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NBA 2018/2019: ossigeno Lakers, costanti Rockets e Spurs

James Harden - Houston Rockets - Official Facebook Page

La notte italiana di lunedì 7 gennaio ha visto lo svolgersi di otto partite della regular season NBA 2018/19. Pochi, anzi, pochissimi avrebbero puntato su una vittoria dei Lakers questa notte. Tanti i fattori: no LeBron, il record dei Mavs in casa e probabilmente il morale sotto la suola delle scarpe dopo il blowout subito da Minnesota. Tanti meriti per i Lakers, anche se l’attacco di Dallas ha buttato la partita nel secondo tempo (o forse la difesa dei Lakers l’ha vinta?). Festa della tripla, come spesso accade, in quel di Houston, dove i Rockets confermano definitivamente contro i Nuggets (se mai ce ne fosse stato bisogno) che se la possono giocare contro tutti, con o senza Paul, anche e soprattutto quando arriverà il decisivo mese di aprile. Le parole su Harden sono ormai finite, ma proviamo a darne altre cinque per sintetizzare la sua partita: Murray, crossover, 4-point play. Non hanno bisogno di conferme i San Antonio Spurs, all’ottava vittoria nelle ultime dieci partite: dopo 22 stagioni il sodalizio Pop-Spurs ha sempre portato ai playoff e, probabilmente, la stagione numero 23 porterà a un risultato comparabile. Vincono non senza alcun patimento i Bucks, che con ogni probabilità faranno a pugni con Toronto fino alla fine della stagione per il conseguimento della supremazia ad est (che potrebbe essere una variabile non indifferente anche nell’elezione dell’MVP tra Kawhi e Giannis, anche se, oltre a loro due, vi è altra concorrenza molto qualificata).

Los Angeles Lakers-Dallas Mavericks 107-97

Redenzione e rimonta per i Lakers. Redenzione per Brandon Ingram e Lonzo Ball: Walton aveva preteso molto da loro dopo il blowout contro Minnesota e, di risposta, i due mettono a referto rispettivamente 29 e 21 punti. Altra notizia positiva il ritorno di Kuzma, dopo due partite saltate a causa di una contusione alla schiena: il giovane sbaglia però i primi otto tiri, segnando solo a metà secondo quarto, prima di colpire ad inizio terzo quarto con due triple che accendono il comeback Lakers. Luka Doncic mette a referto 27 punti e rappresenta, sostanzialmente, tutto l’attacco di Dallas nel deludente secondo tempo (lo sloveno segna 15 punti negli ultimi due quarti). La panchina di Dallas costruisce nel primo tempo un vantaggio in doppia cifra (54-67), con Powell, Finney-Smith e Barea che combinano per 23 punti: i Mavs tirano in questo periodo con il 58% dal campo. Poi il crollo: Dallas realizza 11 palle perse nel solo secondo tempo, nel quale compie 11 canestri con addirittura 43 tentativi. I Lakers impongono un parziale di 32-13 nel terzo quarto, dove Beasley, Ball, Ingram e Kuzma combinano 25 punti. Nel quarto un ulteriore parziale di 11-2 incanala la partita con 8:52 da giocare (96-82). Due volte i Mavs arrivano a -7, ma si hanno due esiti identici: Ingram prima attira verso di sè la difesa poi, per due volte consecutive, regala due assist a Mcgee che conclude con due schiacciate. I giallo-viola vincono per la seconda volta in sette partite dall’infortunio nello sciagurato giorno di Natale di LeBron James: sweepano per 3-0 i Mavs in questa regular season. Approfittano dello stop dei Jazz contro i Bucks e creano un minimo di divario tra l’ottavo seed (che, probabilmente, sarà difeso fino all’arrivo di LeBron) e il nono seed. Ora per i Lakers partita in casa contro i Pistons , poi la partita spartiacque nello Utah contro i Jazz, i più stretti rivali al momento per la corsa ai playoff. I Dallas peggiorano il loro record in casa: sono ora 16-4. Prima di questa partita erano la migliore squadra in casa con solo tre sconfitte interne: record che, al momento, appartiene ai Sixers, con solo tre sconfitte in venti gare interne. Da segnalare la partita numero 800 in carriera per JJ Barea, arrivato ormai alla sua decima stagione in canotta Mavs.

Denver Nuggets-Houston Rockets 113-125

Devastanti James Harden e Clint Capela, rispettivamente con 32 punti (con 14 assist) e un career-high di 31 punti (con 9 rimbalzi). PJ Tucker mette in essere un career-high di 7 triple e un season-high di 21 punti; stesso discorso per Gerald Green con 21 punti con 6 triple. Harden costantemente raddoppiato oltre la linea dei tre punti, non ha fatto altro che rimpinguare le sue assistenze e le statistiche di Capela, il quale già alla fine del primo tempo impatta 19 punti. Per i Nuggets in rilevanza sempre il solito Jokic con una doppia-doppia da 24 punti e 13 rimbalzi. Non bene gli altri, con eccezione di Monte Morris: giocando solo 24 punti, segna 21 punti con un efficientissimo 9 su 13 dal campo. Partita equilibrata nel primo quarto (35-33), ma i Rockets riescono ad allungare di 10 punti alla fine del primo tempo (60-70) dopo due triple consecutive di James Harden. La prima è un gioco da 4 punti, decisamente da spiegare, che ha incendiato il Toyota Center: solito stepback di Harden che con un semi-crossover fa scivolare sul parquet Jamal Murray, il quale, sbilanciato e disperato, per contestare il tiro compie un fallo, completando la frittata. Nel terzo quarto, in un parziale di 29-26, Jokic segna 9 punti e mantiene in contatto  i Nuggets (89-96). Tuttavia i Rockets controllano con tranquillità la partita all’interno del quarto quarto: a 5:30 dalla fine i due liberi di Torrey Craig danno il -11 a Denver, la quale si deve arrendere nei due possessi successivi alle triple di Tucker e Harden, che la portano a -17 (100-117). James Harden (approposito, 6 triple anche per lui, 22 totali per i Rockets) allunga la streak a 13 partite consecutive per quanto riguarda i match con almeno 30 punti a referto. Houston ancora senza Paul per l’ottava partita di fila a causa di una lesione al tendine del ginocchio; quarta partita consecutiva invece senza Eric Gordon, a causa di una contusione al ginocchio destro. Ricordiamo che i Rockets hanno tradato Micheal Carter-Williams (che verrà tagliato) e cash ai Chicago Bulls per una scelta protetta al secondo round del draft 2020. I Nuggets, invece, tornano ad avere fiducia per quanto riguarda il ritorno di Will Barton, fuori dal 20 ottobre a causa di un problema all’anca: Malone afferma che spera di riaverlo a disposizione nelle prossime settimane.

San Antonio Spurs-Detroit Pistons 119-107

Mentre DeMar Derozan mette a referto 26 punti, coach Gregg Popovich muove un altro passo nella sua ormai ventennale carriera NBA, raggiungendo 1221 vittorie in regular season: pareggiato il record di Jerry Sloan, ora davanti a coach Pop vi sono soltanto Don Nelson e Lenny Wilkens. Inoltre, è la vittoria numero 518 in trasferta: superato Don Nelson, bisogna ora solo superare Pat Riley. Per gli Spurs, oltre a Derozan, bisogna segnalare i 25 punti di LaMarcus Aldridge. Per i Pistons 34 punti con 13 su 21 dal campo per Blake Griffin, doppia-doppia da 19 punti e 14 rimbalzi per Drummond. A prescindere dal risultato finale, gli Spurs non avevano incominciato bene: sotto 9-17 nel primo quarto, coach Pop ha chiamato subito un time-out; subita una schiacciata da Drummond dopo un turnover, 14 secondi dopo viene chiamato un ulteriore time-out. Finalmente gli Spurs iniziano ad ingranare, piazzando tra il time-out e la fine del primo tempo (59-51) un parziale di 50-32. Da qui in avanti San Antonio navigherà in acque molto calme, mantenendo il vantaggio e addirittura rimpinguandolo nel terzo quarto (84-73). I San Antonio Spurs erano senza la loro ala titolare Rudy Gay, fuori a causa di una distorsione al polso sinistro, ma i texani hanno comunque portato a casa la quinta vittoria consecutiva (momentaneamente è la striscia positiva migliore per i texani in questa stagione). Per i Detroit Pistons, invece, ancora fuori il centro di riserva Zaza Pachulia a causa di una contusione alla gamba destra. Settima sconfitta nelle ultime nove uscite per i Pistons, scalzati ora dall’ottavo seed a una partita di distanza dai Brooklyn Nets.

Utah Jazz-Milwaukee Bucks 102-114

Reduci dalla cocente sconfitta in casa contro Toronto, i Bucks si rifanno con 30 punti di Antetokounmpo e 21 punti di Brogdon contro Utah, reduce da 7 vittorie nelle ultime 10. Thon Maker aggiunge un season-high di 15 punti dalla panchina, per Milwaukee che migliora il suo record nella Eastern Conference a 28-11, il secondo migliore in tutta la lega. Un Donovan Mitchell in risalita per quanto riguarda la media realizzativa mette a referto 26 punti (di cui 15 nel primo tempo), mentre per Rudy Gobert vi è una consueta doppia-doppia da 14 punti e 15 rimbalzi (di cui 12 nel primo tempo). Per i Jazz la faccenda si mette subito in salita: dopo 5 minuti si arrende Ricky Rubio, che esce dal campo (non ritornandoci) dopo un infortunio al tendine del ginocchio; doppia beffa, perchè durante la sua permanenza in campo segna 9 punti con 4 su 5 dal campo. Tuttavia, con animus pugnandi i Jazz riescono a dare del filo da torcere ai Bucks nel primo tempo (62-58); vi sono 19 sorpassi di punteggio e ben 8 pareggi. Inoltre, nei primi due minuti e mezzo del terzo quarto i Jazz piazzano un parziale di 9-5 che da loro un vantaggio di 8 punti (71-63). Da questo momento vi è la rimonta di Milwaukee: nei 9 minuti successivi Giannis e Brogdon combinano 11 punti, i Bucks entrano nel quarto quarto dopo un parziale di 15-20 (86-83). Nel quarto quarto vi sono 10 punti di Antetokounmpo, 5 di Brogdon e ben 7 di Thon Maker: si arriva a tre minuti dalla fine con 8 punti di vantaggio per i Bucks in seguito a due tiri liberi di Brook Lopez, che, un minuto più tardi, schiaffeggia la retina da tre concedendo a Milwaukee un cuscino di 11 punti di vantaggio, ipotecando la vittoria. A 42.9 secondi dalla fine Giannis esce dalla partita a causa del suo sesto fallo. Per i Bucks ancora fuori DJ Wilson (problema all’anca), DiVincenzo (problema alla caviglia destra): richiamato dunque Christian Wood dalla franchigia G-League affiliata dei Wisconsin Herd. I Jazz avevano un’occasione più unica che rara stanotte per accorciare sui Lakers, ma i destini sotto stati inversi: rimontati i Jazz dai Bucks, rimontano i Lakers contro Dallas. Ora le franchigie hanno rispettivamente come record 20-21 e 22-19, con due partite che le separano. Il 12 gennaio è in programma Lakers-Jazz. Prima di essa partita in casa per entrambe, rispettivamente contro Detroit e Orlando.

 

Tutti i risultati di lunedì 8 gennaio

Los Angeles Lakers-Dallas Mavericks 107-97

Denver Nuggets-Houston Rockets 113-125

San Antonio Spurs-Detroit Pistons 119-107

Utah Jazz-Milwaukee Bucks 102-114

Memphis Grizzlies-New Orleans Pelicans 95-114

Brooklyn Nets-Boston Celtics 95-116

Orlando Magic-Sacramento Kings 95-111

New York Knicks-Portland Trail Blazers 101-111

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