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Nations League come preparazione in vista della sfida di Roma del 12 novembre contro la Svizzera? Può sembrare fantasioso ma in fin dei conti potrebbe essere andata proprio così. Il repeat del doppio confronto contro Spagna e Belgio, 4 mesi dopo quelli culminati poi con il titolo di campioni d’Europa a Wembley, sono stati utilissimi a Roberto Mancini per avere delle conferme e togliersi ulteriori dubbi in vista della sfida di ritorno contro gli elvetici in cui gli azzurri si giocano un grandissimo pezzo di Mondiale.
Prima notizia: all’Italia serve un centravanti. L’assenza di Immobile e Belotti ha portato il ct a rischiare la mossa falso nueve, fallita nelle difficoltà della notte di San Siro contro gli iberici. Di tutt’altro tenore la prestazione con il Belgio con la prima volta in un big-match per Giacomo Raspadori. Al di là del nome del centravanti, al gioco del “Mancio” serve una vera punta, fondamentale per armonizzare i movimenti del reparto offensivo che vive delle fiammate e invenzioni dei due esterni, Insigne e Chiesa su tutti.
Altra conferma, se Chiellini è a disposizione, deve giocare. Non per demeriti di Bastoni, positivo al di là dell’errore di posizionamento sul primo gol di Torres, o per Bonucci, più grave la sua leggerezza che ha lasciato l’Italia in dieci per oltre un tempo, ma per la presenza del capitano azzurro. Anche in 10 contro il tiki-taka, Chiello ha saputo tener su la baracca, spronando e incitando i suoi verso una clamorosa rimonta.
Ripartire da qui e dalle numerose certezze costruite negli anni. In primis Donnarumma, scioccato dai fischi nel suo ex stadio ma come sempre tra i top mondiali, per passare a un super centrocampo in cui si partirà dal trio delle meraviglia Barella-Jorginho-Verratti super protetti da due talenti ormai pronti come Locatelli e Pellegrini, per concludere con la crescita esponenziale di Federico Chiesa, vera stella del tridente azzurra, in continua ascesa dopo una fase finale a Euro 2020 da big mondiale, autore di due grandi prove in Nations League ma incredibilmente fuori dai 30 per il Pallone d’Oro.
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