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L’ex direttore sportivo della Roma Walter Sabatini, ora alla Sampdoria, è stato intervistato dal Corriere dello Sport e ha rivissuto l’esperienza in giallorosso svelando alcuni retroscena. “Sto cercando di guarire dalla malattia Roma, non posso portarmela dietro per tutta la vita. Non è una squadra, è uno stato dell’anima, il polmone che ho perso – ha confessato – La Roma ti entra nelle ossa. A seguire, ho lavorato per Suning, non per l’Inter. Poi si torna alla realtà. Solo ora, dopo due anni, riesco a parlare della Roma con un po’ di distacco. Ritorno? Mai, sarebbe irrealizzabile e anche sbagliato”.
Sabatini ha poi parlato di un clamoroso accordo con Massimiliano Allegri. “L’altro giorno l’ho minacciato: ‘Siccome mi accusano di essere un direttore bravino ma che non ha vinto mai niente, adesso tiro fuori dal cassetto il contratto che hai firmato con la Roma’. È un grande allenatore. Un fine stratega. Una volta mi ha detto: “Io sono scarso, però i giocatori li so riconoscere”. Vero. Guarda il Pjanic regista”.
Nel corso della lunga intervista l’ex ds giallorosso ha poi parlato del legame con alcuni giocatori e allenatori, ma anche del presidente Pallotta. “Lui è un uomo insicuro. Di lui si ricordano solo le smentite. A Totti voglio bene. Un monolite intangibile. Se lo tocchi sei morto. Non è colpa sua. Già a vent’anni, tutti lo hanno indotto a pensare “La Roma sono io”. Uomo divertente, campione incommensurabile. Gli ho visto fare cose inaudite in campo. De Rossi grande anima. Uno che per la Roma si amputerebbe un braccio. Nainggolan? Dalla sua cessione sento la Roma meno mia. Non ce la facevano più a sopportare i suoi eccessi. Spalletti lo controlla abbastanza bene“.