Conference League

Mourinho fa la storia: è il primo a vincere Champions, Europa League e Conference

José Mourinho
José Mourinho - Foto Antonio Fraioli

Lui nell’elenco iscriverebbe anche la Coppa delle Coppe vinta col Barcellona quando non era altro che l’assistente di Robson. Non conta ai fini del record di primo allenatore a vincere i tre trofei Uefa in attività, ma in quell’anno, il 1996, nacque il Signor Europa Josè Mourinho. A Tirana non c’è stata altro che una conferma. Si scrive Josè, si legge Europa. Imbattuto in finale. E ora con tutti e tre i trofei principali in attività: la Champions League con l’Inter, l’Europa League con il Manchester United e la Conference League con la Roma. Lui però ha precisato: “Se riuscirò a vincere quattro competizioni europee con quattro squadre diverse, non dimenticherò mai la prima, che è stata la Coppa delle Coppe [1996/97] come assistente del compianto e grande Bobby Robson al Barcellona. Ogni volta che mi sedevo accanto a lui [in panchina], mi sentivo molto orgoglioso”. Tirana come Madrid e Stoccolma per Mou.

Cambia il tempo, i capelli diventano più bianchi, cambia la percezione dell’essere allenatore. Ma non cambia la passione: “Manchester United vs Real Madrid [ottavi di finale della UEFA Champions League 2012/13, all’Old Trafford ndr]. Prima della partita, Sir Alex Ferguson mi ha invitato nel suo ufficio, che poi è diventato il mio ufficio, e gli ho chiesto: ‘Com’è, boss? Cambia? Cambia nel corso degli anni?’ Ha detto: ‘Lascia perdere. Non cambia niente. Resta uguale fino all’ultimo giorno‘”. Era così per Ferguson, è così per Josè Mourinho, che vince la prima edizione della Conference League e guarda il futuro con gli occhi di un ragazzino: “Ecco perché continuo a dire che non posso credere di avere 59 anni. Non posso credere di avere una carriera di 21 o 22 anni come allenatore alle spalle. Non posso dirti quando mi fermerò perché non riesco a visualizzarlo. La passione non cambia”. E sono ventisei, non gli anni di carriera, ma i trofei vinti. Più della Roma. Più di 17 club di Serie A su 20. Ora l’asticella si alza, al termine di un’estate all’insegna dei festeggiamenti di una squadra che non festeggiava da 14 anni.

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