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“Palla o Gamba” è una delle prime frasi che un giovane calciatore si sente dire dal suo allenatore. Pronunciata a denti stretti, racchiude in sé molti dei valori del calcio. Sa di determinazione e di coraggio. Questa rubrica parte da qui, dalle storie che non vogliono mollare, che vanno oltre, fino a diventare speciali. Si posiziona al fianco dei più deboli e dei più originali. E stringe un’alleanza con una famosa citazione di Pasolini “Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo”.
È ancora così nel calcio moderno? Ci interrogheremo anche su questo, cercando però di difendere quelle sfumature e quelle storie che ancora riescono a resistere.
Un grande contenitore da aprire alla fine del weekend calcistico, per scoprire le belle storie, le grandi giocate e i protagonisti del weekend, inaspettati e non.
Umiltà, dialettica e scaltrezza.
L’impresa del Cagliari a San Siro contro l’Inter, la presunzione del Napoli e la scaltrezza della Roma. La semplicità della Juventus (troppa), il meritato pareggio dell’Atalanta in trasferta contro una Fiorentina troppo monotona, le due belle partite tra Pescara – Sampdoria e Lazio – Bologna fino alla riscosse di Milan e Torino. Tra risultati inaspettati e partite rocambolesche, non potevamo scegliere un turno di campionato migliore per l’esordio di questa rubrica.
Umiltà.
In attesa di scoprire la vera anti Juve, ammesso che ce ne sia una, gli ultimi risultati ci regalano una classifica equilibrata e compatta, pronta a smuoversi da un momento all’altro. Roma e Milan si dividono la seconda posizione dopo le rispettive vittorie in trasferta contro Napoli e Chievo. La Roma, con intelligenza e pazienza si è mimetizzata tra il giro palla del Napoli per poi sfruttare gli errori grossolani dei difensori partenopei. La vittoria del Milan, in campo con ben 8 italiani, un portiere di 17 anni e un regista di 18, ed il conseguente secondo posto, è il giusto premio per quei giocatori come Montolivo, Abate, De Sciglio ,Bonaventura e Poli, che in questi anni, travolti dal polverone societario ed organizzativo, ci hanno messo sempre e comunque la faccia, ricevendo a volte anche critiche ingiuste. Una vittoria arrivata con umiltà e con la consapevolezza dei propri mezzi. Sabato a San Siro arriva la Juventus, occasione ghiotta per trasformarsi nel “vecchio Milan”, almeno per una sera. L’umiltà e lo spirito di sacrificio che hanno contraddistinto le vittorie di Roma e Milan sono un tratto caratterizzante di molte squadre in questa prima parte di campionato, dalla Juventus, troppo timida nel proporre gioco, a squadre come l’Atalanta e il Cagliari che grazie alla forza del gruppo si sono ritrovate dopo qualche passo falso.
Parole, parole, parole.
Nell’epoca delle immagini e delle notizie dell’ultim’ora, le scelte comunicative di un allenatore e di una società, soprattutto in una piazza come Napoli che vive di calcio tutto il giorno diventano fondamentali, a tratti profetiche. “La Juve è di un’altra categoria” “La Juve ha 100 milioni in più di fatturato, datemeli a me e poi vediamo”. Dichiarazioni pronunciate rispettivamente da Sarri, al termine della partita persa fuori casa a Bergamo contro l’Atalanta, e da De Laurentiis in occasione della conferenza stampa di venerdì”. Dopo queste dichiarazioni di resa e l’infortunio shock di Milik, contro la Roma ci si sarebbe aspettato un Napoli, sostenuto da un San Paolo pieno, affamato e con la bava alla bocca. Ed invece no. Il Napoli si è adorato narcisisticamente, fino a diventare presuntuoso e spocchioso. Questione di mentalità, sta qui la differenza attuale tra la Juve e il Napoli. Sarri e De Laurentiis, le parole a volte fanno male, anche di più di un fuorigioco sbagliato o di un gol fallito. Soprattutto ai tifosi.
Davanti la difesa.
In mezzo al campo sono saggi. Fanno girare la squadra, la tengono in equilibrio. Dialogano bene con i compagni e a volte non hanno paura di verticalizzare l’azione. È il ruolo più difficile, soprattutto nel calcio moderno tutta corsa e muscoli. È il ruolo del regista, anzi in questo caso del vertice basso. È un ruolo spesso occupato da giocatori esperti, con tanta esperienza alle spalle.
Non ditelo a loro. Torreira, Sampdoria, classe 1996, Nagy, Bologna, 1995 e Locatelli, Milan 1998. Torreira e Nagy nell’ultima giornata di campionato si sono consacrati come guardiani del centrocampo delle loro squadre. Locatelli ha cominciato a farlo dalla trasferta vittoriosa di Verona.
Torreira, plasmato dalle sapienti mani di mister Oddo nella scorsa stagione in B, è l’uomo adatto al gioco di Giampaolo, che predilige il palleggio e la distanza ravvicinata tra i reparti. Dotato di un senso tattico al di fuori dal comune, è bravo sia ad impostare l’azione che ad interromperla. Deve migliorare ancora tecnicamente e nel verticalizzare l’azione. È sulla buona strada.
Nagy nella partita dell’Olimpico ha impressionato per duttilità tattica e per la rapidità nel proteggere e scambiare il pallone. Il Bologna nel’affrontare i biancocelesti ha mutato il proprio gioco durante i vari spezzoni di partita. Più propositivo nel primo, più rinunciatario nel secondo. Nagy è stato scaltro, a tratti prorompente nel saperli gestire bene entrambi.
Locatelli, in una partita delicatissima, e in un campo dalle mille insidie si è fatto trovare pronto nell’appuntamento più importante. Chiamato a rimpiazzare capitan Montolivo, ha saputo essere riflessivo, ordinato e attento nello gestire le varie fasi di gioco. Non gli si chiedeva altro.
Ci sbilanciamo. Tra qualche anno saranno tra i migliori registi in circolazione.
11 “Sacro” di giornata:
Da Costa, Conti, Barzagli, Dainelli, Florenzi, Nagy, Locatelli, Di Gennaro, Dybala, Dzeko, Lapadula
ALL. Rastelli.