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NBA 2019/2020: la presentazione del roster dei Los Angeles Clippers

Una delle maggiori sorprese dell’anno scorso sono stati senza ombra di dubbio i Clippers, i quali sono andati anche oltre le proprie disponibilità. I losangelini hanno salutato il 6 febbraio tramite trade Tobias Harris e hanno raggiunto i playoff con un backcourt fatto di rookies (Shai Gilgeous-Alexander e Landry Shamet): non solo hanno fatto questo, ma hanno addirittura sbancato due volte l’Oracle Arena prima di soccombere ai Warriors in sei gare. Il principale responsabile del capolavoro è stato Doc Rivers, leader di un gruppo di ragazzi guidati dalla grinta e che raramente si sono presi un giorno di riposo sul parquet.

LA PRESENTAZIONE DI TUTTE LE ALTRE SQUADRE

RECORD 2018/2019: 48-34, eliminati 4-2 al primo round dei playoffs dai Golden State Warriors.

ARRIVI: Paul George (trade), Kawhi Leonard (free agency), Maurice Harkless (trade), Patrick Patterson (free agency), Mfiondu Kabengele (draft).

PARTENZE: Shai Gilgeous-Alexander, Garrett Temple, Wilson Chandler, Danilo Gallinari.

PROBABILE QUINTETTO 2019/2020: Shamet, Beverley, Leonard, George, Zubac.

PANCHINA 2019/2020: Williams, Robinson, Mann, Harkless, Green, Harrell.

Il salvatore della scorsa stagione è stato Lou Williams che, in seguito alla trade di Harris, ha marciato con 20 punti di media, ha piazzato due trentelli ai playoffs e si è di tutto diritto guadagnato il premio di sesto uomo dell’anno. Parlando di panchina bisogna menzionare Montrezl Harrell che, con la sua crescita e il suo gancio che gli ha dato sempre più fiducia in zona offensiva, ha dato maggior rilevanza a una squadra che all’interno dell’area era un po’ porosa (16.6 ppg e 6.5 rpg). Ivica Zubac, arrivato dai Lakers a febbraio, non ha sfigurato nei 20 minuti a gara concessi da Rivers dopo ha totalizzato 9.4 ppg e 7.7 rpg: un centro probabilmente non da squadra da titolo e che deve ancora sviluppare un solido gioco in attacco (al momento solo relegato agli handoffs), ma che sicuramente possiede mani educate ed è capace di notevoli miglioramenti sul lato difensivo (soprattutto dal punto di vista della forza dato che ai playoffs, anche contro Bogut, il croato è stato una liability per i suoi). La trade di Harris (con i Sixers per Landry Shamet e scelte) non è stata altro che il prolungamento dell’azione iniziata con lo smantellamento di “Lob City”, con la cessione prima di Chris Paul e pochi mesi dopo di Blake Griffin: scelta che poche squadre NBA avrebbero avuto il fegato di fare, ma che i Clippers credevano audace.

L’obiettivo era solo uno: Kawhi Leonard. Il fatto che l’MVP delle scorse Finals sia nato e cresciuto nel sud della California, dove può trovare stabilità familiare, non ha poco influito sulla sua decisione. L’unico scoglio tra i Clippers e il classe ’92 erano i Lakers, i quali potevano vantare LeBron James, Anthony Davis, un potenziale superteam e un notevole contratto da offrire: alla fine l’hanno spuntata Rivers, West e Ballmer, consci che Leonard avrebbe preferito una squadra da comandare piuttosto che diventare la terza ruota tra i gialloviola. La reazione a catena è terminata con l’arrivo di Paul George e la cessione di innumerevoli scelte, oltre che con l’addio del nostro Gallinari e di Gilgeous-Alexander.

Una squadra totalmente disfunzionale per quasi 50 anni ha organizzato in un’estate un roster da titolo, senza se e senza ma.

Leonard e George sono interscambiabili e flessibili: sono quasi uno il riflesso dell’altro, soprattutto per la loro volontà di lasciare agli altri la luce della ribalta, con annesso un buon numero di tiri, senza contare l’impatto unico sui due lati del campo. In coppia con Harrell e Beverley i Clippers diventerebbero (sulla carta) un team difensivo di livello superiore, con il numero di quintetti combinabili che sarebbe spaventoso: è il tipo di sfida che diverte i coach e che divertirà Rivers. Il mercato estivo ha offerto tuttavia un’altra sorpresa: la trade di Jimmy Butler. L’ex Sixers si è accasato a Miami, generando una trade a quattro con Clippers, Sixers e Blazers che ha fatto arrivare in California Maurice “Moe” Harkless e una scelta del primo round (girata poi ai Thunder): un tre/quattro di 206cm e un ottimo difensore perimetrale che, firmato solo per un anno a 11 milioni di dollari, non graverà sulle finanze della franchigia. Rodney McGruder ha invece firmato per tre anni a 15 milioni di dollari dopo essere stato tagliato la scorsa stagione poco prima dei playoffs: aggiunge al mix della squadra un buon supporto dall’arco che potrà solo migliorare con gli spazi creati dai compagni (35% su 3.0 tentativi a partita in carriera). A questo discorso bisogna aggiungere JaMychal Green, 41.3% dall’arco su 3.3 tentativi con i Clippers, il quale ha firmato un biennale (player option) da poco meno di 10 milioni di dollari: un lungo che stretcha il campo, capace di punire in post gli switch sui piccoli, che non ha paura di subire un mismatch in post e che può fungere anche da centro senza essere totalmente imbarazzato sul perimetro dai lunghi avversari.

Per concludere, i Clippers si sono goduti una grande estate strappando grandi firme che, in passato, avrebbero totalmente snobbato malamente la franchigia: durante la loro storia i losangelini hanno avuto solo l’occasione di guardare le altre squadre fare ciò che hanno fatto loro quest’anno. Ora, però, è il loro momento: la stagione 2019/2020 è un’occasione più unica che rara per creare una nuova e rispettabile immagine. Bisogna dunque solo trasferirsi sul parquet dove tutto, però, dovrà essere guadagnato contro le dirette contendenti.

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