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Albania-Italia, Mancini: “Sarà un mese difficile, meritavamo di andare ai Mondiali”

Roberto Mancini
Roberto Mancini - Foto LiveMedia/Nicolas Morassutti

“Così come siamo riusciti a ricostruire una squadra e un gruppo che è stata la nostra forza agli Europei, possiamo farlo ancora, penso che i ragazzi sappiano che ci vuole un senso di appartenenza enorme”. E’ la promessa di Roberto Mancini in conferenza alla vigilia di Albania-Italia, sfida che gli azzurri giocheranno a pochi giorni dal via dei Mondiali in Qatar ai quali la Nazionale non parteciperà: “Sarà un mese difficile ed è appena iniziato. Nell’amarezza che possiamo provare noi in questo momento le partite vanno giocate, ci sono cose da vedere e valutare. Ci sono aspetti che potranno tornarci utili da marzo in poi, anche se non ha alcun valore. E’ da marzo che la vivo abbastanza male. Meritavamo di andare, ma purtroppo abbiamo sbagliato le occasioni a disposizione. Il calcio è anche questo, dopo una grande soddisfazione è arrivata una grande delusione e ora non possiamo più fare nulla. Una Coppa del Mondo senza l’Italia è diversa, dobbiamo lavorare nel modo giusto per fare in modo che non riaccada”.

Sul modulo da usare da qui in avanti: “Non so quale sia il sistema migliore, dipende sempre dai giocatori che hai a disposizione, abbiamo cambiato nelle ultime due partite, ma abbiamo giocatori che hanno giocato in tutti i moduli. Non credo che si possa dire che la difesa a tre sia meglio di quella a 4 e viceversa, dipende anche dai giocatori. Abbiamo due amichevoli e qualcosa di nuovo proveremo. Avremmo fatto volentieri a meno di provare, ma testare qualcosa di nuovo credo che a volte sia utile”.

Sul giovane Pafundi dell’Udinese: “Seguiamo Pafundi da diversi anni, già nelle selezioni giovanili abbiamo visto che ha grandi qualità e pensiamo che possa diventare un grande giocatore in futuro. Lo avevo chiamato per lo stage di giugno e abbiamo avuto ottime sensazioni anche lì, la sua situazione è un po’ quella di Zaniolo, quando l’ho chiamato non lo conosceva nessuno, poi dopo la prima chiamata tornò tre mesi dopo che era già un altro, un giocatore fatto”.

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