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NBA 2018/2019: Embiid domina contro i Celtics, non bastano 57 punti di Harden a Houston

Joel Embiid - Foto profilo ufficiale Facebook

La notte italiana di giovedì 21 marzo ha visto in scena lo svolgersi di nove partite della regular season NBA 2018/2019. I Sixers rompono la maledizione contro la loro bestia nera per eccellenza: i Celtics soccombono al Wells Fargo Center sotto i colpi di un dominante Joel Embiid. I Raptors vanno all’overtime contro i Thunder dopo aver dilapidato un ottimo vantaggio: nell’OT tuttavia manca Paul George (uscito per falli) e salgono in cattedra Siakam e VanVleet. Non bastano 57 punti di James Harden per evitare la sconfitta contro i Grizzlies all’overtime, dove gli uomini di Bickerstaff vincono grazie a Jonas Valanciunas. Sconfitti a sorpresa i Bucks (con importanti assenze) in casa di Cleveland e gli Spurs in casa contro gli Heat dopo aver vinto undici partite consecutive all’AT&T Center.

LE CLASSIFICHE AGGIORNATE

Boston Celtics-Philadelphia 76ers 115-118

Il dominio negli ultimi cinque anni dei Celtics contro i Sixers è stato frustrante per Philadelphia, un ostacolo spesso insormontabile per la squadra della Pennsylvania, battuta in 17 degli ultimi 20 incroci, serie playoff inclusa. Un disastro, ma nel momento di massima necessità, (quello in cui in ballo c’era il terzo posto a Est e un piazzamento fondamentale tra tre settimane in vista della post-season), è venuto fuori il vero leader dei padroni di casa. Joel Embiid, tenuto a riposo 24 ore prima contro Charlotte, spazza via Boston in una partita da 37 punti e 22 rimbalzi complessivi, conclusa con una decisiva stoppata su Kyrie Irving a 30 secondi dal termine che chiude i conti in favore dei padroni di casa. “È stato dominante, ha dimostrato a tutti quanto contasse per lui questa gara. Rispetto la sua tenacia”, commenta coach Brown, mentre Irving , autore di 36 punti e 9 rimbalzi, non può che prenderne atto: “Ho pensato di averlo battuto dal palleggio, ma mi ha stoppato in modo perfetto e pulito. Grande giocata”. I Sixers evitano così il cappotto stagionale, vincenti in un finale combattuto in cui a lasciare il segno è soprattutto Jimmy Butler: l’ex Minnesota segna 15 dei 22 punti complessivi nel quarto periodo, compreso il jumper dall’angolo a meno di cinque secondi dalla sirena. Un bersaglio accompagnato con tutto il corpo, restando poi lì fermo a guardare il pallone che trova il fondo della retina, con tutto il Wells Fargo Center che esplode di gioia attorno a lui.
Una gara come al solito sempre più tesa del solito quando sul parquet si incrociano queste due squadre, in cui ci vuole davvero poco per perdere le staffe. Lo dimostra Marcus Smart ad esempio, che a inizio ripresa perde completamente il controllo dopo un blocco di Embiid su di lui, saltando alle spalle del lungo numero 21 dei Sixers e spintonandolo a due mani da dietro. L’avversario finisce sdraiato sul parquet e quando prova a rialzarsi per farsi giustizia da solo, sono in tanti a doverlo fermare prima che la situazione degeneri. La vendetta Embiid se la prende sul parquet, piazzando un 0-8 di parziale dopo quel colpo subito tutto firmato da lui, mentre Smart è già negli spogliatoi a rimuginare sull’accaduto. I punti del camerunense sono quelli che riportano in singola cifra lo svantaggio dei Sixers e che col senno di poi cambiano l’inerzia di una gara dominata da Boston per buona parte del primo tempo, toccando anche le 15 lunghezze di vantaggio (60:45 a 4:33 dall’intervallo). Un gigante contro cui i Celtics non hanno potuto opporre Aron Baynes, il giocatore fisicamente più attrezzato e fuori a causa di un problema alla caviglia sinistra; indisponibile assieme a Gordon Hayward (per lui protocollo NBA da seguire dopo il colpo alla testa contro Atlanta). Alla sirena finale sono 22 i punti di Al Horford in casa Celtics, accompagnati dai 20 in uscita dalla panchina di Terry Rozier. Il numero 12 di Boston era stato uno dei protagonisti che aveva infiammato la vigilia del match, rispondendo alle domande dei tifosi prima attaccandone uno dei Sixers (“Non ci battete da quando con voi giocava Allen Iverson”) e poi definendo “Lame” in una sola parola Embiid: zoppo, zoppicante, facendo chiaro riferimento alle precarie condizioni fisiche dell’avversario. La risposta del numero 21 è arrivata pochi minuti dopo il successo, postando sui social la solita foto con una particolare geo-localizzazione: “Una grande vittoria”, condiviso da Lametown. Ogni riferimento a Rozier non è puramente casuale.
Sesta vittoria in fila per Philadelphia (47-25), a questo punto sempre più terza forza a Est. Indiana quarta è indietro di tre partite (44-28), quattro invece quelle di margine su Boston (43-29): la stessa distanza che c’è tra Philadelphia e il secondo posto di Toronto, per intenderci; dopo questa vittoria sembra essere giunto il momento per i Sixers di iniziare a guardare in avanti. Prossima partita: domenica notte, alla Philips Arena di Atlanta.

Boston peggiora il suo record in trasferta, toccando momentaneamente addirittura un record negativo di 17-18. Marcus Smart è uscito dalla partita dopo aver segnato tre punti. Prossima partita: sabato notte, allo Spectrum Center di Charlotte.

Toronto Raptors-Oklahoma City Thunder 123-114 OT

I Toronto Raptors in questo finale di stagione sembrano adeguarsi al livello del proprio avversario, almeno in trasferta. Dopo aver perso le ultime due partite negli Stati Uniti contro Detroit e Cleveland, i canadesi sono andati a vincere su un campo difficile come quello degli Oklahoma City Thunder. Ci sono però altri motivi per sorridere riguardo a questo successo: il primo è che è arrivato senza poter contare su Kyle Lowry, fermo per un problema alla caviglia che non desta preoccupazioni; il secondo è che Kawhi Leonard non è né il primo né il secondo miglior realizzatore di serata per i Raptors. I suoi 22 punti infatti seguono i 33 con 13 rimbalzi di Pascal Siakam e i 23 con 6 assist di Fred VanVleet, determinanti per costruire un vantaggio che ha toccato le 19 lunghezze (83-64 a 4:41 dal termine del terzo quarto). Il problema, semmai, è che i padroni di casa hanno rimontato punto dopo punto arrivando a pareggiare a 4.8 secondi dalla fine con un sottomano di Russell Westbrook, che ha forzato il supplementare con 42 punti, 11 rimbalzi e 6 assist. I Thunder non sono tuttavia riusciti a chiudere l’opera nell’overtime, disputato senza poter contare su Paul George (uscito per falli a 20 secondi dalla fine con 19 punti a referto), sbagliando i primi sette tiri e lasciando strada libera agli ospiti per vincere la ventunesima partita contro un avversario della Western Conference, nuovo record di franchigia. OKC paga le pessime percentuali dal campo (41.7%, 30% da tre) e soprattutto i 14 tiri liberi sbagliati (15 su 29), perdendo la quarta partita consecutiva nonché la decima nelle ultime 14. Non il modo migliore per festeggiare il primo ritiro della maglia nella storia della franchigia, onore toccato a Nick Collison.
Termina una serie negativa per Toronto, reduce da quattro sconfitte consecutive contro gli Oklahoma City Thunder. Danny Green è andato a referto con 17 punti. Sedicesima doppia-doppia di stagione per Pascal Siakam. Prossima partita: sabato notte, in casa contro gli Oklahoma City Thunder.
Prima della partita i Thunder erano saldamente al sesto seed ad Ovest: dopo la sconfitta si trovano all’ottavo seed (42-30), superati da Jazz (42-29), Spurs (42-30) e Clippers (42-30). Quarta sconfitta consecutiva per loro, la decima in 14 partite se si estende il dato. Prossima partita: sabato notte, alla Scotiabank Arena di Toronto.

Houston Rockets-Memphis Grizzlies 125-126 OT

A proposito di rimonte fallite al supplementare, quella degli Houston Rockets ha qualcosa di clamoroso. Per la seconda partita consecutiva James Harden ha scollinato quota 50 finendo con 57, di cui 15 sono arrivati in un furioso parziale di 17-2 nell’ultimo quarto che ha permesso ai texani di pareggiare la sfida con suoi tre liberi consecutivi a 4 secondi dalla fine. I punti del Barba tra ultimo quarto e supplementare sono stati 28, ma non sono bastati per superare i 35 realizzati da Mike Conley e il nuovo massimo in carriera da 33 di Jonas Valanciunas, che ha realizzato il tiro libero decisivo nell’overtime a un decimo dalla fine (segnando il primo e sbagliando il secondo per far azzerare il cronometro). Harden, che ha raccolto 7 rimbalzi e distribuito 8 assist, aveva già segnato 57 punti ai Grizzlies lo scorso 14 gennaio, diventando il primo giocatore dai tempi di Kobe Bryant e Michael Jordan a segnare 50 o più punti in multiple occasioni contro un avversario nella stessa stagione. Nonostante i 18 punti di Chris Paul e i 14+10 di Clint Capela, però, non è riuscito a evitare la seconda sconfitta nelle ultime 14 gare.
Assenti tra le fila dei Rockets Eric Gordon (riposo) e Kenneth Faried (dolore al ginocchio sinistro). I Rockets hanno realizzato 21 triple, il secondo massimo storico di un’avversaria contro i Grizzlies (dopo le 23 triple dei Pistons l’8 aprile 2018). Prossima partita: sabato notte, in casa contro i San Antonio Spurs.
Mike Conley ha messo a referto almeno 20 punti in sei partite di fila, pareggiando il suo massimo in carriera in questa statistica. I Grizzlies non hanno inferto stoppate per la prima volta in questa regular season. Prossima partita: sabato notte, all’Amway Center di Orlando.

Milwaukee Bucks-Cleveland Cavs 102-107

Anche le stagioni magiche prima o poi incontrano un momento di “down”. Ai Milwaukee Bucks forse sta arrivando nel momento sbagliato, perché mancano una ventina di giorni ai playoff e gli infortuni cominciano ad accumularsi in maniera preoccupante. Privi di sette giocatori di rotazione tra cui la stella Giannis Antetokounmpo e due titolari come Malcolm Brogdon e Nikola Mirotic (fuori probabilmente per il resto della regular season), ai Bucks è mancata la potenza di fuoco per poter rimontare anche una squadra dei bassifondi della lega come i Cleveland Cavaliers, guidati ancora una volta da un ottimo Collin Sexton. La guardia ha segnato 25 punti, primo rookie da Tim Duncan nel 1998 a realizzare almeno 23 punti in sette partite consecutive, mettendo la firma sulle giocate decisive per respingere il tentativo di rimonta degli ospiti orchestrato da Khris Middleton (26 punti), Eric Bledsoe (24) e Brook Lopez (19). “Quando non riesci a vincere è sempre una brutta sensazione” ha detto coach Budenholzer, che ha visto i suoi perdere un pallone sanguinoso a meno di 10 secondi dalla fine sotto di tre. “Ma i ragazzi hanno mostrato uno spirito competitivo che mi prendo in ogni circostanza”. I Cavs hanno ritrovato Tristan Thompson dopo 26 partite di assenza, ma nel corso del terzo quarto hanno perso Kevin Love per una botta alla testa che lo ha mandato negli spogliatoi.
Da segnalare la prestazione di Larry Nance Jr, che termina con 7 punti, 5 rimbalzi, due rubate e due stoppate. Matthew Dellavedova ha saltato la sua settima partita consecutiva a causa del protocollo NBA che lo ferma a causa di una commozione. Prossima partita: sabato notte, in casa contro i Los Angeles Clippers.
Per i Bucks da segnalare inoltre le assenze di Sterling Brown (polso), Donte DiVincenzo (tallone), George Hill (inguine) e Pau Gasol (caviglia). L’assente Antetokounmpo aveva messo a referto 44 punti e 14 rimbalzi nell’ultima partita tra le due squadre, il 14 dicembre scorso. Prossima partita: sabato notte, in casa contro i Miami Heat.

Altre dai campi:

Nello scontro tra Washington Wizards e Chicago Bulls e sono i primi a vincere 120-126 e a fermare l’avvicinamento dei secondi all’ottavo posto a Est. Washington trova la parità con un ottimo schema che porta Beal a segnare il pari dalla media a due minuti dalla fine dell’ultimo periodo, ma nel prolungamento Dunn piazza due mortifere triple di fila. Il vero mattatore è però Lauri Markkanen con 32 punti e 13 rimbalzi, mentre dall’altra parte risulta top scorer Jabari Parker, a quota 28.
Nonostante una bella prova di Marco Belinelli (17 punti in 22 minuti, miglior realizzatore dei suoi assieme a Patty Mills e LaMarcus Aldridge), i San Antonio Spurs cadono in casa per 110-105 contro i Miami Heat, trascinati dalla panchina e dai 22 di Goran Dragic.
Se gli Heat continuano a tenersi stretti l’ottavo posto a Est, gli Orlando Magic continuano a rincorrerli travolgendo i New Orleans Pelicans per 96-119 grazie a 22 punti di Evan Fournier, 20 di Aaron Gordon e la doppia-doppia da 15 e 17 rimbalzi di Nikola Vucevic. I Pelicans trovano 18 punti da Stanley Johnson.
Una bella serata di Luka Doncic (24 punti) non basta ai Dallas Mavericks per passare sul campo dei Portland Trail Blazers, vittoriosi per 118-126 con 33 punti e 12 assist di Damian Lillard, particolarmente in vena in quest’occasione.
Nettissimo il successo degli Utah Jazz al Madison Square Garden, dove i New York Knicks soccombono per 137-116 dopo aver mollato la presa già nella prima metà di gara. Si distingue Donovan Mitchell con 30 punti, mentre sul fronte casalingo Kevin Knox cerca di salvare la baracca con 27 punti, al pari di Mario Hezonja con 23.

Tutti i risultati di giovedì 21 marzo

Boston Celtics-Philadelphia 76ers 115-118
Toronto Raptors-Oklahoma City Thunder 123-114 OT
Houston Rockets-Memphis Grizzlies 125-126 OT
Milwaukee Bucks-Cleveland Cavs 102-107
Washington Wizards-Chicago Bulls 120-126 OT
Miami Heat- San Antonio Spurs 110-105
New Orleans Pelicans-Orlando Magic 96-119
Dallas Mavericks-Portland Trail Blazers 118-126
Utah Jazz-New York Knicks 137-116

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