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Questa notte si è giocata gara-2 delle finali NBA 2019 tra Toronto Raptors e Golden State Warriors. Dopo essere andati all’intervallo lungo sotto di cinque lunghezze i Warriors fanno segnare un tremendo parziale di 18-0 per iniziare il terzo quarto. Negli ultimi cinque minuti di partita i Raptors segnano 10 punti consecutivi per andare sul -2 con 27 secondi sul cronometro, prima che il dagger da tre di Iguodala porti la serie sull’1 a 1. Thompson (uscito per un infortunio al bicipite femorale) e Curry mettono a referto 25 e 23 punti, mentre non bastano ai canadesi 34 punti con 14 rimbalzi di Leonard.
Toronto Raptors-Golden State Warriors 118-109 (Raptors in vantaggio 1-1, HIGHLIGHTS)
Quando e se i Golden State Warriors vinceranno il loro quarto titolo in cinque anni, il racconto della loro epopea non potrà che passare da questa vittoria in gara-2 sul campo dei Toronto Raptors. Mai negli ultimi cinque viaggi alle Finals infatti la squadra di coach Steve Kerr era stata messa così alle corde dalla sfortuna: già privi di Kevin Durant, i campioni in carica hanno visto Steph Curry (alle prese con un caso di disidratazione) e Andre Iguodala (botta in testa in uno scontro con Marc Gasol) accusare dolori nel corso di un primo tempo drammatico. Golden State è così finita sotto anche di dodici lunghezze contro dei Raptors apparsi in totale controllo della gara, ma si è risvegliata improvvisamente in chiusura di secondo quarto andando all’intervallo sotto solamente di cinque lunghezze e poi ha aperto in due la partita con uno spettacolare parziale di 18-0 per cominciare il secondo tempo. Sembrava fatta, ma la sfortuna si è accanita di nuovo su di loro: Kevon Looney ha dovuto alzare bandiera bianca per un infortunio al petto e lo stesso ha dovuto fare Klay Thompson in apertura di ultimo quarto per un problema muscolare al bicipite femorale. Con una rotazione ridotta ai minimi termini, i campioni in carica hanno trovato risposte inaspettate nelle riserve come Quinn Cook, Shaun Livingston e Andrew Bogut, autore del canestro del +12 a 5:39 dalla fine che sembrava aver definitivamente indirizzato la partita nelle loro mani. Da lì in poi però la stanchezza di Curry e soci e la disperazione dei Raptors hanno dato vita a un parziale di 10-0 che ha riaperto la partita, prima del suo epilogo più incredibile: in un possesso in cui Golden State ha rischiato di perdere il pallone almeno tre volte, Livingston ha trovato Andre Iguodala completamente da solo sul perimetro con il cronometro che si avvicinava ai 24 secondi. L’MVP delle Finals 2015, che prima di gara-2 aveva sbagliato 11 triple consecutive dalla serie contro Houston in poi, ha messo a segno il canestro del +5 a meno di 6 secondi dalla fine, potenzialmente uno dei più pesanti dell’era Steve Kerr, regalando il successo agli Warriors.
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Per capire quanto sia stata folle la partita degli Warriors basti pensare che Klay Thompson, uscito a 8 minuti dalla fine dell’ultimo quarto, ha comunque chiuso come miglior marcatore della squadra con 25 punti, confermandosi a dir poco fondamentale nel primo tempo in cui nessuno dei suoi compagni sembrava in grado di segnare un canestro. Specialmente Steph Curry, che sembrava sul punto di cedere fisicamente (sei errori al tiro per cominciare la partita, 23 punti alla fine) e poi si è improvvisamente acceso segnando gli ultimi quattro canestri del primo tempo, tenendo i suoi a soli cinque punti di distacco che, per come avevano giocato le due squadre, erano sembrati da subito un grandissimo affare per i campioni in carica. Nella ripresa poi gli Warriors hanno giocato sei minuti da Warriors sui due lati del campo, confezionando un parziale di 18-0 a cui hanno contribuito anche Draymond Green (17 punti, 10 rimbalzi e 9 assist oltre alla solita spettacolare difesa) e DeMarcus Cousins (11 punti, 10 rimbalzi e 6 assist dopo un primo tempo da dimenticare). Quel tesoretto di punti accumulato è stato difeso con le unghie e con i denti da tutti i membri della panchina scesi in campo, con Quinn Cook fondamentale con le sue tre triple e il redivivo Andrew Bogut autore di 6 punti in tap-in.
La differenza di convinzione nei propri mezzi è stato particolarmente evidente se rapportato a quanto fatto dai Toronto Raptors, che si sono disuniti nel momento in cui avrebbero dovuto serrare le fila. Dopo aver messo fisicamente e mentalmente alle corde gli avversari in un primo tempo disputato sui livelli di gara-1, i canadesi hanno permesso ai campioni in carica di rialzarsi in chiusura di secondo quarto e, soprattutto, sono finiti in una bonaccia offensiva in apertura di terzo quarto. Il parziale di 18-0 degli Warriors, infatti, si spiega soprattutto con le difficoltà in attacco dei Raptors, che hanno smesso di muovere il pallone e si sono consegnati agli avversari affrettando le conclusioni e mostrando, per la prima volta nella serie, la loro inesperienza a questo livello dei playoff. Alla fine l’unico piano che sembrava minimamente funzionare è stato quello di rifugiarsi in Kawhi Leonard: il numero 2, seppur preso in marcatura da Draymond Green nel secondo tempo, ha chiuso con 34 punti e 14 rimbalzi con 8/su 20 al tiro e 16 su 16 ai liberi (mai nessuno ci era riuscito alle Finals), ma ha sbagliato 7 delle 9 triple tentate, distribuito solo 3 assist e perso 5 palloni, finendo col fiato corto dopo essersi trascinato dietro l’intera squadra. L’unico a dare un apporto positivo è stato infatti Fred VanVleet con 17 punti, mentre Kyle Lowry ha chiuso con 13 (ma con 4 su 11 al tiro e uscendo per sei falli) e la coppia Siakam-Gasol che non ha ripetuto l’exploit di gara-1, passando da 52 a 18 punti in due (12 il primo con 8 rimbalzi e 5 assist ma 5 su 18 dal campo, 6 il secondo con 2 su 7). Ora per i Raptors sarà fondamentale andare a riprendersi il fattore campo alla Oracle Arena, concentrandosi su cosa è andato storto e senza pensare troppo a chi si troveranno davanti in base agli infortuni: la serie è ancora lunga, ma la reazione deve arrivare forte e chiara da subito.
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