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NBA 2019/2020: la presentazione del roster degli Indiana Pacers

Victor Oladipo, Indiana Pacers 2017-2018 - Foto Keith Allison CC BY-SA 2.0

Gennaio 2019, nel generoso tentativo di recuperare Siakam, Victor Oladipo cade a terra: con lui si infrangono anche le speranze di un buon percorso ai playoff da parte degli Indiana Pacers. Il pur ottimo record di 48-34, che vale la quinta posizione ad est, porterà i Pacers ad uscire contro i Boston Celtics al primo turno con un 4-0 che mette in evidenza tutti i limiti dell’attacco gialloblù privato della sua stella. È stata una stagione, quella scorsa, nata con ambizioni e chiusa invece come annata di transizione a causa dell’infortunio di Oladipo.

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RECORD 2018/2019: 48-34, eliminati 4-0 al primo round dei playoffs dai Boston Celtics.

ARRIVI: Malcolm Brogdon (free agency), TJ Warren (trade), Jeremy Lamb (free agency), Justin Holiday (free agency), TJ McConnell (free agency).

PARTENZE: Bojan Bogdanovic, Thaddeus Young, Darren Collison, Tyreke Evans, Corey Joseph, Wesley Matthews.

PROBABILE QUINTETTO 2019/2020: Brogdon, Oladipo, Warren, Sabonis, Turner.

PANCHINA 2019/2020: A. Holiday, McConnell, Lamb, Sumner, J. Holiday, McDermott, Leaf, Johnson, Bitadze, Brimah.

Terminata la free agency, è arrivato il momento di tirare le somme dell’offseason dei Pacers. Partiamo, intanto, dai saluti a tre giocatori di cruciale importanza nelle ultime stagioni. Darren Collison, veterano con 10 annate all’attivo, lascia nella maniera più inaspettata: si ritira infatti a nemmeno 32 anni per dedicarsi alla fede, che lo lega ai testimoni di Geova. Scelta inaspettata, che ha privato i gialloblù di un play intelligente e molto abile al tiro da 3 (39.4% in carriera). Assieme a Collison salutano i Pacers anche Bojan Bogdanovic, go-to-guy dell’annata scorsa (dopo l’infortunio ad Oladipo), che si accasa ai Jazz, e Thaddeus Young, nuovo membro dei Bulls. Indiana si priva così di due fra i giocatori più esperti del roster, andati a monetizzare altrove. I tre addii, in ogni caso, si inseriscono nel processo di svecchiamento della squadra operato dalla dirigenza.

La mossa più importante è sicuramente la firma di Malcolm Brogdon: l’ex play dei Bucks ha infatti firmato un quadriennale da 85 milioni di dollari. I soldi investiti sono parecchi, ma sulla carta ne vale la pena. Brogdon infatti è un giocatore dotato di uno spiccato acume tattico, è un eccellente difensore e un solido tiratore. Lo scorso anno si è aggiunto al ristrettissimo, ed ambitissimo, club dei 50-40-90 (percentuali dal campo, da 3 e ai liberi). Un eccellente difensore innanzitutto per motivi fisici: 196 cm d’altezza, 103 kg e 207cm di wingspan sono dati che gli permettono di marcare efficacemente le ali piccole avversarie. Brogdon è stato, statisticamente parlando, il miglior difensore sul Kawhi Leonard negli scorsi scorsi playoffs: Kawhi è stato limitato a 16 su 45 dal campo (35.6%) in 110 possessi con Brogdon come difensore primario. D’altro canto è anche vero che Brogdon potrebbe soffrire maggiormente guardie agili e sguscianti, ma qui entra in gioco la fisicità scattante di Victor Oladipo (una volta rientrato). Ecco perché molti considerano il futuro backcourt dei Pacers come uno dei meglio assortiti nella Lega, sui due lati del campo.

Altra pedina fondamentale che va ad aggiungersi al reparto guardie è Jeremy Lamb. La SG ha firmato un contratto triennale da 31.5 milioni di dollari complessivi, un affare per la dirigenza di Indianapolis. Le stagioni a Charlotte, dopo anni piuttosto bui nel disfunzionale contesto di Oklahoma City, hanno mostrato un miglioramento continuo per Lamb: l’ultima stagione è stata chiusa a 15.3 ppg con il 55.2% di TS. Anche il 34.8% da 3 è un dato positivo, poiché si inserisce in un contesto che ha visto l’addio di coloro che, forse, erano i migliori tiratori in squadra (Collison e Bogdanovic). Miglioramenti si sono visti anche dal palleggio, nell’uso del floater e nelle letture palla in mano; sicuramente Lamb non è un creatore di attacco elitario, ma può comunque contribuire in maniera positiva alla fluidità dell’attacco di McMillan.

Il reparto ali necessitava di un sostituto considerato l’addio di Bojan Bogdanovic. Il sostituto è arrivato in realtà già nella notte del draft, con lo scambio che ha visto Phoenix cedere, insieme ad una scelta, T.J. Warren ai gialloblù, al fine di liberare spazio salariale. Altra mossa intelligente dei Pacers, dunque, che pagheranno 35 milioni di dollari a Warren dilazionati in tre anni. L’ala piccola è reduce da un’eccellente stagione, chiusa a 18 ppg, con il 42.8% da 3. Quest’ultimo miglioramento è impressionante, specie considerando che nelle prime 4 stagioni in carriera non aveva mai segnato più di una tripla a partita e, soprattutto, era reduce da un 28% da 3. Aggiunge una fisicità che gli permette di concludere con un incredibile 69.8% nei pressi del ferro. Dobbiamo, infine, ricordare anche l’aggiunta come play di riserva del funzionale T.J. McConnell e l’arrivo di Goga Bitadze, lungo di scuola europea chiamato con la 18esima scelta al recente Draft. Così facendo, si compone un roster al solito lungo e funzionale, chiamato spesso a fare la differenza in assenza di una superstar. Sembra un luogo comune, ma storicamente la forza dei Pacers è stata quasi sempre dovuta alla solidità e duttilità del gruppo.

Il primo e fondamentale rebus dei nuovi Pacers è il tentativo di far coesistere Myles Turner e Domantas Sabonis. La decisione del coaching staff è apparsa chiara nelle indicazioni trasmesse in estate: i due partiranno in quintetto insieme. È un cambiamento piuttosto rivoluzionario, visto che la scorsa stagione hanno giocato insieme in 64 delle 82 partite di RS e, nell’arco temporale di queste gare, solo per 6.7 minuti di media. La scelta, andando ad analizzare il momento storico della Lega che predilige affidarsi a quintetti small e ad un campo il più possibile allargato, pare un po’ anacronistica. In realtà, come al solito, la verità sta nel mezzo: ad Est, infatti, gli avversari sono piuttosto “grandi”. A partire dai 76ers: la franchigia di Philadelphia ha appena affiancato Horford a Embiid, dando vita alla coppia di lunghi verosimilmente meglio assortita della Lega. Discorso simile si può fare anche per i campioni in carica dei Raptors, che approcceranno le gare con Siakam e Gasol in quintetto. Nella stessa direzione vanno anche i Bucks (lunghi in generale, con il duo Lopez-Ilyasova molto incisivo per larghi tratti della serie contro Boston), i Magic (Gordon e Vucevic) e i Pistons (Griffin e Drummond).

Il figlio del grande Arvydas è stato il miglior rimbalzista dei suoi e ha messo in piedi numeri in esponenziale crescita rispetto agli anni passati, che testimoniano come Sabonis stia diventando un fattore concreto su entrambi i lati del campo: la sua crescita ulteriore dipenderà dal suo tiro da 3, col quale la scorsa stagione ha chiuso con il 52.9 % dall’arco ma con soli 17 tentativi. Turner si è imposto invece come uno dei migliori difensori della lega. Il centro classe ’96 ha concluso l’ultima RS primo nella classifica totale delle stoppate (199), veleggiando a 3.4 di media. In difesa sui pick and roll, Myles ha concesso solamente 0.87 punti per possesso: meglio di Nurkic, Embiid e del DPOY Rudy Gobert. In post up, la sua difesa rimane eccelsa, concedendo solamente 0.84 punti per possesso, anche qui facendo meglio di Gobert ed Embiid. Sabonis dovrebbe soffrire, logicamente, contro 4 più atletici e esplosivi, ma la presenza di Turner sotto i tabelloni potrebbe comunque garantire una sicurezza difensiva maggiore. L’altro lato della medaglia è il seguente: contro avversari fisicamente più piccoli, Sabonis potrebbe banchettare nel gioco in post, suo cavallo di battaglia offensivo, nonché servire palloni cinque stelle extralusso ai taglianti dal lato debole. Turner dà maggiori garanzie per continuità al tiro da 3 (una tripla di media a bersaglio su 2.6 tentativi a partita l’anno scorso) e, ovviamente, a livello difensivo, ma deve necessariamente migliorare nel gioco in post.

Un discorso pressoché simile può essere fatto per il nuovo backcourt dei Pacers. La scorsa stagione Oladipo ha condiviso il parquet per 150 minuti con 7 giocatori diversi dei Pacers: tutti e sette questi “duo” hanno funzionato, ma Oladipo “fittava” particolarmente bene con un giocatore specifico, stando ai numeri: Cory Joseph e Oladipo, infatti, producevano 11.4 punti su 100 possessi in più degli avversari. Joseph, che in estate ha firmato con Sacramento, è una guardia a basso usage, che riesce a creare gioco come playmaker offensivo secondario. Sul lato difensivo è un giocatore molto valido, che riusciva a togliere responsabilità difensiva dalle spalle di Oladipo. Per molti aspetti, Joseph è un tipo di giocatore del tutto comparabile con Brogdon, il nuovo compagno di backcourt di Oladipo. La differenza positiva è che, a livello complessivo, l’ex rookie of the year è un giocatore migliore di Joseph, per cui potranno esserci solo vantaggi. Brogdon non ha bisogno di tenere molto il pallone in mano per essere comunque uno scorer efficace. Le cose si prospettano perfino migliori sul piano difensivo. Brogdon è versatile, come già accennato, mentre Oladipo è adatto a marcare le guardie più esplosive. Nella loro miglior versione atletica sono entrambi due difensori d’élite. Eccellente è anche il trattamento di palla di Brogdon, con un turnover rate del 10%, dato che testimonia l’intelligenza cestistica di The President.

Il best-case scenario è, probabilmente, il superamento del secondo turno di playoff: sempre ipotizzando un ritorno a pieno regime di Oladipo e la salute fisica dei compagni di squadra (Brogdon su tutti). Sulla carta le squadre meglio attrezzate dei Pacers sono sicuramente Sixers, Bucks e Celtics, mentre i gialloblu potrebbero giocarsela coi Raptors campioni in carica (privi di Leonard e conseguentemente in fase di riassestamento).
Se invece la stagione dovesse andare peggio del previsto, rimane difficile ipotizzare ai playoffs senza i Pacers. Mal che vada, insomma, potrebbe esserci la quarta eliminazione consecutiva al primo turno della postseason. E’ tuttavia un’alternativa alla quale i tifosi Pacers non vogliono pensare più di tanto: la squadra è lunga, i giovani sono pronti a esplodere definitivamente e i nuovi hanno voglia di trasmettere entusiasmo ed energia. La stagione alle porte potrebbe riservare liete novità a tutto l’ambiente gialloblù.

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