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NBA 2018/2019: Golden state umilia Oklahoma, Blazers perdono partita e McCollum

Stephen Curry, Golden State Warriors - Foto Cyrus Saatsaz CC BY 4.0

La notte italiana tra sabato 16 e domenica 17 marzo ha visto in scena lo svolgersi di otto partite della regular season NBA 2018/2019. Gli Spurs giungono alla decima vittoria di fila all’AT&T Center, dove battono i Blazers che, oltre alla partita, temono in questo momento di aver perso anche CJ McCollum. Si decide di nuovo all’ultimo secondo una partita tra due squadre reduci da vittorie all’ultimo secondo: stavolta l’ago della bilancia pende verso i Nuggets che, nonostante l’espulsione di Jokic, vincono nel finale grazie a Paul Millsap. Kevin Durant non ha intenzione di scendere in campo sul suo vecchio parquet di Oklahoma (anche a causa dell’infortunio alla caviglia). Poco male: i Warriors banchettano con 33 punti di Stephen Curry, anche grazie a una disastrosa prestazione di Westbrook. Una gaffe clamorosa di coach Gentry (New Orleans), infine, regala la vittoria all’overtime a Booker e compagni.

Portland Trail Blazers-San Antonio Spurs 103-108

Gli Spurs sembravano finiti, reduci da un “Rodeo trip” costellato quasi esclusivamente di sconfitte: invece per l’ennesima volta la squadra di Gregg Popovich si è tirata fuori da una situazione complicata, mettendo in fila otto vittorie da quando i nero-argento sono tornati a giocare anche all’AT&T Center (dove i successi consecutivi ora sono dieci), in attesa dell’arrivo degli Warriors. Per gli Spurs è la vittoria numero 41 in stagione, che permette ai texani di chiudere con un record positivo anche questa regular season: negli ultimi 22 anni San Antonio ha avuto un numero di sconfitte superiore a quello dei successi per 65 giorni complessivi; per rendere l’idea, gli Houston Rockets secondi sono stati “al di sotto” per 1007 giorni (senza considerare tutte le altre). Cifre da record quindi raccolte grazie ai 21 punti e 8 rimbalzi di DeMar DeRozan, a cui si aggiungono ben sei giocatori in doppia cifra. Marco Belinelli chiude con 11 punti, 4 su 7 dal campo e 4 rimbalzi nei 27 minuti di utilizzo contro una Portland che resta indietro negli ultimi quattro minuti di partita. Il miglior realizzatore del match è Damian Lillard, autore di 34 punti con 29 tiri, a cui si aggiungono i 24 punti e 16 rimbalzi di un maestoso Jusuf Nurkic sotto canestro. Uno sforzo a due, soprattutto nel secondo tempo quando CJ McCollum è costretto ad alzare bandiera bianca causa infortunio. Terry Stotts e tutto lo staff dei Blazers infatti torna a casa molto più preoccupato per quello che non per il risultato.
L’azione che potrebbe costare cara ai Blazers arriva a metà terzo quarto: 54-56 Spurs, palla Portland che con McCollum va a caccia di un canestro che può valere il pareggio. Il numero 3 della squadra dell’Oregon si butta dentro in penetrazione, stoppato con perdite da Jakob Poeltl e franato a terra alla base del tabellone. La gamba sinistra appoggiata male, anche se dalle immagini la dinamica resta ancora in parte da chiarire, e il dolore immediato che fa stringere i denti a McCollum. La sua partita è finita lì: “Non ho tante informazioni dettagliate su quale sia il mio stato di salute”, racconta il numero 3 a margine della sfida, “So solo che fa un sacco male. Non ho sentito nulla fare “pop”, è stata soltanto una fitta tremenda non appena ho rimesso a piede a terra. Una sensazione sgradevole; un giocatore non vorrebbe mai abbandonare il parquet in quelle condizioni, ma purtroppo succede. Sono andato a canestro a caccia di un paio di punti, ma Poeltl (che ha giocato in passato ai Blazers e conosce McCollum) ha fatto una super stoppata. Sono atterrato sulle mie gambe, ma il ginocchio non ha retto e ha compiuto una rotazione innaturale. Ero totalmente assalito dal dolore, fa un male incredibile. Non vuoi mai subire un infortunio del genere, soprattutto in questo momento della stagione. Non c’è nulla purtroppo che si può fare al momento, se non tanta riabilitazione e sperare che sia il meno grave possibile. Posso camminare, ma non sono sicuro di quanto possa estendere in realtà la gamba a ogni passo. Dalle immagini al replay si vede il mio piede che resta bloccato e la gamba che se ne va da un’altra parte. Non voglio pensarci: vedremo quello che diranno i medici a Portland. Non posso aggiungere altro al momento, soltanto che non so quanto è grave, se il problema è al collaterale o a qualcosa di diverso. Non so nulla, tranne che le sensazioni che provo non sono normali”. Al ritorno a Portland infatti sono già previsti tutti gli esami e i controlli del caso per provare a valutare in maniera definitiva l’entità del problema: la speranza degli appassionati è quella di rivederlo presto sul parquet.
Da segnalare i 13 punti a testa per Derrick White e Rudy Gay, ai quali si aggiungono i 12 a testa di Patty Mills e LaMarcus Aldridge. Quest’ultimo sale alla posizione numero 70 nella all-time scoring list, superando Dave Bing (18.328). Bryn Forbes diventa l’unico giocatore degli Spurs, insieme a Gary Neal e Davis Bertans, ha segnare 250 triple nelle prime tre stagioni. Prossima partita: martedì notte, in casa contro i Golden State Warriors.
Termina la streak di tre vittorie consecutive per Portland: tuttavia rimangono saldi al quarto seed ad Ovest (42-27), dato che i Thunder (42-28) non sono riusciti ad approfittare della loro sconfitta. Enes Kanter termina senza punti in una partita dove ha giocato 14 minuti. Prossima partita: martedì notte, in casa contro Indiana.

Golden State Warriors-Oklahoma City Thunder 110-88

Perdere in casa contro Phoenix non dev’essere piaciuto troppo in casa Warriors, che hanno reagito alla sconfitta contro una delle peggiori squadre NBA con due convincenti vittorie in trasferta, a Houston la prima (di soli 2 punti), a Oklahoma City la seconda (con un perentorio +22), in entrambe le occasioni senza Kevin Durant, alle prese con una caviglia dolorante. Senza l’ex più “odiato” dal pubblico dei Thunder ci ha pensato Steph Curry a rubare il palcoscenico segnando 33 punti e diventando il quinto Warrior di sempre a segnare 16.000 punti con l’organizzazione, alle spalle soltanto di Wilt Chamberlain, Rick Barry, Paul Arizin e Chris Mullin. Ben 19 dei suoi 33 punti arrivano nel primo tempo, quando Golden State annienta i Thunder (64-46 il punteggio all’intervallo), ma Curry ne aggiunge poi altri 11 nel terzo quarto per mantenere sempre a distanza di sicurezza gli avversari, traditi da una delle peggiori prestazioni stagionali del loro leader, Russell Westbrook. Il numero 0 di OKC chiude con solo 7 punti e un orrendo 2 su 16 al tiro, con zero canestri da tre su 7 tentativi, e se è vero che contribuisce con 8 rimbalzi e 9 assist la sua gara vede anche 4 palle perse, cinque falli e il sedicesimo tecnico stagionale, che (se non rescisso) gli farà saltare anche la prossima partita. Per Golden State, che con la vittoria in Oklahoma raggiunge matematicamente i playoff per la settima stagione in fila (record di franchigia), ci sono anche 23 punti con 8 rimbalzi di Klay Thompson e 12 con 8 rimbalzi e 6 assist per DeMarcus Cousins, costretto però a uscire dalla gara per una leggera distorsione alla caviglia. La gara degli Warriors è in discesa fin dal primo quarto, chiuso con 40 punti a tabellone ottenuti tirando il 61% dal campo e 7 su 11 da tre punti: a cercare di resistere in casa Thunder solo Paul George, autore di 29 punti e 13 rimbalzi, ma le orrende percentuali al tiro condannano i padroni di casa, sotto il 32% dal campo (peggior dato della stagione) e con un pessimo 13 su 23 anche dalla lunetta.
Solita partita da all-around player per Draymond Green, che termina con 9 punti (tre triple), 8 rimbalzi, 6 assist. Andre Iguodala è partito al posto di Durant, segnando due punti in 23 minuti. Prossima partita: martedì notte, all’AT&T Center di San Antonio.
Tra le file dei Thunder da segnalare i 15 punti dalla panchina di Dennis Schröder, secondo miglior scorer questa sera tra i suoi. Prossima partita: martedì notte, in casa contro i Miami Heat.

Indiana Pacers-Denver Nuggets 100-102

I Denver Nuggets si complicano la vita più di una volta prima di trovare il modo di regolare gli Indiana Pacers. La squadra di coach Mike Malone va sotto anche di 18 punti nel secondo quarto (49-31 a 6:51 dall’intervallo) prima di piazzare un parziale di 3-15 per chiudere il primo tempo e andare negli spogliatoi solo a -3, sul 60-57. Poi, nei momenti caldi della gara, quando la gara sembrava in controllo, con un vantaggio di 7 punti e meno di tre minuti da giocare, è Nikola Jokic a riaprire (involontariamente) la gara facendosi espellere per proteste dopo un fallo su Myles Turner (onesto il serbo negli spogliatoi: “Se mi sono meritato l’espulsione? Sì”). L’11-4 di Indiana che segue l’espulsione di Jokic impatta la partita sul 100-100 ma a deciderla una volta per tutte è il canestro in penetrazione a 7 secondi dalla fine di Paul Millsap. L’ultima chance dei Pacers è nelle mani di Bojan Bogdanovic ma il tiro del croato, che ignora Wesley Matthews forse più libero, va lungo sul secondo ferro e sancisce la sconfitta di Indiana, la prima dopo due vittorie ma la sesta nelle ultime dieci. Sia i Nuggets che i Pacers erano reduci da due vittorie entrambe ottenute allo scadere, con i canestri decisivi di Jokic e di Matthews, ma il finale questa volta ha sorriso solo alla squadra del Colorado, che nelle 15 gare decise da tre punti o meno sfoggia un ottimo bilancio di 12 vittorie a fronte di sole 3 sconfitte. Il successo contro i Pacers è frutto di una prestazione, espulsione a parte, ancora decisiva di Nikola Jokic, autore di 26 punti, 7 rimbalzi e 5 assist, con Jamal Murray e Will Barton entrambi a quota 17 e altri tre giocatori in doppia cifra, tra cui la doppia doppia dell’eroe di serata Paul Millsap che ha 9 dei suoi 15 punti nel quarto quarto e ci aggiunge anche 13 rimbalzi. A Denver manca soltanto una vittoria ora per raggiungere quella qualificazione playoff sempre sfuggita nelle ultime due stagioni all’ultima partita di stagione regolare. Indiana paga lo 0 su 11 da tre punti del secondo tempo, quando le mani dei suoi tiratori si raffreddano in maniera preoccupante: tra i 15 punti di Myles Turner e i 18 di Thaddeus Young, ci sono altri tre giocatori in doppia cifra per coach McMillan, con i 16 a testa di Bojan Bogdanovic e Domantas Sabonis e i 17 di Darren Collison.
Manca soltanto una vittoria ai Nuggets per decretare il loro ritorno ai playoff: nelle ultime due stagioni li avevano mancati per una sola posizione (da ricordare la sanguinosa sconfitta in casa dei T’Wolves nell’ultima decisiva partita dell’anno scorso, grazie alla quale Minnesota è entrata con l’ottavo seed e Denver è rimasta a bocca asciutta). Prossima partita: martedì notte, al TD Garden di Boston.
Ennesima sconfitta per i Pacers nel Colorado, dove non vincono ormai dal lontano 27 novembre 2007. Torna dopo tre gare Tyreke Evans, assente a causa di un’infezione alle vie respiratorie: per lui cinque punti e cinque rimbalzi a referto in 15 minuti di gioco. Prossima partita: martedì notte, al Moda Center di Portland.

Phoenix Suns-New Orleans Pelicans 138-136 OT

Una partita divertente, un testa a testa tra due squadre che hanno ben poco da perdere e un finale compromesso da una scelta sbagliata difficile da accettare a livello NBA. Phoenix vince dopo un tempo supplementare grazie ai 40 punti e 13 assist di Devin Booker, a cui si aggiungono i 32 e 6 rimbalzi di Kelly Oubre Jr e i 19 di Josh Jackson in uscita dalla panchina. Ed è proprio la quarta scelta assoluta del Draft 2017 a prendersi il tiro più importante del match, mandando a segno la tripla che regala il pareggio a quota 136 ai Suns con poco più di un secondo da giocare. Sembra il preludio a un secondo tempo supplementare, se non fosse che Alvin Gentry senza pensarci troppo decida di chiamare timeout, convinto di poter mettere in piedi qualcosa di convincente nell’ultimo secondo di partita per vincerla. Il problema è che i Pelicans non ne avevano più a disposizione; una violazione del regolamento che porta a una sanzione chiara: tiro libero in favore degli avversari (oltre al possesso di palla perso), che con Booker segnano il punto che vale poi il successo. “La bellezza dello sport sta tutta qui: non sai mai cosa possa accadere”, sottolinea il numero 1 dei Suns, “Siamo entrati in spogliatoio dopo la gara che ancora non ci rendevamo conto di cosa fosse accaduto. L’unica cosa certa era la vittoria, e questo basta”. Un episodio che ha subito riportato alla mente di molti quanto successo a Chris Webber nel lontano 1993: finale del torneo NCAA, Michigan sotto di due punti contro North Carolina e nei secondi finali il giocatore poi scelto dagli Orlando Magic (e subito girato agli Warriors) chiama timeout senza sapere che erano finiti quelli a disposizione della sua squadra. Palla, partita e soprattutto titolo collegiale perso. Questa volta invece l’errore di Gentry è costato “soltanto” una sconfitta in regular season: “Ero convinto di avere la possibilità di gestire quel possesso, di poter disegnare qualcosa per vincerla. Mi sono totalmente dimenticato: è tutta colpa mia”. Nel bilancio complessivo della stagione di New Orleans, un highlights che racconta molto bene una regular season da archiviare il prima possibile.
Quinta vittoria nelle ultime 8 gare giocate per i Suns. Kelly Oubre Jr ha segnato 22 o più punti in tre delle ultime quattro partite giocate. DeAndre Ayton è uscito a causa di un doppio tecnico dopo essersi lamentato dalla panchina per un fallo non fischiato in precedenza ai suoi danni. Prossima partita: martedì notte, in casa contro i Chicago Bulls.
Sesta sconfitta consecutiva per i Pelicans. Quarta tripla-doppia di fila per Elfrid Payton, che termina con 16 punti, 13 rimbalzi e 16 assist: si unisce a giocatori del calibro di Magic Johnson, Micheal Jordan, James Harden e Russell Westbrook. Doppia-doppia da 21 punti e 11 rimbalzi per Julius Randle, che tuttavia sbaglia un libero pivotale a 12 secondi dalla fine dell’overtime. Prossima partita: martedì notte, all’American Airlines Center di Dallas.

Altre dai campi

Successo importante in ottica playoff per gli Utah Jazz, vittoriosi sul campo dei Brooklyn Nets per 98-114, al termine di una sfida condotta sempre dalla formazione di casa. Donovan Mitchell (24 punti) e Rudy Gobert (23 punti e 17 rimbalzi) si prendono la scena, aggiudicandosi il duello con Spencer Dinwiddie (22 punti) e D’Angelo Russell (20 punti).
Vittoria dei Washington Wizards sui Memphis Grizzlies per 128-135 grazie ad un incontenibile Bradley Beal (40 punti), ben supportato da Jabari Parker (20 punti e 11 rimbalzi) e Bobby Portis (18 punti), replicando con successo alla doppia-doppia di Mike Conley (28 punti e 12 assist). Ritornano alla vittoria i Mavericks, che superano i Cleveland Cavaliers con il punteggio di 116-121 nonostante l’assenza di Luka Doncic. Tim Hardaway (22 punti) e Maximilian Kleber (18 punti e 12 rimbalzi) fanno la differenza a favore dei padroni di casa, mentre agli uomini di Larry Drew non basta Collin Sexton (28 punti).
Per finire Boston domina, si addormenta, si complica la vita e vince nel finale 120-129 una partita da conquistare a ogni costo: Irving sfiora la tripla-doppia da 30 punti, mentre Smart è decisivo su entrambi i lati del campo. Agli Hawks non bastano invece i 46 punti del duo Young-Collins (26+20).

Tutti i risultati della notte tra sabato 16 e domenica 17

Portland Trail Blazers-San Antonio Spurs 103-108
Golden State Warriors-Oklahoma City Thunder 110-88
Indiana Pacers-Denver Nuggets 100-102
Phoenix Suns-New Orleans Pelicans 138-136 OT
Brooklyn Nets-Utah Jazz 98-114
Memphis Grizzlies-Washington Wizards 128-135
Cleveland Cavaliers-Dallas Mavericks 116-121
Atlanta Hawks-Boston Celtics 120-129

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