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NBA 2018/2019: Harden mostruoso da 61 punti, i Lakers salutano definitivamente i playoff

James Harden, Houston Rockets 2018-2019 - Foto Profilo FB Houston Rockets

La notte italiana di sabato 23 marzo ha visto in scena lo svolgersi di sette partite della regular season NBA 2018/2019. Proprio nel periodo in cui lui sembra calato (si fa per dire) e i suoi diretti concorrenti per l’MVP sfornano prestazioni superbe (vedi Antetokounmpo e George), lui decide di rimettersi tutti dietro: James Harden eguaglia il suo career-high di 61 punti contro gli Spurs, con 19 su 34 dal campo e 9 su 13 da tre, in una partita dove guida i suoi nella rimonta finale con 13 punti negli ultimi quattro minuti. Soffrono i Nets allo Staples Center, ma alla fine la spuntano grazie agli strappi di Harris, Russell e Dinwiddie, decretando ufficialmente il sesto anno consecutivo senza playoff per i Lakers. I Thunder si prendono la loro rivincita nei confronti dei Raptors, vincendo sul loro campo grazie a Paul George e ad un’ottima prestazione dall’arco (20 su 43 da tre). I Clippers ottengono la vittoria solo all’ultimo secondo, quando il tiro di Clarkson si ferma sul ferro: ciò non toglie i meriti dei losangelini e, soprattutto, di un Danilo Gallinari da 27 punti.

San Antonio Spurs-Houston Rockets 105-111

Dopo essersi goduto i 61 punti del suo James Harden, ennesimo apice di una regular season irripetibile, Mike D’Antoni ha dovuto rispondere alla più complicata delle domande: “Chi può fermare un realizzatore simile?”. La risposta è stata onesta e sorprendente: “Soltanto io, posso decidere di lasciarlo seduto in panchina. Questo è quanto”. Complicato non essere d’accordo con l’allenatore dei Rockets dopo la prestazione del Barba contro gli Spurs e una stagione in cui viaggia a 36.5 punti di media, secondo soltanto ai 37.1 di Michael Jordan del 1986/87 tra le prestazioni degli ultimi 50 anni. Il numero 13 di Houston ha segnato 27 punti nel solo primo quarto, superando quota 40 quando ancora c’erano oltre 20 minuti da giocare e caricandosi i texani sulle spalle nel momento di massimo bisogno. A 240 secondi dal termine i Rockets sono sotto di sei lunghezze (100-94), Harden ha preso il controllo delle operazioni, segnando 13 punti in fila con irrisoria facilità (e senza alcun tipo di aiuto da parte dei compagni): tre triple e un paio di jumper semi-impossibili per riportare avanti Houston e conquistare così l’ottava vittoria nelle ultime nove gare giocate, 13 delle ultime 15. San Antonio è così costretta ad arrendersi, nonostante dopo essere stata sotto anche di 15 lunghezze (47-62 all’intervallo) era poi riuscita a risalire la china, anche grazie a un positivo Marco Belinelli da 11 punti in uscita dalla panchina (e un canestro fuori equilibrio dei suoi che nel quarto periodo aveva ridato fiato ai nero-argento). “Abbiamo regalato un tempo ai Rockets”, sottolinea coach Popovich, “E contro un fenomeno del genere non puoi permettertelo. Abbiamo concesso 19 liberi nel primo tempo e zero nel terzo quarto: qualcosa è cambiato nel nostro approccio, ma troppo tardi”. Il miglior realizzatore degli Spurs alla sirena finale è Bryn Forbes, autore di 20 punti totali. Gli stessi che Harden aveva già messo a referto in meno di nove minuti: contro una furia del genere, c’è davvero poco da fare.
I 61 punti di questa notte realizzati da Harden eguagliano il suo massimo in carriera, messo a referto sempre in questa stagione contro i New York Knicks al Madison Square Garden lo scorso 24 gennaio. Il Barba diventa così uno dei pochissimi giocatori NBA, assieme ai soliti Jordan, Bryant e Chamberlain, ad aver più di una gara con almeno 60 punti segnati nella stessa stagione. Dopo aver chiuso con 57 quella con Memphis, il totale combinato nelle ultime due gare è di 118 punti: pareggiato quanto fatto da Bryant e Jordan per somma massima in due partite negli ultimi 50 anni. I 61 punti sono anche il massimo mai fatto registrare da un singolo giocatore contro i San Antonio Spurs: mai un avversario di Gregg Popovich era riuscito a chiudere il match con cifre del genere (stesso discorso per i 37 con cui il Barba ha terminato il primo tempo). I 27 punti nel primo quarto (suo nuovo massimo in carriera) sono la seconda miglior prestazione all-time per un giocatore dei Rockets, alle spalle dei 30 segnati da Vernon Maxwell nel 1991. Harden è diventato anche il decimo miglior marcatore con i piedi oltre l’arco della storia NBA per numero di triple totali, continuando ad aggiornare il record di tentativi totali da lontano che già gli appartiene da un paio di gare. Alla sirena finale è 19 su 34 dal campo, 9 su 13 dall’arco, 14 su 17 a cronometro fermo, 7 rimbalzi e +18 di plus/minus. “Davvero mi state chiedendo se può vincere il titolo di MVP?”, commenta Chris Paul. “Cosa diavolo deve fare un giocatore più di questo?”. Gli avversari sperano nulla, altrimenti diventa davvero impossibile per chiunque.
Houston ha vinto 13 delle ultime 15 partite disputate, 8 delle ultime 9 al Toyota Center. I Rockets sono usciti vittoriosi da sei degli ultimi otto incontri contro gli Spurs, dopo averne persi nove su undici. Ancora assente per la seconda partita consecutiva Kenneth Faried a causa di un dolore al ginocchio. Prossima partita: lunedì notte, allo Smoothie King Center di New Orleans.

Tra le file degli Spurs da segnalare anche le prestazioni di Derrick White e di DeMar DeRozan, rispettivamente con 18 e 16 punti a referto. Continua il periodo in salita al tiro per Davis Bertans: entrato nel mese di marzo con 46.9% dall’arco, dopo l’1 su 10 di questa notte ha visto la sua percentuale scendere al 30.3%. Prossima partita: lunedì notte, al TD Garden di Boston.

Brooklyn Nets-Los Angeles Lakers 111-106

Non si può certo dire che si tratti di un fulmine a ciel sereno, ma di sicuro è una notizia: per il sesto anno consecutivo i Los Angeles Lakers non parteciperanno ai playoff: per LeBron James si tratta della prima assenza dal lontano 2005, quando era solo al secondo anno nella NBA. La sconfitta interna contro i Brooklyn Nets per 111-106 ha ufficialmente tolto i giallo-viola dalla corsa alla post-season, peraltro abbandonata già un paio di settimane fa: si apre adesso una fase più o meno lunga di valutazioni per tutte le parti della franchigia californiana. Non che questa sconfitta pesi in maniera particolare su quanto dovrà essere deciso: anche vincendo i Lakers sarebbero stati eliminati dalla contesa, visto che il distacco dall’ottavo posto era ormai abissale, e se non altro la squadra per una volta si è battuta fino alla fine. Guidata soprattutto dalla doppia-doppia di LeBron James con 25 punti, 9 rimbalzi e 14 assist, ma anche 8 su 25 al tiro e 8 palle perse, l’ultima scivolando a 22 secondi dalla fine con la possibilità di pareggiare; non solo, anche col contributo del massimo in carriera di JaVale McGee (33 punti, 20 rimbalzi con 6 stoppate).
I Nets, infatti, hanno dimostrato sul campo di essere una squadra migliore, o quantomeno più coesa. Con 26 punti di Joe Harris (ex compagno di James a Cleveland) e i 21 con 13 assist dell’ex più atteso di serata D’Angelo Russell (reduce dai 44 di Sacramento), la squadra di coach Atkinson ha avuto la meglio giocando una pallacanestro solida, puntellata dai 19 punti di Spencer Dinwiddie e da altri tre giocatori in doppia cifra (Carroll 15, Davis 14+15 e Allen 13+11).
Dopo tre sconfitte per aprire la loro trasferta di sette gare, i Nets (38-36) sono riusciti a vincere le ultime due in California rimanendo in scia a Detroit (37-34), avanti solo di mezza partita al sesto posto nella Eastern Conference. Soprattutto, gli uomini di Atkinson ne mantengono due e mezza di vantaggio sul nono posto di Orlando (35-38), avvicinandosi sempre di più all’obiettivo playoff dove, con un D’Angelo Russell ai massimi livelli, potrebbero anche dare qualche partita di grattacapo a Toronto o a Philadelphia, diventando la mina vagante della parte bassa della Conference. Allan Crabbe ha saltato la sua quarta gara di fila a causa di un dolore al ginocchio destro. Prossima partita: martedì notte, al Moda Center di Portland.

I padroni di casa non sono riusciti a evitare la quinta sconfitta consecutiva nonché la decima nelle ultime undici nonostante una gara in cui la guida nel punteggio ha cambiato proprietario per ben 23 volte, ma nessuna negli ultimi cinque minuti e mezzo di partita. Nei loro precedenti 65 anni di storia avevano mancato i playoff solo in cinque occasioni, mentre da oggi la striscia è arrivata a quota sei. Prossima partita: lunedì notte, in casa contro i Sacramento Kings.

Oklahoma City Thunder-Toronto Raptors 116-109

Gli Oklahoma City Thunder avevano disperatamente bisogno di una vittoria di prestigio in grado di risollevare un morale precipitato nelle ultime settimane. Per loro bravura ci sono riusciti su un campo molto difficile come quello dei Toronto Raptors, che solo due giorni fa li avevano sconfitti a domicilio in una partita finita al supplementare dopo una rimonta pazza dei padroni di casa. A guidare la squadra di coach Billy Donovan è stato un Paul George da 28 punti, tornato ad alti livelli dopo l’infortunio alla spalla che lo ha rallentato nelle ultime gare, seguito dai 26 di un Dennis Schröder decisivo nell’ultimo quarto in cui ne ha segnati 12. A loro due un Russell Westbrook in tripla-doppia (18 punti, 12 rimbalzi e 13 assist con 6 su 20 al tiro) e un Jerami Grant da 19, ma sono soprattutto due i fattori che hanno permesso a OKC di vincere: il tiro da tre punti (20 su 43, a due dal massimo stagionale) e la difesa (22 palle perse forzate a fronte delle sole 12 commesse). In questo modo OKC è riuscita a interrompere una striscia di quattro sconfitte consecutive, rimontando 13 punti nel terzo quarto grazie a un parziale di 20-4 e resistendo a un super Kawhi Leonard, autore di 37 punti pur con 8 palle perse. I Raptors, privi di Kyle Lowry ancora fermo per un problema alla caviglia, hanno avuto 25 punti da Pascal Siakam e 19 da Danny Green, ma hanno finito per perdere la prima partita dopo essere stati avanti all’intervallo da 20 gare a questa parte (la striscia più lunga nella storia della franchigia).
Terrance Ferguson è andato questa notte a referto con 11 punti. Le 20 triple segnate vanno solo a due triple di distanza da pareggiare il season-high dei Thunder, realizzato contro i Lakers il 17 gennaio. Prossima partita: martedì notte, al FedExForum di Memphis.
Norman Powell ha raggiunto un career-high di 11 rimbalzi raccolti. Marc Gasol, partito da centro, ha tentato il primo tiro della sua partita (segnandolo), solo a 1:40 dal termine della contesa. Prossima partita: domenica notte, in casa contro gli Charlotte Hornets.

Los Angeles Clippers-Cleveland Cavaliers 110-108

Certo, più complicata del previsto, ma pur sempre di una vittoria si tratta. La tripla decisiva e del possibile successo di Jordan Clarkson infatti non trova il fondo della retina e così i Clippers possono festeggiare l’ennesimo successo di un mese di marzo da incorniciare. “Avremmo dovuto commettere fallo sull’ultima azione, ma non lo abbiamo fatto. Siamo semplicemente stati fortunati che il tiro non abbia trovato il fondo della retina”, sottolinea Doc Rivers, comunque soddisfatto del nono successo nelle dieci partite disputate dalla squadra di L.A. nell’ultimo mese. Merito come al solito di un convincente Danilo Gallinari, sempre più riferimento di una squadra che ha costruito una dimensione perfetta attorno al numero 8 azzurro: per lui sono 27 punti (11 dei quali arrivati nel primo quarto), fondamentali per tenere a galla i Clippers travolti dai 40 punti realizzati dai Cavaliers volati sul +15 dopo 12 minuti (25-40), con 11 su 15 al tiro; praticamente perfetto con i piedi dentro l’arco e con un +10 di plus/minus, secondo soltanto al +12 di Landry Shamet (altro titolare in doppia cifra con i suoi 13 punti). Dalla panchina Lou Williams ne aggiunge 15 con 16 tiri, mentre Montrezl Harrell chiude con 14 punti e 5 rimbalzi. Ai Cavaliers resta il rimpianto per una gara che poteva diventare il quinto successo in fila casalingo per Cleveland: “Avevo visto il pallone dentro, succede che non si riesca a segnare. Fa parte del gioco, ma quello era un tiro che dovevo prendere”, sottolinea Clarkson, che chiude con 20 punti in uscita dalla panchina, a cui si aggiungono i 22 e 8 rimbalzi di Kevin Love e i 20 di Collin Sexton. Il rookie dei Cavs è una delle poche note liete di questa stagione in Ohio: dopo un avvio dire regular season complicato, Sexton ha trovato continuità di rendimento, mettendo in mostra tutte le sue doti. Contro i Clippers, nonostante i 20 punti, ha interrotto una striscia di sette gare in fila oltre quota 23: l’ultimo rookie a riuscirci era stato Tim Duncan nel 1998. Qualcosa da cui a Cleveland sperano di poter ripartire.
I Clippers (43-30) chiudono il mese di marzo con un record di 9-1. Si allontanano rispettivamente di mezza gara e di una gara intera dal settimo (42-30, Utah Jazz) e dall’ottavo seed (42-31, San Antonio Spurs), i quali plausibilmente conducono a una sfida contro Golden State o contro Denver al primo turno dei playoff. Prossima partita: domenica sera, al Madison Square Garden di New York
I Cavaliers, prima di questa sconfitta, erano reduci da quattro vittorie consecutive in casa (anche contro Pistons e Bucks, sebbene privi di Griffin e Antetokounmpo). Matthew Dellavedova ha saltato a causa di una commozione cerebrale la sua ottava gara consecutiva. Prossima partita: domenica sera, al Fiserv Forum di Milwaukee.

Altre dai campi

Vincono con proporzioni molto nette i Milwaukee Bucks sui Miami Heat: il punteggio è di 87-116: la partita dura solo un tempo (51-63) e Giannis Antetokounmpodeposita 27 punti, senza peraltro dover stare troppo in campo (poco più di 28 minuti). Per gli Heat è top scorer Hassan Whiteside con 14 punti.
I Denver Nuggets continuano il duello per la testa della Western Conference con i Golden State Warriors: lo fanno battendo i New York Knicks per 111-93, in un incontro nel quale emerge chiaramente Nikola Jokic, con 21 punti e 17 rimbalzi, tra i sette uomini che i Nuggets spediscono in doppia cifra. Ai Knicks non bastano i 21 di Emmanuel Mudiay.
Una sola partita si conclude all’overtime ed è quella tra Orlando Magic e Memphis Grizzlies in cui viene premiata una furiosa rimonta dei Magic: sotto di 14 a inizio ultimo quarto (95-81), recuperano, trovano la parità con Fournier a 17 secondi dalla fine e poi si appropriano del supplementare per 119-123. Lo stesso Evan Fournier è il secondo miglior marcatore dei suoi con 27 punti, dietro a Terrence Ross (partito dalla panchina) con 31 e davanti a Nikola Vucevic con 25. Per i Grizzlies non sono sufficienti i 29 di Tyler Dorsey e i 23 con 24 rimbalzi di un poderoso Jonas Valanciunas.

Tutti i risultati di sabato 23 marzo

San Antonio Spurs-Houston Rockets 105-111
Brooklyn Nets-Los Angeles Lakers 111-106
Oklahoma City Thunder-Toronto Raptors 116-109
Los Angeles Clippers-Cleveland Cavaliers 110-108
Miami Heat-Milwaukee Bucks 87-116
Denver Nuggets-New York Knicks 111-93
Memphis Grizzlies-Orlando Magic 119-123 OT

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