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L’ex ct Ventura: “Essere tifoso del Bari è un onore. Ora completiamo l’opera”

Gian Piero Ventura
Gian Piero Ventura - Foto Nazionale Calcio CC BY 2.0

“Sono in ansia, visto che tifo Bari. L’altra sera ero in campo con la mia Salernitana mentre il Bari giocava contro la Carrarese, ma mercoledì ho un solo impegno: tifare per i biancorossi“. Queste le dichiarazioni di Giampiero Ventura che ha rilasciato un’intervista alla vigilia della partita del Bari contro la Reggiana che vale la promozione in Serie B. “Appena sono uscito dagli spogliatoi ho letto sullo smartphone le notizie sulla partita. Quando ho appreso del gol alla fine del secondo tempo supplementare ho provato una gioia indescrivibile. Adesso bisogna completare l’opera – ha proseguito l’ex ct della Nazionale – Peccato che non si giochi al San Nicola, ma senza pubblico può andare bene anche la finale in trasferta. Se non ci fosse stata questa situazione, ne sarebbero partiti almeno 10 mila da Bari. Conosco bene i miei polli: con loro ai miei tempi non ci siamo mai sentiti ospiti“. Ventura, però, rimane cauto in merito alla sfida di domani, anche se il pensiero che il club biancorosso sia ad un passo dal ritorno in Serie B non faccia smettere di sorridere: “Il Bari è il Bari, ma una finale è sempre una partita da tripla. Può accadere di tutto: Vivarini ha dalla sua un organico composto da giocatori forti e di grande esperienza. In molti hanno già vinto spesso i playoff e questo vorrà dire qualcosa”. 

L’ex allenatore biancorosso ha raccontato anche del rapporto che ha con i baresi: “Vi dico soltanto che quando giro per la città sembra che io sia ancora l’allenatore del Bari.
Continuano a coccolarmi come il primo giorno. Avverto sino in fondo il loro affetto. Durante il mio momento professionale più difficile, nessuno più di loro mi ha protetto: come si fa a non amarli? La Lega dilettanti? Tutti abbiamosoffertotanto. Forse non c’è tifoseria al mondo che avrebbe meritato tale umiliazione”. Infine, Ventura ha ricordato l’esperienza al Napoli: “Quando è arrivata la famiglia De Laurentiis ho capito che era cominciata l’alba di un nuovo giorno. Avevano appena messo piede nel mondo del calcio. Pagammo lo scotto del noviziato, iniziammo prendendo qua e là giocatori svincolati: la situazione non era delle più semplici. Oggi la storia è diversa: in pochi più di loro sanno fare calcio in Italia. Sono una macchina da guerra, non sbagliano un colpo. E se si sono presi il Bari non è certo per restare in serie B. Salire anche in B al primo colpo sarebbe qualcosa di fantastico. Io dico sempre che è più difficile salire dalla C alla B che dal campionato cadetto alla A. Essere tifoso del Bari è un onore”.

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