una squadra che, quest’anno, non molla e non mollerà mai perché se non molla Sinisa, fuori dal campo, loro non possono farlo sul terreno di gioco. Un esordio debole, 1-1, a Verona con Mihajlovic, a sorpresa, in panchina. Ha seguito la vittoria nel derby con la Spal e il clamoroso ribaltone già citato. Al ritorno dalla trasferta di Brescia, Palacio e compagni hanno fatto sosta al Sant’Orsola, l’ospedale di Bologna, per fare una sorpresa (con tanto di cori) al tecnico.

Un gruppo unico e meraviglioso che ha imparato ad essere unito e a lottare, tutti insieme, sul campo e fuori. Nonostante tutto Sinisa non riesce ad abbandonare il ruolo del sergente e a distaccare la mente dal suo lavoro: “Bravi, non me l’aspettavo, però mercoledì parliamo eh, perché non abbiamo ancora fatto niente…”. Sinisa è fatto così, è un guerriero, un condottiero, un gladiatore, un uomo forte che sta crescendo un gruppo forte. E tutti noi avremmo qualcosa da imparare dallo spirito che Mihajlovic, malato di leucemia, sta trasmettendo al Bologna.

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