Champions League

De Rossi non basta, naufraga la Roma con tante polemiche. Capolinea Di Francesco?

Eusebio Di Francesco
Eusebio Di Francesco - Foto Antonio Fraioli

Di Francesco in o Di Francesco out? Non si parlava d’altro nei giorni che hanno preceduto la sfida di Oporto.

Il mister di origine abruzzese decide di rinunciare ad un uomo a centrocampo per schierarsi a specchio della squadra portoghese: 3-4-3 con titolari Karsdorp all’esordio assoluto in Champions League, Marcano centrale di sinistra e Perotti che compone il trio d’attacco con Zaniolo e Dzeko, gli eroi del match di andata. Non si mettono bene le cose per i giallorossi: squadra impaurita, frettolosa e da un errore di Manolas nasce il vantaggio dei ragazzi di Sergio Conceiçao ad opera di Tiquinho Soares.

La Roma reagisce, alza il baricentro e su di una classica giocata di Diego Perotti, Cakir concede un giusto penalty ai capitolini. Il pallone pesa, tanto, troppo, ma non per tutti, non per Daniele De Rossi  che mette a sedere Casillas e lo spiazza. Urlo di liberazione e 1-1. Il carisma del campione del Mondo 2006 è quello che serve in match come questi dove la tensione impedisce ai muscoli di seguire gli impulsi del cervello. E invece un infortunio gli impedisce di guidare la sua Roma verso una qualificazione importantissima: al suo posto Pellegrini. Entra anche Florenzi per un confuso Karsdorp, reo di aver sofferto più del dovuto uno scatenato Jesùs Corona, soprattutto nella prima fase di match.

La gara non cambia padrone, spingono i portoghesi trascinati dai boati incessanti del ‘do Dragão’ e al minuto 52 Moussa Marega scivola dietro le spalle di Marcano e fa esplodere l’entusiasmo dei tifosi di casa. Eusebio decide allora di cambiare e butta nella mischia Cristante al posto del difensore spagnolo: i giallorossi si risistemano con un 4-3-3 e ritrovano equilibrio favoriti dalla stanchezza giustificata degli iberici, che nel secondo tempo si privano di Soares e Corona, entrambi esausti. Si va ai supplementari, giusto così. Entra anche Schick, Di Francesco capisce che il Porto è distratto, i reparti dei biancoblu sono slegati e si può evitare lo spettro dei calci di rigore. Le occasioni non mancano ma Dzeko, stravolto per il match di enorme sacrificio, se ne divora un paio per la disperazione del tecnico ex Sassuolo. E come succede nel calcio tante, troppe occasioni finisci per pagarle: un cross teso, una trattenuta di Florenzi, on field review e calcio di rigore per il Porto: Telles fa 3-1, esplode il ‘do Dragão’ e spedisce all’inferno la Roma e Di Francesco.

Difficile assegnare parecchie responsabilità al tecnico giallorosso al termine di un match dalle mille emozioni, dalle mille polemiche. Il Porto per 60 minuti ed oltre ha spinto di più soprattutto sulle fasce, il 3-4-3 iniziale non pareva forse la scelta migliore, ma con il senno di poi abbiamo tutti negli occhi le occasioni mancate da Dzeko e quel rigore a dir poco dubbio assegnato ai biancoblu.

Che dire? Se fine sarà per Di Francesco, avrebbe di certo preferito un finale meno horror di quello di Oporto.

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