Basket Nba

NBA 2018/2019: Knicks e Clippers vincono nel finale, non bastano 52 punti di Giannis ai Bucks

La notte italiana tra domenica 17 e lunedì 18 marzo ha visto in scena lo svolgersi di otto partite della regular season NBA 2018/2019. Grandi sorprese e grande spettacolo in questa notte NBA, che parte con i Knicks che rimontano i Lakers al Garden negli ultimi minuti, complice una stoppata di Hezonja su James all’ultimo secondo. Antetokounmpo ed Embiid si sfidano in una lotta tra pesi massimi, dove i 52 punti del greco non sono necessari ad evitare la sconfitta interna ai suoi. I Clippers prevalgono allo Staples Center sui Nets grazie alla tripla al buzzer-beater di Lou Williams, che giustifica la sua stagione spaziale. Detroit si conferma la bestia nera di Toronto, vincendo nuovamente in casa grazie al duo Griffin-Drummond

Los Angeles Lakers-New York Knicks 123-124

Sembrava ormai tutto fatto: a poco meno di quattro minuti dalla fine, un canestro di LeBron James aveva portato i Los Angeles Lakers sul +11 (122-111), lanciandoli al massimo vantaggio verso la seconda vittoria di questo giro a Est. La magia del Madison Square Garden sembrava aver dato nuova linfa al Re, autore di 33 punti fino a quel punto pur sbagliando tutte le conclusioni da tre tentate. Invece ancora una volta questi Lakers hanno staccato le mani dal manubrio troppo presto, subendo un clamoroso parziale di 2-13 da parte dei padroni di casa portati in vantaggio da Emmanuel Mudiay, freddo dalla lunetta per sfruttare un fallo incomprensibile in situazione di bonus di Kentavious Caldwell-Pope. Nonostante l’errore, a James è stata data l’ultima opportunità per regalare alla Mecca del basket un momento memorabile, ma la trama già scritta ha subito una svolta inaspettata. Isolato in uno contro uno con il Re, Mario Hezonja ha firmato la giocata della vita andando prima a toccare e poi a stoppare il pallone dalle mani di James, dando ai Knicks la seconda vittoria su due sui giallo-viola. Agli ospiti non è bastato mandare altri sei giocatori in doppia cifra oltre a LeBron (che ha tirato 4 su 15 nell’ultimo quarto, di cui gli undici errori rappresentano la peggior frazione della sua carriera), guidati dai 18 di Kyle Kuzma che ha distribuito anche 8 assist (curiosamente con zero rimbalzi) e spinti dall’energia dei D-Leaguers Johnathan Williams (12 punti e 7 rimbalzi) e soprattutto Alex Caruso (12 punti, 3 rimbalzi, 2 assist, 5 recuperi e 3 stoppate per lui). Ai Knicks invece è bastato mandare tutto il quintetto in doppia cifra, guidato dai 28 di Mudiay (8 su 11 dal campo con 8 assist), i 25 di Damyean Dotson e la doppia-doppia da 15 punti e 17 rimbalzi di DeAndre Jordan.
I Knicks cancellano una serie di otto sconfitte consecutive, anche senza pezzi grossi del quintetto: non sono partiti infatti Dennis Smith Jr (dolore alla schiena), Noah Vonleh (distorsione alla caviglia destra) e Frank Ntilikina (problema all’inguine). Prossima partita: martedì notte, alla Scotiabank Arena di Toronto.
I Lakers giungono alla terza sconfitta consecutiva e all’ottava sconfitta in 9 gare disputate. Ritorna dall’infortunio al tendine rotuleo Josh Hart, mentre è ancora out Lance Stephenson (quinta partita di fila saltata a causa dell’infortunio all’alluce). Prossima partita: mercoledì notte, al Fiserv Forum di Milwaukee.

Philadelphia 76ers-Milwaukee Bucks 130-125

Se gli incroci e i risultati dei playoff faranno in modo di far incrociare le strade di Milwaukee e Philadelphia, ricordatevi di questa partita: lo spettacolo mandato in scena da Giannis Antetokounmpo e Joel Embiid merita una serie al meglio delle sette partite, che promettono di essere altamente competitive. Per ora, tocca accontentarsi di quanto fatto dalle due stelle: Antetokounmpo ha chiuso con il suo massimo in carriera da 52 punti a cui ha aggiunto 16 rimbalzi e 7 assist con 15 su 26 dal campo, 3 triple a segno su 8 e 19 su 21 ai liberi; i numeri, per quanto impressionanti, raccontano solo fino a un certo punto quanto fatto dal greco. Il problema, semmai, è che i suoi compagni lo hanno lasciato a lungo da solo, cominciando a pagare l’assenza di un realizzatore silenzioso come Malcolm Brogdon e trovando una spalla in Khris Middleton (19 punti, 5 rimbalzi e 6 assist ma con 3 su 9 da tre) solo nel finale di gara. Con soli altri tre giocatori in doppia cifra e, soprattutto, il 32% dall’arco su 50 tentativi, i Bucks si sono ritrovati senza armi contro una squadra che ha girato ad altissimi giri e non ha mai ceduto la guida nel punteggio.
Ad impressionare della vittoria dei Sixers, infatti, è il modo in cui hanno risposto ogni singola volta ai tentativi di rimonta di quella che, record alla mano, è la miglior squadra della NBA. Ad ogni tripla o parziale guidato da Antetokounmpo è arrivato l’immediato contro-parziale dei Sixers, e la maggior parte delle volte è stato Embiid a rispondere presente. Il centro camerunense ha giocato una partita straordinaria, chiudendo con 40 punti, 15 rimbalzi e 6 mettendo la firma sulla tripla decisiva per chiudere i conti a 35 secondi dalla fine. Eccellente anche la prova di Jimmy Butler, chirurgico soprattutto nell’ultimo quarto chiudendo con 27 punti, seguito dai 19 di un J.J. Redick precisissimo dalla lunga distanza (4 su 4). All’appello mancherebbero solo Tobias Harris (12 punti e 7 rimbalzi accendendosi solo nel secondo quarto) e Ben Simmons, che al netto dei soli 8 punti ha chiuso con 9 rimbalzi e 9 assist, facendosi trovare soprattutto sopra il ferro con diverse giocate spettacolari. Questo successo permette ai Sixers di mantenere il terzo posto a Est con una gara di vantaggio su Indiana, mentre la sconfitta è indolore per i Bucks visto il contemporaneo KO di Toronto a Detroit.
I Sixers sbagliano i primi sei tiri e poi vanno a segno con il settimo, ovviamente il più difficile, ovverosia una tripla allo scadere dei 24 secondi di J.J. Redick da otto metri. Il primo sussulto della sfida arriva con Ben Simmons che va a schiacciare a rimbalzo d’attacco subendo anche il fallo, e poi concede il bis in avvicinamento a canestro volando sopra il ferro. Dopo le due giocate in proprio, l’australiano regala due assist per Redick che forza il primo timeout di coach Budenholzer sul 15-8. Il rientro dal timeout però sorride ai padroni di casa, che rispondono subito con due schiacciate e una tripla di Ilyasova per tamponare il primo tentativo di fuga degli avversari. I Bucks però non trovano le consuete percentuali dalla lunga distanza (5 su 18 nel primo quarto) e sono sotto all’intervallo, anche se una magata di Antetokounmpo (tre liberi rubati sulla sirena) li lasciano sotto solamente di 3 lunghezze al primo riposo (31-28).
I Bucks approfittano di un paio di passaggi a vuoto dei Sixers per portarsi avanti nel punteggio, ma Embiid tiene avanti i suoi con numeri di altissima scuola e Simmons lo segue a ruota, portandosi anche sul +6. Grazie agli 11 punti di D.J. Wilson e alle palle perse di Philadelphia però Milwaukee prova a rimanere a contatto, pur andando sotto in doppia cifra a metà secondo quarto. Il vantaggio dei Sixers si spinge fino al +14 grazie a tre canestri consecutivi di Tobias Harris, quando Antetokounmpo ed Embiid danno vita a un paio di minuti totalmente irreali scambiandosi canestri uno più difficile dell’altro. All’intervallo la stella dei Bucks è a quota 17, mentre quella dei Bucks è a 16 con 10 rimbalzi: al riposo si va sul 62-53 per gli ospiti.
La partita anche nel secondo tempo procede a strappi: i Bucks provano a riportarsi a -6, ma in un amen sono di nuovo a -13, per poi ricominciare la loro rincorsa fino a ritoccare il -7 con una giocata paurosa di Antetokounmpo che schiaccia sopra Marjanovic come se non esistessero i suoi 220 centimetri. Il greco continua a punire l’accoppiamento con il serbo procurandosi un altro gioco da tre punti con cui sfonda quota 30 nella sua super partita a 16 minuti dal termine. Nonostante gli sforzi di Antetokounmpo, però, i Bucks continuano a fare fatica nel trovare altre fonti di gioco, sentendo forse gli effetti dell’assenza di un giocatore silenzioso ma utilissimo come Malcolm Brogdon, di cui dovranno fare a meno sino ai playoff. Il terzo quarto si conclude come era cominciato, con i Sixers sempre avanti di 7 lunghezze (89-82).
Ogni volta che Milwaukee sembra prendere ritmo c’è un canestro di Embiid a farglielo perdere, ricostruendo un gap di 12 punti tra le due squadre salendo sopra quota 25. All’ennesimo ritorno di Milwaukee questa volta risponde Jimmy Butler con cinque punti in fila, ma i Bucks sono duri a morire e rimangono aggrappati a -8 mentre Antetokounmpo ed Embiid si prendono un mini-riposo. Anche dopo il rientro del camerunense però è sempre Butler a fare la differenza nel ruolo di “closer”, spingendo il vantaggio dei suoi di nuovo sopra la doppia cifra. Ancora una volta le triple di Middleton e le prodezze di Giannis ricuciono lo strappo fino al -4 che infiamma il Fiserv Forum a meno di due minuti dalla fine, tra cui una schiacciata dominante su Ben Simmons che non può nulla contro di lui sotto canestro. L’australiano risponde dall’altra parte a rimbalzo d’attacco per il nuovo +6, subito ricucito da Bledsoe in sottomano. La firma finale a 35 secondi dalla fine però è sempre di Embiid: lasciato libero sul perimetro, il numero 21 segna la sua quarta tripla di serata salendo a quota 38 punti per il +7 dei suoi. Il gioco dei liberi non cambia la sostanza della partita: i Sixers passano sul campo della miglior squadra NBA e rimane al terzo posto nella Eastern Conference.
I Sixers prevalgono sulla franchigia con il miglior record (52-18) e il miglior record casalingo (27-6). Il quintetto Simmons, Redick, Butler, Harris e Embiid marcia con un record di 7-1 in regular season. Quinta partita in questa stagione per Joel Embiid con 40 o più punti, alla sua quarta partita dopo averne saltate nove a causa del dolore al ginocchio sinistro. Questa notte Philadelphia ha trovato 21 “second-chance points”, contro i soli 11 di Milwaukee. Prossima partita: mercoledì notte, allo Spectrum Center di Charlotte.
Nikola Mirotic è partito in quintetto al posto di Malcolm Brogdon, segnando malapena due punti in 24 minuti sul parquet: la giovane guardia (ora out indefinitivamente) ha iniziato 64 partite su 69 in questa regular season. Prossima partita: mercoledì notte, in casa contro i Los Angeles Lakers.

Toronto Raptors-Detroit Pistons 107-110

Chi è ormai certo di andare ai playoff è coach Casey, che con i suoi Detroit Pistons si è tolto lo sfizio di battere di nuovo la sua ex squadra (i Toronto Raptors) e il suo ex assistente (Nick Nurse). Dopo aver già vinto a metà novembre e a inizio marzo, i Pistons hanno vinto per la terza volta contro i canadesi grazie a un’ottimo finale di gara, propiziato dalle giocate delle due stelle Drummond e Griffin. Il primo (15 punti e 17 rimbalzi) si è reso protagonista del recupero e dell’assist che ha dato due possessi pieni di vantaggio ai suoi, mentre il secondo (25 punti e 8 rimbalzi) si è occupato di mantenerlo fino alla fine, insieme ai 20 di Reggie Jackson in soli 24 minuti. Ai Raptors, che erano privi di Serge Ibaka e Kyle Lowry, non sono serviti i 33 con 10 rimbalzi di Kawhi Leonard e i 17 di Fred VanVleet, senza riuscire ad approfittare del passo falso di Milwaukee per accorciare le distanze in vetta alla Eastern Conference, in questa rincorsa in classifica che va avanti ormai da mesi.

Quattordicesima vittoria nelle ultime 18 gare disputate per i Pistons. Non sweepavano i Toronto Raptors in regular season da oltre dieci anni. Dopo tre anni mantenendo una percentuale di 35.5% dalla lunetta, Andre Drummond momentaneamente sta tirando con l’84% nei cinque minuti finali di gara. martedì notte, alla Quicken Loans Arena di Cleveland.
Quarta sconfitta nelle ultime 7 gare per i Raptors. Kyle Lowry ha saltato la sua seconda gara consecutiva a causa di una distorsione alla caviglia sinistra. Prossima partita: martedì notte, in casa contro i New York Knicks.

Brooklyn Nets-Los Angeles Clippers 116-119

Nella stagione da incorniciare di Lou Williams mancava soltanto una cosa: il canestro, magari da tre punti, sulla sirena per far vincere i Clippers allo scadere. È arrivato pure quello, in una gara in cui sembrava non dovesse essercene bisogno, ma che i padroni di casa hanno diabolicamente complicato negli ultimi 60 secondi. A un minuto dal termine infatti, la squadra di Los Angeles era avanti di dieci lunghezze e si apprestava a traccheggiare per un paio di possessi, in attesa che il cronometro terminasse la sua corsa. I Nets però non avevano alcuna voglia di uscire sconfitti dal parquet: due liberi di Spencer Dinwiddie contro due errori a cronometro fermo di Montrezl Harrell, la tripla di D’Angelo Russell contro la violazione dei Clippers, il gioco da tre punti di DeMarre Carroll contro l’errore dall’arco di Patrick Beverley e così, con la schiacciata di Jarrett Allen, la partita era di nuovo in parità a 5.3 secondi dalla sirena. Serviva una prodezza, un canestro da nove metri, con l’uomo addosso, da scagliare sul fondo della retina mentre la luce rossa decretava la fine del match. Un canestro che porta a 25 punti il bottino totale raccolto da Williams nell’incontro (11 nel quarto quarto), ancora una volta il miglior realizzatore di una squadra che conquista così la settima vittoria nelle ultime otto gare e allontana definitivamente i Kings e il rischio di non disputare i playoff: “Ero troppo euforico in quel momento e non sapevo bene neanche come esultare, i miei compagni mi prendono in giro perché dicono che non sono in grado di celebrare a dovere momenti del genere. Dovrò lavorarci su per farmi trovare pronto la prossima volta, per evitare che gli altri pensino che sono senza emozioni”. Per Williams è il terzo canestro da tre punti nelle ultime due stagioni realizzato negli ultimi cinque secondi di una partita in cui era necessario segnare per passare in vantaggio, massimo in NBA negli ultimi 24 mesi: ennesimo primato di una regular season perfetta.
Non solo Williams in una partita chiusa da Danilo Gallinari con 20 punti, 11 rimbalzi e cinque assist a referto, tirando 7 su 17 dal campo e 1 su 5 dall’arco. L’inizio e la fine del match sono come al solito i passaggi migliori del match per il Gallo, che resta sul parquet per 31 minuti; il giocatore più utilizzato assieme a Harrell che chiude con 20 punti e 10 rimbalzi in uscita dalla panchina. Le tre punte di diamante dei Clippers regalano a coach Doc Rivers la vittoria numero 300 alla guida della squadra di Los Angeles e un record molto particolare: l’ex allenatore dei Celtics infatti diventa così uno dei pochi della storia NBA a essere riuscito nell’impresa di conquistare così tanti successi in regular season su due panchine diverse. Una lista esclusiva che comprende Phil Jackson, George Karl, Dick Motta, Don Nelson, Pat Riley e Lenny Wilkens. Una carrellata di Hall of Famer plurititolati: “Quanto fatto da Williams è pazzesco”, sottolinea Rivers, senza soffermarsi troppo a parlare dei suoi record personali, “Ha segnato sulla sirena, ma spesso gli è capitato di colpire a un secondo dal termine. Certo, la sensazione di dire “buzzer beater” è diversa, perché pensi al fatto di chiudere la partita con le braccia alzate, nessuno può più colpire. Ha realizzato tanti tiri pesanti per noi durante questa stagione. Per fortuna ha chiuso i conti al momento perfetto, senza lasciare spazio ai Nets: per come si erano messe le cose, se avessero avuto un minimo di tempo avrebbero segnato di nuovo anche loro”.
Settima vittoria nelle ultime 8 partite per i Clippers. Decima partita in stagione per Landry Shamet con quattro o più triple a referto (guida i rookie con 144 triple segnate in stagione). Prossima partita: mercoledì notte, in casa contro gli Indiana Pacers.
D’Angelo Russell ha guidato i Nets con 32 punti e 10 assist, mentre Demarre Carroll ha terminato con 22 punti. Terza partita dal 7 dicembre in cui i Nets perdono una partita in doppia cifra. Prossima partita: mercoledì notte, al Golden 1 Center di Sacramento.

Altre dai campi:

Seconda vittoria consecutiva degli Houston Rockets, che superano i Minnesota Timberwolves per 102-117 e si lasciano definitivamente alle spalle la sconfitta contro Golden State. La formazione allenata da Mike D’Antoni prende il largo nella ripresa dopo un primo tempo combattuto e centra la vittoria grazie al terzetto formato da Chris Paul (25 punti e 10 assist), Clint Capela (20 punti e 13 rimbalzi) e James Harden (20 punti e 10 assist). La coppia composta da Karl-Anthony Towns (22 punti e 10 rimbalzi) e Josh Okogie (21 punti) non basta invece alla squadra ospite.
La sfida tra Miami Heat e Charlotte Hornets si conclude con il punteggio di 75-93 in favore dei padroni di casa, margine costruito quasi esclusivamente in un ultimo quarto dominato da Goran Dragic (19 punti), Dwyane Wade (17 punti) ed Edrice Adebayo (16 punti). Del tutto inutile la prova di Jeremy Lamb (21 punti) per la formazione di James Borrego.
Ritorno al successo dei Sacramento Kings sui Chicago Bulls per 102-129 grazie soprattutto a Marvin Bagley (21 punti) e De’Aaron Fox (17 punti), mentre il migliore degli ospiti è Zach LaVine (18 punti).
Successo piuttosto agevole infine degli Orlando Magic ai danni degli Atlanta Hawks per 91-101. Nikola Vucevic (27 punti e 20 rimbalzi) e Aaron Gordon (22 punti) fanno la differenza a vantaggio degli uomini di Steve Clifford. Trae Young (20 punti) non riesce invece ad evitare la sconfitta alla formazione in trasferta.

Tutti i risultati della notte tra domenica 17 e lunedì 18

Los Angeles Lakers-New York Knicks 123-124
Philadelphia 76ers-Milwaukee Bucks 130-125
Toronto Raptors-Detroit Pistons 107-110
Brooklyn Nets-Los Angeles Clippers 116-119
Minnesota T’Wolves-Houston Rockets 102-117
Charlotte Hornets-Miami Heat 75-93
Chicago Bulls-Sacramento Kings 102-129
Atlanta Hawks-Orlando Magic 91-101

SportFace