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Stati Uniti-Iran e quel precedente del 1998. Ora Queiroz e Berhalter pensano solo al campo

Serdar Azmoun
Serdar Azmoun, Iran - Foto LiveMedia/Nigel Keene/DPPI

“La nostra missione qui è intrattenere e, almeno per 90 minuti, rendere felici le persone”. Carlos Queiroz prova a pensare al campo alla vigilia di una partita che porta con sé strascichi di tensione che col pallone hanno veramente poco a che fare. Nel complesso però Stati Uniti e Iran si contendono gli ottavi di finale. Azmoun e compagni hanno bisogno di una vittoria. Ma può bastare un pareggio se il Galles non batte l’Inghilterra, altrimenti discorso rimandato alla differenza reti. Un solo risultato a disposizione invece per gli Stati Uniti. Sullo sfondo uno scenario di tensioni che accompagna questa sfida dal giorno del sorteggio. Sui social, sull’account della nazionale USA, è apparsa una classifica con una bandiera dell’Iran senza il simbolo della Repubblica islamica. “A volte le cose sono fuori dal nostro controllo. Non siamo concentrati su quelle cose esterne e tutto ciò che possiamo fare è scusarci a nome dei giocatori e dello staff, ma non è qualcosa di cui facevamo parte”, la maldestra replica del Ct americano Gregg Berhalter. In compenso, la Federazione ha giustificato la presa di posizione come una misura a “sostegno alle donne in Iran che lottano per i diritti umani fondamentali”. La replica iraniana è stata affidata all’agenzia iraniana Tasnim News Agency che ha chiesto l’espulsione degli americani dal torneo. Una polemica che si aggiunge a quella con Jurgen Klinsmann, l’ex c.t. Usa, che aveva discusso l’atteggiamento dell’Iran contro il Galles, soffermandosi sulle proteste arbitrali per “lavorarsi” il direttore di gara. Piccata, con richiesta di dimissioni dal comitato tecnico Fifa, la replica di Queiroz, che però alla vigilia parla solo di campo.

L’esempio è il precedente del 1998, in quella che fu descritta come “la madre di tutte le partite”. Prima del match i calciatori iraniani regalarono ai loro colleghi statunitensi una rosa bianca in segno di pace e amicizia. “Abbiamo fatto di più in 90 minuti di quanto abbiano fatto i politici in 20 anni”, disse il difensore degli Stati Uniti Jeff Agoos. Fu la prima vittoria dell’Iran in un Mondiale e per le strade di Teheran si riversò una folla festante. Oggi Queiroz dovrà fare a meno dello squalificato Alireza Jahanbakhsh, ma non rinuncia alla coppia pesante composta da Taremi e Azmoun. Per gli Usa tutti gli occhi sono puntati su Christian Pulisic che sta fornendo buone prestazioni, senza però essere ancora riuscito a segnare. Un confronto tra stelle, con la politica sullo sfondo.

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