Calcio

London calling, Higuain-Blues: il patto col ‘Diavolo’ non è stato rispettato

Gonzalo Higuain
Gonzalo Higuain - Foto Antonio Fraioli

London calling, o meglio: chiamata di Sarri e Higuain torna dal suo mentore. Si chiude uno degli intrecci più complicati e inattesi nella storia del calciomercato degli ultimi anni con il ‘Pipita’ protagonista: dalla Juventus al Milan in prestito, poi valigie e bagagli con il volo per Londra, destinazione Chelsea, dopo appena cinque mesi (mal contati) di avventura rossonera. Un capitolo negativo per entrambi, perché il Milan credeva di aver trovato il bomber della svolta dopo anni di anonimato e perché Gonzalo cercava una rivincita ma a metà strada ha deciso di accantonare sogni e obiettivi, credendo che il percorso a Milano si fermasse dopo soli 12 mesi per un possibile mancato riscatto. Per questo Higuain ha deciso di cambiare strada, squadra, città e nazione: una vera e propria fuga in cerca di sicurezze e chi meglio di Sarri può scuotere e motivare il Pipita? Di certo il patto col ‘Diavolo’ non è stato rispettato.

ENTUSIASMO PIPITA – Eppure quel pomeriggio di venerdì 3 agosto tutto sembrava così diverso. Bandiere, sciarpe e cori per l’accoppiata Higuain-Caldara, un doppio colpo che agitò ed esaltò la Milano rossonera. Il calore dei tifosi del Milan entusiasmò i due protagonisti, con un Higuain emotivamente coinvolto e gioioso sulla terrazza del Palazzo dell’Arengario in Piazza Duomo. Poi la parola al campo e alle prime prestazioni convincenti. Contro il Napoli il Pipita rimane a secco ma partecipa alla manovra corale di una squadra che sfiora l’impresa al San Paolo ma crolla nel secondo tempo nel 3-2 finale. Alla prima a San Siro si rende protagonista dell’assist per Cutrone nel 2-1 alla Roma a tempo scaduto e contro il Cagliari, in trasferta, realizza la prima marcatura in Serie A. Di lì il momento d’oro e l’Higuain-dipendenza rossonera: Un gol al Dudelange per la prima vittoria sofferta in Europa, un gol di rara bellezza all’Atalanta, una rete contro l’Olympiacos e la doppietta al Chievo, di mezzo due partite saltate a causa di un problema muscolare (Empoli-Milan 1-1 e Sassuolo-Milan 1-4).

IL CALO E IL TURNING POINT NEGATIVO – Nel suo primo derby milanese il Pipita fallisce, così come tutta la sua squadra, in un match vinto dall’Inter per 1-0 a seguito di un’infelice uscita di Donnarumma. Higuain torna a segnare nel 3-2 contro la Sampdoria (dopo il brutto k.o. europeo in casa contro il Betis) ma nelle partite successive accusa un forte dolore alla schiena. Contro il Genoa rimane a secco e nella trasferta di Udine chiama il cambio nel primo tempo con i rossoneri che trovano il colpo a tempo scaduto grazie alla rete di capitan Romagnoli. Energia positiva in vista della sfida contro la Juventus dell’11 novembre. San Siro attende il duello fra Higuain e Cristiano Ronaldo, le due vere stelle di questo incontro. L’eccessiva voglia di prendersi la rivincita con chi lo ha scaricato porta l’argentino a sfidare ‘faccia a faccia’ il suo passato, dando l’impressione di voler sconfiggere i rivali solamente con le proprie forze. Un protagonismo che non giova alla squadra e allo stesso Higuain che alla prima occasione, su un calcio di rigore che (probabilmente) avrebbe dovuto tirare Kessie, prende il pallone e sfida Szczesny. Il suo tiro viene parato, San Siro mugugna e Gonzalo getta la spugna. Un vero e proprio ‘turning point’ negativo perché, come se non bastasse, il ‘Pipita’ conclude la partita anzitempo dopo aver rimediato un cartellino rosso per eccesso di proteste, scarica di nervi inaccettabile.

FUORI DAI GIOCHI – Dopo l’espulsione contro la Juventus, Higuain salta le due di campionato contro la Lazio (1-1) e contro il Parma (2-1 per il Milan), nel mezzo la sfida di Europa League contro il Dudelange con due assist a referto. Ma la sfida contro il passato ha demolito tutte le sue certezze, personali e probabilmente di squadra. Il Milan non ingrana e Higuain sembra sempre più un peso per i propri compagni: cinque partite di fila senza vittorie con tre match a reti inviolate contro Torino, Bologna e Frosinone, spiccano le sconfitte con Fiorentina (0-1) e quella dolorosa contro l’Olympiacos (3-1) che costa una clamorosa eliminazione dalla competizione europea. Eppure il 2018 si chiude con un lampo nel buio, con i rossoneri che il 29 dicembre tornano al successo nel 2-1 interno contro la Spal. A siglare la rete decisiva è proprio Higuain che fa esplodere San Siro, esulta togliendosi di dosso tutto il peso dell’astinenza e abbraccia Gattuso in lacrime. Un’immagine, un momento, un’esultanza che per molti significava ‘permanenza’ e invece era solamente il vero inizio della fine.

Dalla Juventus in poi tutto è cambiato ed è questo che più fa male ai tifosi del Milan. Come se Higuain fosse venuto a Milano solamente per prendersi una rivincita, senza sposare pienamente la causa rossonera. Eppure Gonzalo era un uomo spogliatoio, perlomeno nei primi mesi dove tutti i suoi compagni erano entusiasti di avere un campione al proprio fianco. Era l’uomo Champions, la scommessa di Leonardo, il giocatore su cui puntare per centrare il quarto posto che significa tanto per prestigio e per le casse del club. Tanti, forse troppi, i richiami di Gattuso nelle varie conferenze stampa dove chiedeva a Higuain un atteggiamento propositivo e non scontroso, in campo. “Quando un compagno sbaglia un passaggio lui deve essere il primo ad incoraggiarlo. Talvolta ho bisogno della sua leadership, non dei suoi gol “, quante volte l’abbiam sentito dalla bocca di Rino? Disconnessione totale, evidenziata soprattutto in queste prime partite di gennaio: dalla sfida in Coppa Italia contro la Samp allo spezzone di partita contro la Juve in Supercoppa fino ad arrivare all’ultimo e decisivo atto nella trasferta di Genova. Convocazione? No grazie, almeno così si dice. Higuain non se l’è sentita e Gattuso, tra le righe, lo fa capire nella conferenza della vigilia dove racconta della rifinitura pre-partita più brutta della sua carriera. Lo stesso Borini, autore del gol vittoria contro il Genoa, nell’intervista del post-gara parla di una tranquillità ritrovata in campo. E tra le righe, probabilmente, noi dovremmo tradurla come ‘tranquillità senza un giocatore che ti contesti il minimo errore in campo’.

Ed è così che si chiude un capitolo triste per entrambi, con il Milan che vira sul giovane e grintoso Piatek mentre Higuain saluta tutti e prende l’aereo per Londra. Per Sarri, Higuain-Blues è anche l’ultima chance di permanenza sulla panchina del Chelsea e il Pipita non dovrà deludere le attese del suo ex tecnico che a Napoli gli permise di siglare il record di gol in Serie A. Ma per il Milan l’argentino rimarrà un altro “9 incompiuto”, un nuovo nome da aggiungere alla lista dei vari Torres, Destro, Matri, Pato, Luiz Adriano, Andre Silva e Lapadula. Impossibile far peggio? Non bastano i piedi ed il talento, serve anche la testa.

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