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NBA 2019/2020: la presentazione del roster degli Atlanta Hawks

L’annata 2018/2019 degli Atlanta Hawks, in cui l’obiettivo dichiarato era lo sviluppo dei giovani a prescindere dai risultati, era cominciata con una partenza da 5-18. Benché la narrativa volesse imputare l’intera colpa di ciò alle difficoltà iniziali di Trae Young, in realtà molto ha inciso l’assenza di John Collins nelle prime 15 partite. Da dicembre in poi i meccanismi offensivi che coach Lloyd Pierce ha cercato di instillare hanno cominciato a farsi vedere: gli Hawks hanno chiuso 23-31 da dicembre a marzo. Benché le dichiarazioni di Young lascino chiaramente intuire che la squadra punterà fortemente all’ottavo posto a Est, è lecito aspettarsi che il vero obiettivo della stagione sia nuovamente lo sviluppo dei giovani (otto giocatori a roster hanno tre anni o meno di esperienza nella lega), che comunque come detto più volte dal GM Schlenk deve necessariamente passare anche dall’imparare a vincere.

LA PRESENTAZIONE DI TUTTE LE ALTRE SQUADRE

RECORD 2018/2019: 29-53, fallita la qualificazione ai playoffs.

ARRIVI: De’Andre Hunter (Draft), Cam Reddish (Draft), Evan Turner (trade), Allen Crabbe (trade), Jabari Parker (free agency), Chandler Parsons (trade).

PARTENZE: Taurean Prince, Kent Bazemore, Dewayne Dedmon, Omari Spellman.

PROBABILE QUINTETTO 2019/2020: Young, Huerter, Hunter, Collins, Len.

PANCHINA 2019/2020: Turner, Reddish, Crabbe, Bembry, Goodwin, Parker, Parsons, Jones, Fernando.

Il Draft 2019 di Atlanta può dirsi certamente un successo: è riuscita a prendere un giocatore che seguiva e voleva da molto tempo, ossia Cam Reddish, con una scelta impensabile fino alla fine del 2018, il leader difensivo a basso usage rate di cui aveva bisogno in DeAndre Hunter e una scommessa da molti data a fine primo giro alla 34 in Bruno Fernando. Di certo però, il prezzo pagato per Hunter è stato molto caro: benché questo Draft sia stato annunciato come uno dei più poveri di talento degli ultimi anni due prime, una seconda e l’assorbimento del contratto di Hill sono un pacchetto di tutto rispetto.

La lineup composta da Young, Huerter, Hunter, Collins e Len può, con il giusto livello di impegno difensivo, essere il giusto mix su entrambi i lati del campo. I problemi veri arrivano però quando si guarda alla panchina. Il problema più eclatante è senza dubbio la backup point guard. Anziché usare i soldi spesi per Jabari Parker su una PG di riserva, Schlenk ha deciso che Evan Turner fosse abbastanza. Sebbene Turner sia un buon difensore, infinitamente migliore di quanto Young potrà mai ambire ad essere, non è un tiratore: in generale non ha le letture necessarie per il gioco che gli Hawks vogliono fare. Le non-doti da tiratore di Turner si faranno sentire molto anche a causa della seconda chiara mancanza del roster di Atlanta: lo spacing, dovuto al ruolo di backup center. Alex Len infatti non dovrebbe far rimpiangere lo spacing che offriva Dedmon dato che ha chiuso la scorsa stagione col 36.3% su quasi tre tentativi a partita. I problemi potrebbero invece emergere quando Len andrà a sedersi: quest’anno i cambi saranno Damian Jones e Bruno Fernando, che sommati probabilmente non prenderanno più di una tripla a partita.

Alla luce di ciò, risulta ancora meno spiegabile la cessione di Omari Spellman: oltre ad essere un difensore molto versatile (sembra ora destinato a ripercorrere le orme almeno in termini di posizione di colui che sarà il suo mentore a Golden State, cioè Draymond Green), ha anche tirato quasi 3 volte a partita da 3, mandando a segno il 34.4% dei tentativi. La prima conseguenza di ciò è che Collins vedrà aumentare i suoi minuti da 5, soprattutto nelle lineup con lui e Jabari in campo. Pierce si è detto comunque restio a giocare Collins da 5 per lunghi sprazzi di tempo, ufficialmente dato il suo successo nel ruolo di ala grande. Nella verità dei fatti, Collins è sì un buon tiratore (34.8% su 2.6 tentativi l‘anno scorso), ma da 5 soffre troppo i chili e la forza degli altri centri NBA.

L’altra conseguenza della mancanza di shooting tra i backup 5 sarà il rendere più dura la vita di Trae Young nelle conclusioni al ferro. Young sa concludere bene con entrambi le mani ma il fisico certamente non lo aiuta nell’assorbire i contatti. Ha provato 4.9 conclusioni a partita entro i due metri dal ferro col 53.2% (contro il 58% di media della lega), facendo delle conclusioni al ferro uno degli aspetti più importanti del suo gioco, utile soprattutto per andare spesso in lunetta, dove è andato a segno nell’82.9% delle occasioni. Sebbene Young abbia lavorato in estate per migliorare il finishing (anche se a dire il vero il focus del suo lavoro estivo è stato il gioco ed il tiro dal mid-range, per assomigliare ancora di più al suo idolo Steve Nash), di certo avere spaziature migliori lo aiuterebbe molto. In generale qualsiasi lineup che presenti Turner e Parker costringe Pierce a giocare con Crabbe da 2, Huerter da 3 e uno tra Collins e Len da 5 per non lasciare che la difesa possa chiudersi a coprire il ferro.

Lo sconfitto dalle mosse estive sia DeAndre Bembry, soprattutto alla luce delle aggiunte di Turner e Parker, che molto probabilmente saranno i due giocatori a minutaggio più elevato in uscita dalla panchina e come detto sopra richiedono determinate spaziature per non risultare dannosi o, quantomeno, inutili. Un suo utilizzo è prevedibile solo qualora Pierce abbia bisogno di un vero defensive stopper sul perimetro (dove il miglior difensore della squadra ad oggi è probabilmente Turner, anche se sia Hunter che Huerter promettono grandi cose). Il problema della difesa sul perimetro potrebbe essere addirittura più importante di quanto non si dica al momento, dato che Len non garantisce la stessa copertura e velocità laterale sul perimetro di Dedmon (soprattutto in situazioni di PnR).

Per Reddish è lecito aspettarsi un ruolo da prima riserva sugli esterni con qualche compito di ball handling secondario. Dietro Reddish, Parker e Bembry nelle gerarchie sugli esterni dalla panchina arrivano Vince Carter e Chandler Parsons. Il primo è ormai relegato ad un ruolo di specialista da 3, e proprio per questo potrebbe finire per giocare diversi minuti anche quest’anno (lo stesso Vince, durante le contrattazioni per il rinnovo, ha detto di essere interessato a giocare e non tanto al ruolo di chioccia/futuro dirigente), mentre il secondo è tuttora in cerca di qualcuno che possa essere interessato ai suoi servizi, caso nel quale gli Hawks si sono detti disponibili ad un buyout. Turner, Crabbe, Parsons e Len sono tutti unrestricted FA la prossima estate, pertanto spingeranno per avere minuti, così come Bembry e Jones, a cui difficilmente la squadra presenterà delle qualifying offers.

Dal punto di vista difensivo, l’oggetto dell’attenzione sarà l’evoluzione di Collins e Young: i due che hanno mostrato più problemi in difesa. Abbiamo già accennato ai trascorsi di Collins. Dopo un primo anno in cui ogni metrica di protezione del ferro lo aveva premiato, Collins è crollato sotto ogni aspetto che concerne la difesa: di certo uno sforzo in più sia sul perimetro che sulla difesa in aiuto sarebbe gradito. Per quanto riguarda Young, a volte si nasconde troppo in fretta una totale assenza di grinta ed applicazione difensiva dietro alla scusante del fisico: dopo un’estate di lavoro in palestra in cui ha preso 7 chili di muscoli, questa scusante varrà certamente un po’ meno.

Chi deve fare il salto di qualità in termini di ball handling e di responsabilità offensive è senza dubbio Kevin Huerter. Troppo spesso nella passata stagione si è “accontentato” del tiro da tre, anche in virtù delle sue ottime percentuali (38.5% con quasi cinque tentativi a partita), dimenticandosi o quasi però delle proprie capacità di ball handling, penetrazione e passaggio. A riprova di ciò, i tiri liberi presi da Huerter in tutta la stagione sono solo 56. Sebbene il ruolo di Huerter releghi spesso l’interprete ad un basso numero di liberi tentati (si pensi ai soli 156 liberi presi da Klay Thompson in tutta la stagione per avere un termine di paragone), di certo l’interpretazione del ruolo da parte di Huerter potrebbe essere più aggressiva. Per la prima volta in vita sua Huerter ha scollinato i 100kg in estate, ed è pertanto lecito aspettarselo maggiormente in grado di assorbire i contatti oltre che in grado di aumentare notevolmente le sue percentuali, dato che il tocco al ferro non gli manca. I restanti motivi di interesse sono ovviamente legati ai rookie, Hunter e Reddish su tutti. Se Il primo riuscirà ad essere lo stesso leader vocale visto a Virginia ed il secondo ritroverà la sfrontatezza mostrata ai tempi dell’High School, ecco che potremmo essere davanti ad una miscela molto interessante per il futuro.

Ad Atlanta l’opinione pubblica è consapevole del fatto che la squadra non sia sulla carta tra le migliori otto ad Est. Probabilmente, la squadra non è nemmeno al livello di quella che aveva trovato la quadratura negli ultimi mesi della passata stagione ed è lecito non aspettarsi grossa produzione dai rookies almeno nei primi mesi della stagione. Nonostante questo, ad Atlanta si respira un grosso (e motivato) ottimismo. Schlenk e Pierce sanno che la migliore ricetta per costruire una cultura vincente è vincere, ma sanno anche che qualora la squadra arrivasse nuovamente in lottery non sarebbe affatto un passo indietro. Come detto da Schlenk stesso però, l’unico modo che Atlanta ha per attirare free agent di livello è vincere e giocare un basket divertente. Che, guarda caso, sono gli stessi due obiettivi di Trae Young.

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